Luca Argentero: «Io attore per caso, ma ha funzionato. Il calendario sexy? Ci ho pagato gli infissi»

Il protagonista di “Doc”: «Ho fatto l’attore per caso, ma ha funzionato. Dopo il film con Julia Roberts tanti provini»

Luca Argentero: «Io attore per caso, ma ha funzionato. Il calendario sexy? Ci ho pagato gli infissi»
di Andrea Scarpa
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Domenica 12 Giugno 2022, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 18:47

È bello, bravo e buono. Piace a tutti - uomini e donne di ogni età - dice cose mediamente intelligenti e condivisibili, e dopo le due seguitissime stagioni di Doc - Nelle tue mani, la serie medical di Rai1 dagli ascolti straordinari (picchi da 8 milioni e mezzo di telespettatori), Luca Argentero, 44 anni, moglie (l’attrice e influencer Cristina Marino, 31) e una figlia (Nina Speranza, 2), è al centro di mille progetti, desideri, sogni.

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Scusi, le sta andando tutto bene e pochi giorni fa se ne esce - a “Ti Sento”, il talk show di Pierluigi Diaco su Rai2 - dicendo che vorrebbe addirittura ritirarsi?
«Era una battuta, giuro. Volevo soltanto dire che il ritmo di questi ultimi vent’anni è stato forsennato e prima di diventare troppo vecchio vorrei fare una vita più tranquilla».

Cosa c’è voluto per arrivare fin qui?
«Fortuna e tempismo. La verità è che per riuscire in questo campo c’è poco di impegno personale. Questo non è un lavoro che più fai e più ottieni. Ci sono tanti attori molto più bravi di me che lavorano meno di me e con risultati inferiori.

Le cose succedono, e basta».

Cosa intendeva dire con «tempismo»? E la sua carta in più qual è?
«Farsi trovare pronto al momento giusto. Per il resto, direi il coraggio. Ogni volta - spesso - che mi sono sentito un debuttante non all’altezza, mi sono buttato con spavalderia».

Non ha mai pensato di rinunciare?
«Ho detto tantissimi no, ma non per mancanza di coraggio. Non facevano per me».

Mai pentito di qualche rifiuto?
«No. Tanti miei colleghi dicono che avrebbero potuto fare questo e quello e invece... Io credo sia sempre questione di sliding doors, nel lavoro come nella vita. E poi se uno non difende le decisioni prese vuol dire che non l’hanno reso felice. Io invece sono contento di quello che ho. Non posso pentirmi di nulla».

I suoi riferimenti quali sono? Che sogni faceva da ragazzino?
«Di tipo sportivo. Il mio idolo è sempre stato Alberto Tomba. Lui e Andrè Agassi».

Tomba con l’alpinista Walter Bonatti (1930-2011) e il ciclista Luisin Malabrocca (1920-2006) sono i protagonisti del suo spettacolo teatrale del 2019 “È questa la vita che sognavo da bambino?”. Malabrocca nel dopoguerra capì che arrivare ultimo al Giro d’Italia, conquistando la Maglia nera, gli dava maggiori vantaggi. Perché ha raccontato un antieroe come lui?
«Perché aveva capito il sistema e come fotterlo. Un antesignano del marketing».

Quanto c’è di Malabrocca in lei?
«All’inizio del mio percorso, tanto. Il mio approccio era esclusivamente speculativo. Ho cercato di sfruttare la popolarità del Grande Fratello per avere tutti i benefici possibili, soprattutto economici, e tornarmene a casa con la pancia piena. Che poi si sia trasformata in altro, è puramente incidentale. All’epoca ragionavo con il rastrello: prendevo tutto senza selezionare nulla».

E poi?
«All’improvviso nel 2005 mi hanno offerto di fare l’attore e ha funzionato. Io neanche ci pensavo».

Il cambiamento quando c’è stato?
«Dopo la prima settimana sul set. Mi è piaciuto tutto. Se funzioni davvero, poi, la macchina da presa lo capisce subito. Da allora mi sono sempre impegnato al massimo. Studiando con insegnanti privati».

