Roma, morto il penalista Giovanni Aricò. «Avvocato gentiluomo, un maestro»

Originario di Santa Maria Capua Vetere, aveva indossato la toga a 25 anni e nel 1970 si era trasferito a Roma

Roma, morto il penalista Giovanni Aricò. «Avvocato gentiluomo, un maestro»
di Valeria Di Corrado
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 07:51

Lui si definiva umilmente un «artigiano che lavora in trincea», i colleghi invece lo descrivono «un vero e indiscusso gentiluomo, un maestro per una miriade di avvocati di tutta Italia, di eccelsa competenza e straordinaria umanità». È venuto a mancare, all’età di 81 anni, uno dei più illustri penalisti del nostro Paese: il professore Giovanni Aricò. Originario di Santa Maria Capua Vetere, aveva indossato la toga a 25 anni e nel 1970 si era trasferito a Roma. Tra i suoi processi più famosi quello per il sequestro di Denise Pipitone, la bimba scomparsa nel 2004, e quello per l’omicidio della studentessa universitaria della Sapienza Marta Russo. Commovente il ricordo dell’avvocato Fabrizio Merluzzi: «Da giovane di studio gli rivolgevo le più disparate domande - molte delle quali banalmente scontate e di agevole risposta - e lui, con quel suo affabile sorriso, mi rispondeva sempre con il rigore scientifico che gli era proprio senza mai farmi pesare la risposta e, anzi, accompagnandola sempre con una sua domanda: “che ne pensi, che te ne pare, è convincente?”. Quando iniziava a discutere, era come se l’aula si fermasse in attesa del suo genio perché lui la riempiva come solo i grandi avvocati sanno fare. Aveva la raffinatezza di dire cose terribili senza mai mancare di rispetto ai magistrati, nei confronti dei quali nutriva grande ed altrettanto ricambiata stima». Il compianto professore ribadiva spesso quella che era la sua filosofia: «Sono convinto che il rispetto che l’avvocato deve dare al magistrato nasce dalla polemica, perché solo così può dare un contributo all’accertamento della verità».
«Memorabile la sua discussione in un processo per concorso morale in omicidio - ricorda il collega Merluzzi - quando disse alla Corte: “io sono un grande tifoso di Maradona e non sapete quanto io segua il pallone calciato da lui accompagnandolo con tutte la mie forze dentro la porta, ma nessuno ha mai detto o scritto che io abbia segnato tanti goal”. La sentenza venne annullata».

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«Un avvocato inarrivabile.

Era davvero in grado di dare un senso alla nostra professione», spiega Gaetano Scalise, presidente della Camera penale di Roma. Eppure, Giovanni Aricò «non saliva mai in cattedra». Spesso terminava le sue arringhe con una frase ad effetto, che si potrebbe prestare anche come epitaffio: «Scusate per il troppo e per il poco».

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