Malika Ayane: «A X Factor non mi sono trovata bene, non ero pronta. Sanremo da conduttrice? Sarei bravissima»

La cantante alle prese con il suo primo libro "Ansia da felicità", una raccolta di racconti in uscita il 9 maggio

Malika Ayane: «A X Factor non mi sono trovata bene, non ero pronta. Sanremo da conduttrice? Sarei bravissima»
di Grazia Sambruna
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Domenica 7 Maggio 2023, 08:08

Una giovane donna si sveglia dopo una notte di bagordi, è a Londra. Ciondola verso il bagno e, sul water «che occupa l'80 per cento del locale», realizza che «lui» non le manca più. Questo il primo assaggio che Malika Ayane ha mandato alla Rizzoli per il suo esordio letterario. Così è nata Ansia da felicità, una raccolta di racconti, in uscita il 9 maggio (presentazione a Roma lunedì 15 maggio, alle 18, presso La Feltrinelli di via Appia Nuova 427) che fotografa l'attimo in cui un'improvvisa e inaspettata epifania di gioia assale Nina, Miranda, Madeleine e gli altri protagonisti del libro. Tra cui, anche un Raptor. Incontriamo l'autrice in un affollatissimo chiosco sui Navigli, orario aperitivo. «Quello è Fernando l'ho portato qui quando ho fatto il trasloco», ci dice al momento delle presentazioni indicando la silhouette di un fenicottero rosa a lato del bar. Sei dischi, cinque Sanremo e il musical Cats portato in scena al Sistina di Roma lo scorso dicembre, Malika oggi è anche scrittrice. In realtà, lo è sempre stata.

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Cos'è l'ansia da felicità?
«Passiamo tutta la vita ad affannarci per essere felici, spesso perdendoci i momenti in cui lo siamo davvero. Ho voluto appuntarne qualcuno. Anche per ricordare che può sempre succedere».


Più facile scrivere un racconto o una canzone?
«Le canzoni, come i racconti, per me prima di tutto sono storie. E io amo le storie. Giro da sempre con un taccuino e origlio le conversazioni degli altri. Adesso, per esempio, sono qui ma sto ascoltando cosa si stanno dicendo questi due al tavolo di fianco.

Ogni tanto, oltre a prendere appunti, mi impiccio, intervengo. Capita che mi mandino a quel paese. Ma, alla fine, è tutto materiale (ride, ndr)».

 


Il libro lo ha scritto al bar?
«Ansia da felicità è nato ovunque: al bar, in cucina, nelle hall degli hotel, in aeroporto. Comunque, esiste grazie a Owen Wilson».


Owen Wilson?
«Sì, è uno dei miei due gatti. Mi è stato in braccio mentre scrivevo, unico rimedio contro l'ansia che mi si mangiava a ogni scadenza. Ho consegnato quasi all'ultimo. Sotto lo sguardo giudicante dell'altro micio, Marmitta, che, fissandomi, mi spronava a fare di meglio».


Molte storie sono ambientate all'epoca degli squilli e dei Blockbuster. Aneddoti personali?
«Non è un'autobiografia. C'è già abbastanza gente in giro che parla solo di sé ogni secondo. Mi piace immaginare che Ansia da felicità possa essere un buon amico, uno di quelli che ti racconta storie divertenti e sincere sorseggiando Margarita. E che, in più, puoi mettere in pausa quando vuoi».


Perché il suo profilo TikTok è vuoto?
«Non sono il tipo di persona che si sveglia al mattino con l'idea di fare balletti. E spero di continuare così».


Cosa la sveglia al mattino?
«Oggi l'idea di studiare pianoforte barocco».


Potrebbe funzionare sui social.
«Non mi importa. Ora che la teen ager (la figlia Mia, ndr) ha quasi 18 anni, voglio imparare di più, perfezionarmi. Coi social continuerò ad avere un pessimo rapporto. Amen».


Come va con "la teen ager"? Ha letto il libro?
«Dice di sì. Al momento, non so di più. Ho voluto crescerla indipendente e sono felice che sia venuta su così. Ora sta studiando a Berlino, è in quarta Liceo Linguistico. Rispondo subito al telefono quando chiama. Ma se non si fa sentire, non vado in ansia: nessuna nuova, buona nuova».


Canta bene?
«Ha una bellissima voce, ma si è sempre assicurata di cantare ad almeno 12 km da me (ride, ndr)».


Lei com'era alla sua età?
«Lasciamo perdere. Ricordo, però, che mi piaceva tantissimo cantare Bach nei bagni della scuola. Acustica perfetta».


Come si è trovata in tv?
«Bene quando ho fatto cose divertenti, come lo show con Pintus su Prime Video».


E meno bene quando?
«A X Factor. Anche se lo rifarei. Ai tempi, non ero pronta».


A cosa?
«Un professore del Conservatorio ci diceva: "Ora che siete qui, non potete dire che state suonando uno strumento, potete dire, al massimo, che lo state portando in giro". Sono uscita da quegli anni di studio con un diploma. Ma anche con molta disciplina e altrettanta umiltà. Oggi, soprattutto nei talent, vedo che c'è questa tendenza a considerare chiunque arrivi lì un artista. Non è così, non ancora almeno».


Si sentiva fuori luogo?
«Mi ci sarei sentita a distruggere i sogni di chi avevo davanti. Potevo essere più dura di una prof di Greco, ma non ce l'ho fatta. Sapevo che essere cattiva in tv funziona. Solo, non sono un mostro».


Mai un giudizio negativo?
«Una volta ho sbroccato. Erano le due del mattino ed è arrivato questo ragazzo col pianoforte, nemmeno così male. Purtroppo, ha pagato lui per tutti. La clip di quella strigliata venne usata nei promo dello show, ancora oggi mi sento in colpa».


Annalisa ha detto che tornerebbe a Sanremo anche da co-conduttrice. Lei?
«Se me lo chiedessero, accetterei subito. Credo anche che me la caverei molto bene».


C'è nuova musica in arrivo?
«Il prossimo disco è quasi pronto. Non vedo l'ora di farvelo ascoltare».

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