Quando ha percepito di essersi emancipato dal peccato originale, chiamiamolo così, del GF?
«Per me non è mai stato un problema. Per un giornalista o un grande regista, invece, quella cosa lì ci sarà sempre. Mi consola che tanti di quelli che mi seguono al cinema o in tv, all’epoca del GF - il 2003 - non erano nati, quindi ne sentono parlare solo in qualche intervista».

Le girano se si parla di GF? Ha cominciato lei parlando del suo percorso.
«Diciamo che è la mia storia e non ho mai avuto bisogno di emanciparmi».

Qualcuno nel mondo del cinema il naso l’avrà sicuramente arricciato.
«Certo. I più autoriali ma anche i meno aperti mentalmente. Alla fine io ho lavorato con Ozpetek, Comencini, Risi, Placido, quindi...».

Quello che l’ha più segnata?
«Ferzan, ovviamente. L’indulto, diciamo così, nel 2007 fu lui a firmarlo. Con Saturno contro tutti si accorsero di me. Lui è il mio punto di svolta».

Anche gli ultimi tre anni lo sono stati, giusto?
«Sto vivendo un periodo perfetto. Mi sono sposato. Ho avuto la prima figlia. Ho fatto Doc, che mi ha insegnato a gestire la concentrazione e la qualità per otto mesi non otto settimane».

Farete altri figli?
«Io andrei avanti a oltranza e anche Cri mi sembra d’accordo. È solo una questione di fortuna».

Con sua moglie per Amazon Prime Video ha girato la nuova edizione di “Celebrity Hunted”: lavorare insieme non è un po’ troppo?
«L’abbiamo presa come una fuga romantica. Non viaggiamo da tempo e ci siamo divertiti a scappare».

Il successo di “Doc” l’ha messa un po’ sul chi va là?
«No. Vivo tutto con distacco. L’importante è esserci ancora. Ne ho visti tanti di colleghi sparire».

L’idea che il pubblico si è fatto di lei è quella giusta?
«Non saprei. Di sicuro non mi scambiano per un altro: Claudio Santamaria mi ha raccontato che ogni tanto lo prendono per Fabio Troiano».

Il rimprovero più frequente che le fanno qual è?
«Essere permaloso e rompicoglioni. Sempre attento all’uso delle parole, che per me sono molto importanti. Non a caso a Roma ho faticato un po’ (Myriam Catania, sua prima moglie dal 2009 al 2016, è romana, ndr). Lì si va giù pesante».

Adesso si è trasferito a Milano, no?
«Sì, mia moglie è milanese».

Nel 2010 girò “Mangia, prega, ama” con Julia Roberts: si aspettava di più dall’estero?
«Non ho rimpianti. Ho partecipato ai provini per almeno una decina di film americani. Non è che non mi hanno considerato, non mi hanno preso».

Quali film?
«Le dico l’ultimo. In questi giorni, qui da noi, stanno girando Mafia Mamma con Toni Collette. Sembrava che... ma alla fine non è andata. Fa parte del gioco».

Adesso che cosa sta facendo?
«Doc 3 si girerà non prima del 2023. Ci sono un po’ di cose in ballo da definire, quindi adesso vacanza. Vogliamo viaggiare: Canada e grandi laghi, Cile, Perù».

Ho appena visto lo spot che ha fatto per uno smartphone: è vero che ha guadagnato come in una stagione di “Doc”?
«In pochi giorni si può guadagnare come in tanti mesi di lavoro. Sì, è vero».

Nel 2004 posò per il calendario di Max: cosa ha comprato con quelle foto sexy?
«Più o meno gli infissi del casale a Città della Pieve, in Umbria».

Nel 2019 ha detto che il tema dell’uguaglianza di genere è diventata una vera ossessione: ribadisce il concetto? «Per carità, su questo tema non dico una parola». Perché? «Ho imparato la lezione. Sono stato falcidiato».

La cosa più scema che fa sul web?
«Balletti e smorfie su TikTok. Mia moglie quando mi vede si vergogna».

Googla spesso il suo nome?
«Sì, certo. E se mi offendono dico la mia. Li mando a quel paese».

L’ultima volta che è successo a lei, invece?
«In macchina. Sono lento e ogni tanto me lo dicono. Ce n’è per tutti». 

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