Greta Scarano: «Totti e Ilary Blasi? Io ho raccontato un grande amore, mi dispiace sia finita»

L'attrice romana, protagonista de "I migliori giorni" diretto da Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo: «Sono così, ciò che voglio me lo vado a prendere»

Greta Scarano: «Totti e Ilary Blasi? Io ho raccontato un grande amore, mi dispiace sia finita»
di Gloria Satta
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Giovedì 29 Dicembre 2022, 06:29

San Valentino. In un turbine di appuntamenti incrociati, telefonate convulse, bugie, Luca Argentero tradisce la moglie annoiata Valentina Lodovini con la giovane bisex Maria Chiara Centorami. Che, a sua volta, ha una relazione con Daniela, ovvero la travolgente Greta Scarano pronta a tutto, ma proprio a tutto, pur di non perderla. «Finalmente un ruolo moderno, fuori dagli stereotipi», esclama Greta, più convincente che mai nel cast di I migliori giorni, la commedia a episodi diretta da Massimiliano Bruno e Edoardo Leo, in sala il 1° gennaio. Il film è una nuova sfida per l'attrice romana, 36 anni, grandi occhi chiari in cui transitano tutte le emozioni possibili e una carriera vulcanica, da Suburra a Smetto quando voglio, che attualmente la vede sul set di Monte Olimpo di Ferzan Ozpetek e su Paramount+ nella serie Circeo (presto su Rai1).

In cosa è moderno il personaggio di Daniela?
«È una donna di oggi decisa a ottenere quello che vuole senza chiedere il permesso, in questo caso l'amore della ragazza di cui è innamorata.

Suggerisce riflessioni non scontate sulla femminilità. E pensare che nelle prime versioni della sceneggiatura era un uomo».

E lei cosa ci ha messo di suo?
«L'energia, il carattere. C'è una scena in cui Daniela è arrabbiata: per calmarsi, secondo il copione, avrebbe dovuto bere un calice di vino. Io invece ho preteso di suonare la batteria, cosa che faccio anche nella vita, per darle più grinta e autenticità».

Sono tanti o pochi i personaggi non stereotipati che le propongono?
«Ma a dire la verità io mi cerco le sceneggiature da sola, vado a caccia di spunti nei libri... E sono fortunata, non ho mai interpretato donne che fossero solo le fidanzate di qualcuno o avessero bisogno di un uomo per esistere. La rappresentazione convenzionale dell'amore mi annoia, cerco qualcosa di diverso».

È per questo che di recente è passata dietro la cinepresa, dirigendo il corto Feliz Navidad?
«Da quando avevo 18 anni ho sempre desiderato fare la regista ma ho nascosto il mio sogno per dedicarmi alla carriera di attrice. Poi ho realizzato il corto, senza interpretarlo, per dimostrare che ero in grado di dirigere un film. E sono stata felice come mai nella vita perché mi sono sentita padrona della situazione».

Di solito non è così?
«Un attore sceglie ben poco, solo se girare o no un film. Sul set noi interpreti subiamo le scelte prese da altri, siamo lo strumento della visione del regista. Io cerco un modo più completo di esprimermi».

Di cosa è più orgogliosa?
«Di aver interpretato tanti personaggi diversi. Non ho mai indossato un abito unico, mi sono divertita a cambiarlo».

Ha interpretato anche Ilary Blasi, la moglie innamorata e solidale di Francesco Totti nella serie Sky Speravo de morì prima: avrebbe immaginato che quel matrimonio da favola potesse finire?
«Francamente no. Ma sono una persona riservata, penso che siano fatti loro. Io ho raccontato un grande amore, com'era giusto fare in quel momento, e ora mi dispiace che sia finito».

Il cinema oggi dà più spazio alle donne?
«C'è una maggiore attenzione ma la strada per la parità è ancora lunga. Il cinema rimane un'industria maschilista. Io ho la fortuna di essere stimata, ma tante attrici non godono di troppa considerazione: esiste un pregiudizio secondo cui il nostro sarebbe un lavoro leggero. Per farsi prendere sul serio una donna deve sempre faticare di più, anche nel cinema».

Con Ozpetek come va?
«Benissimo. Posso solo dire che il set è pieno di attori giovani, io interpreto una moglie e con il regista ci facciamo tante risate».

Ha dei rimpianti?
«No. Faccio sempre quello che voglio, seguo l'istinto. Preferisco sbagliare una scelta piuttosto che non farla. Sono una donna pratica: non rimugino, mi butto».
 

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