Luca Argentero racconta la sua onlus: «Aiutiamo gli invisibili con il costo di un caffè»

Luca Argentero racconta la sua onlus: «Aiutiamo gli invisibili con il costo di un caffè»
di Valeria Arnaldi
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Lunedì 30 Novembre 2020, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 10:33

Volto noto di cinema e tv, Luca Argentero, lontano dai riflettori, è anche vicepresidente di 1 Caffè, prima onlus digitale nata per sostenere le piccole associazioni non profit italiane che promuovono progetti di assistenza socio-sanitaria, cooperazione internazionale ed economia solidale, contrasto alla povertà, all'emarginazione, al razzismo. Un impegno che l'attore porta avanti da anni. Ogni settimana la onlus sceglie una realtà solidale e la supporta con campagna di sensibilizzazione e crowdfunding. Sono oltre 450 le associazioni no profit sostenute dal 2011 ad oggi. Argentero ci racconta le attività di questo periodo. E le difficoltà anche per il Terzo Settore.

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Come è nato il suo impegno nel Terzo Settore?
«Molto semplicemente. Beniamino Savio, presidente della onlus, ed io siamo amici fraterni da una vita, ci siamo imbarcati in questo progetto insieme. Abbiamo condiviso l'università e, in ambiti professionali molto diversi - lui è manager - siamo stati entrambi molto fortunati, peraltro in poco tempo. A un certo punto, ci siamo guardati e ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per gli altri, così è nata la onlus. Siamo operativi da un decina di anni ormai e scherziamo spesso sul fatto che sarebbe bello se questo diventasse il nostro vero lavoro».
In vari anni nel settore, ha avuto modo di vedere molti cambiamenti. Come è mutato il mondo dell'assistenza con la pandemia?
«Diciamo che le esigenze sono ancora più urgenti di prima. La crisi ha colpito tutti i tessuti sociali e ha agito ancora più profondamente sulle categorie già in difficoltà. Ad esempio, penso ai senzatetto. Stiamo supportando la onlus In Vetta, che si occupa da anni di persone senza fissa dimora a Milano, portando loro beni di prima necessità. In questo periodo, a causa della pandemia, nelle strade circolano meno persone, quindi anche quel poco che i senzatetto potevano raccogliere dall'incontro con i passanti è venuto a mancare. Così pure l'aiuto dei ristoratori, che a fine servizio lasciavano sempre qualcosa. Ora, con i ristoranti chiusi, questo non avviene più. Tutto ciò, ovviamente, ha un forte impatto sugli invisibili, che si trovano a fare i conti con difficoltà sempre più grandi».
E sul fronte delle donazioni?
«Gli italiani si dimostrano, come sempre, molto solidali. Se si crea uno strumento per farle partecipare, le persone lo fanno. La digitalizzazione, specie in questo periodo, aiuta. Fino a qualche tempo fa i pagamenti digitali sembravano fantascienza, oggi sono la nostra quotidianità. Siamo nati digitali già dieci anni fa, questo ci avvantaggia».
A marzo scorso, durante il lockdown, avete lanciato Together for Italy Una buona azione per tornare alla quotidianita, raccolta fondi a favore della Protezione Civile, raccogliendo oltre un milione di euro in un mese..
«Sì, sono cifre che quasi scombussolano il nostro normale flusso di donazioni. Nelle grandi emergenze, gli italiani rispondono sempre. È stato così anche per il terremoto. Il nostro obiettivo è passare dall'eccezionalità all'impegno quotidiano. La filosofia è chiara: come si offre un caffè a un amico, così si può fare una donazione a chi ha bisogno. Se tutti devolvessero il costo di uno di quei caffè, l'effetto sarebbe rivoluzionario. Non serve un grande evento per donare, deve diventare un'abitudine, come prendere un caffè, appunto. Fa bene a chi riceve ma anche a chi dona».
E per quanto riguarda il dono del tempo?
«Supportando piccole associazioni, ci siamo resi conto che, a volte, hanno bisogno di alcuni servizi.

Possono mancare persone capaci di tenere la contabilità, altre in grado di scrivere testi per brochure in modo coinvolgente e molto altro. Così è nato Campo Base. Il nome viene dalla mia passione per la montagna. Il Campo Base è il luogo dove si mette in ordine l'equipaggiamento prima di affrontare la vetta. Le onlus ci manifestano un'esigenza e noi cerchiamo chi possa aiutarle. Il nostro primo Campo Base è stato aperto a Torino ma il sogno è avere una rete in tutto il Paese».

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