Loredana Commonara: «Il Ventotene Film Festival ha cambiato l'isola»

La direttrice del film festival più longevo tra le isole minori italiane: «Sono passati tutti gli attori e registi italiani. E tanti non se ne vogliono più andare via»

Loredana Commonara: «Il Ventotene Film Festival ha cambiato l'isola»
di Alessandro Rosi
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Lunedì 1 Agosto 2022, 11:11

È il festival cinematografico più longevo tra le isole minori italiane. Quest'anno il Ventotene Film Festival spegne 27 candeline, oltre un quarto di secolo di proiezioni. Nato da un'intuizione della direttrice Loredana Commonara, nel corso del tempo ha ospitato decine di premi Oscar, centinaia di David Donatello, ma soprattutto ha riempito un vuoto. Perché sull'isola un cinema non c'è. 

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Com'è nato il Ventotene Film Festival?

«Era tanti anni che frequentavo l’isola, dove ho casa. L’allora sindaco, Beniamino Verde, sapendo che lavoravo nell’ambito cinematografico e dello spettacolo, mi propose di realizzare qualcosa.

Hai un passato da scenografa nel cinema.

«Ho iniziato come scenografa di film e fiction che andavano in onda sulla Rai.

Però, nello stesso tempo, mi occupavo di organizzazione di eventi. Quando sono nate le mie figlie non ho potuto proseguire, mi impegnava troppo. C’è il lavoro di preparazione, devi essere presente sul set, non esistono fine settimana. Era difficile crescere le bambine. Così ho deciso di dedicarmi alla promozione dei film. Ho lavorato al Roma Fiction Fest, alla Festa del Cinema di Roma, alla Mostra del Cinema di Venezia e anche ad altri festival».

La donna numero 1 dei festival. Come si è evoluto quello di Ventotene nel tempo?

Prima era una rassegna cinematografica. Le proiezioni duravano più di un mese e ogni tanto veniva qualche ospite. Poi, pian piano, negli anni ho pensato di dargli un’impronta da festival. Così abbiamo accorciato i giorni arrivando agli attuali 10».

È sempre stato nello stesso luogo?

«Il festival è stato in vari luoghi dell’isola. Il primo anno era in piazza Castello, poi a piazza chiesa (ndr, Alcide de Gasperi), poi al porto romano. Negli anni si è spostato».

L’attuale location, nel giardino archeologico, è molto suggestiva.

«E vicino alla piazza centrale. Il prossimo anno potrebbe essere spostato su una terrazza poco distante da piazza chiesa, dove l’avevo già fatto. In quel caso affaccia sul mare e si vede l’isola di Santo Stefano».

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Com’è strutturato?

«Abbiamo tre concorsi. Due internazionali: Open Frontiers, che riguarda documentari su Europa, legalità e cittadinanza attiva, e Green Path, che si concentra sui temi dell’ambiente e sostenibilità. Il terzo, nazionale, è in collaborazione con molte scuole italiane, e coinvolge cortometraggi realizzati da studenti».

C'è anche uno spazio per i più piccoli, con proiezioni in una piazza dell'isola.

«Ci sono sempre state delle proiezioni di film per i più giovani. Ventotene è considerata l’isola dei bambini, con il fatto che passano poche macchine se non quelle dei locali. Per cui è molto a dimensione dei piccoli. L’idea di fare una sezione per loro ha un duplice motivo: per coinvolgerli e insegnargli il cinema».

Quali progetti porti avanti oltre al festival di Ventotene?

«D’inverno seguo da quattro anni un progetto del Ministero della cultura che si chiama Cinema per la scuola. Organizziamo laboratori per studenti. Abbiamo collaborazioni con diverse regioni, organizziamo proiezioni e incontri con i protagonisti».

Hai avuto tantissimi ospiti in questi anni.

«Tra attori e registi italiani sono passati tutti. Paolo Sorrentino, Lucio Dalla (che è venuto due volte), Franco Battiato, che qui ha presentato il suo film».

Anche internazionali.

«Willem Dafoe, Emir Kusturica, e quest’anno Teona Strugar Mitevska, con un film che sarà in concorso nella sezione Nuovi Orizzonti a Venezia».

Chi ti piacerebbe ospitare in futuro?

«Marco Bellocchio».

Quali sono le difficoltà?

«Non è facile trovare i fondi. E i costi sono alti: c’è l’ospitalità, le apparecchiature e la struttura per le proiezioni, che nel tempo è diventata sempre più sofisticata».

La selezione dei film come avviene?

«La porto avanti io. Un lavoro che dura tutto l’anno. Arrivano tantissimi film».

Episodi curiosi?

«Molti degli ospiti mi dicevano: “Voglio rimanere qui e viverci. Mi sono innamorato di questo posto”. Tanti non c’erano mai stati prima».

Ci sono alcuni che sono rimasti affezionati?

«Fabrizio Bentivoglio, Luigi Lo Cascio e Vinicio Marchioni tornano spesso».

Qual è il tuo sogno per Ventotene?

«Un cineforum invernale. L’ho fatto per un paio di edizioni, ma ora non c’è più. Sarebbe importante per l’isola».

Qui il pubblico è sempre numeroso. C’è un momento che ti ha colpito di più in questi 27 anni?

«Mi è rimasto impresso, qualche anno fa, quando venne Cristian Mungiu. Proiettò il film Un padre, una figlia, con un tema forte. L’indomani mattina andai in Comune per sbrigare delle pratiche. Un impiegato, che non immaginavo fosse venuto alla proiezione, mi disse: “Il film di ieri sera era bellissimo”. Non me l’aspettavo. È stata una bellissima soddisfazione. Dimostra che anche i locali partecipano e che il festival è un punto di incontro, di socializzazione con i turisti».

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