«Bye bye guys». L’ultimo messaggio di Julia Ituma, 18 anni, nella notte tormentata tra mercoledì e giovedì, è stato inviato dopo avere trascorso gran parte della serata a vagare confusa e disperata nel corridoio del Volley Hotel di Istanbul. Dopo essere entrate nella sua stanza, la 607, al sesto piano, che condivideva con la compagna di squadra, Lucia Varela. Dopo avere parlato a lungo con lei, poco prima che entrambe, attorno all’1,30, decidessero di dormire. Julia però non ha preso sonno: è proseguito l’assedio dei brutti pensieri, quei fantasmi che l’avevano inseguita nel corridoio che ha percorso su e giù, parlando al lungo al telefono con un amico, forse un compagno di scuola all’Istituto Leonardo Da Vinci di Novara.
DOLORE
All’alba Julia ha inviato il messaggio «bye bye guys», più o meno addio amici miei.
C’è un altro elemento che rimbalza dalle indagini, anche se bisognerà attendere l’esito dell’autopsia, eseguita in Turchia. Dai primi riscontri degli esami tossicologici emergerebbe che Julia quella sera avesse preso dei farmaci. Attenzione: non si sta parlando né di pillole a fini ludici né di grandi quantitativi. Però l’alterazione, lo stato di confusione che traspare vedendola nel video ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’hotel, potrebbe derivare anche dall’uso di medicinali. Va comunque atteso l’esito dell’esame tossicologico più approfondito per avere delle certezze. Suor Giovanna Saporiti ha fondato la società novarese quasi quarant’anni fa e in un comunicato scrive: «Ci sentiamo tutti impotenti per non essere riusciti a intercettare il disagio di Julia». Ha il sapore di una conferma: la giovane atleta nata a Milano da genitori nigeriani ha scelto di uccidersi.
FAMIGLIA
Mercoledì sera la madre di Julia, Elizabeth, è arrivata a Istanbul. «Non posso credere che mia figlia abbia voluto togliersi la vita, era una ragazza forte, voglio capire» aveva spiegato agli amici prima di partire. Non crede al suicidio. Ieri sera è rientrata nella sua casa di Milano. Julia, soprannominata Titu, alta 193 centimetri, da ragazzina aveva dovuto scegliere tra basket e volley nell’oratorio di San Filippo Neri per poi optare per il secondo sport di cui si era innamorata. Era cresciuta con la madre, un fratello più piccolo e una sorella più grande, visto che il padre se ne era andato da casa quando era ancora bambina. Aveva frequentato il liceo a Milano e poi c’era stato, nel 2022, il trasferimento nella vicina Novara, dove si era iscritta all’Istituto privato Leonardo Da Vinci. E qui bisogna tornare alla traccia dell’ultima, lunga telefonata, che Julia fa mentre è in corridoio. L’ipotesi iniziale: Julia si è sfogata con un amico, un compagno della scuola di Novara. Quest’ultimo, terminata la chiamata - di nuovo l’ipotesi circolata - ha inviato messaggi su Instagram ad alcune giocatrici della Igor perché tenessero d’occhio la ragazza. Ieri però la società ha smentito categoricamente sia che Julia avesse detto di non stare bene sia l’esistenza di messaggi di altre persone che avvertissero di situazioni di difficoltà dell’atleta. In sintesi: solo l’esame approfondito dello smartphone potrà dare risposte definitive. Come sempre succede sui social dilagano follia e cattiveria: purtroppo c’è chi ha scritto messaggi orrendi contro Lucia Varela, la giovane compagna di stanza, ritenendola responsabile per non avere fermato Julia. Cattiverie senza senso, simili ad altri messaggi razzisti con cui qualcuno il giorno prima aveva commentato la notizia della morte.