Luca Manfredi ricorda suo padre, Nino Manfredi, a quasi 20 anni dalla sua morte. «Un padre assente, sempre occupato sui set. Quando era a casa, si chiudeva nel suo studio con gli sceneggiatori. Il merito di portare avanti la famiglia è di mia madre Erminia, che ha sopportato e perdonato le sue varie "scappatelle": ne ha fatte di cotte e di crude», racconta al Corriere della Sera. «Abbiamo recuperato il rapporto in seguito, cominciando la lavorare insieme».
La malattia e il ricovero per tubercolosi
Nino Manfredi scopre la passione per la recitazione in sanatorio. «Venne ricoverato a 15 anni all'ospedale Forlanini per la tubercolosi, dove restò rinchiuso tre anni.
Gli amici e i nemici colleghi
«Grande amico di Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e soprattutto di Vittorio Gassman, che aveva conosciuto in Accademia e che per primo lo coinvolse in uno spettacolo con la Compagnia di Evi Maltagliati - ricorda ancora Luca - Con Ugo Tognazzi, invece, ebbe una frattura, durata qualche anno. Stavano girando insieme un film e, mentre Nino era il rigore fatta persona, studiava scrupolosamente il copione, era sempre puntualissimo sul set, Ugo invece, come si sa, era uno che la sera amava fare baldoria con gli amici: feste, cene, bevute... Una mattina si presenta sul set in uno stato talmente confusionale che non si ricordava nemmeno che film stessero facendo. Mio padre, non essendo diplomatico, esplode e dice al produttore: "Adesso io vado nella mia roulotte e quando questo cialtrone avrà studiato le scene, mi chiamate" e sparisce. Anche Ugo si arrabbiò moltissimo, ma ovviamente aveva ragione Nino: il lavoro va rispettato».
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