Giovanna Mezzogiorno: «Proteggiamo troppo i figli che sbagliano, i miei non hanno cellulare e internet»

La protagonista del film "Educazione fisica" presentato a Roma: «I social? Non li uso e li ho vietati anche a loro»

Giovanna Mezzogiorno: «Proteggiamo troppo i figli che sbagliano, i miei non hanno cellulare né internet»
di Gloria Satta
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Sabato 22 Ottobre 2022, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 09:48

Un pugno nello stomaco in chiusura della Festa di Roma che si chiude oggi. Una storia tosta, tremendamente attuale, che mette sotto accusa l'amoralità, il sessismo, la violenza di genere: è Educazione fisica, il film diretto da Stefano Cipani (prossimamente in sala con 01), tratto dall'opera teatrale La palestra di Giorgio Scianna, sceneggiato dai fratelli D'Innocenzo e interpretato con furore da Giovanna Mezzogiorno, Claudio Santamaria, Angela Finocchiaro e Sergio Rubini. Lo stupro subito a scuola da una tredicenne spinge la preside a convocare i genitori dei tre ragazzini responsabili del terribile fatto. Ma anche di fronte alle prove inconfutabili, padri e madri negano compatti, si accaniscono a nascondere la verità.

 

Perfino le donne accusano la vittima di essersela cercata. Per salvare i figli sono pronti a ogni bassezza fino alle estreme conseguenze. Mezzogiorno, 47 anni, madre di due gemelli di 11, è la preside tutta d'un pezzo che, decisa a dare giustizia alla ragazzina, non accetta bugie né mediazioni.

Al suo posto si sarebbe comportata nello stesso modo?
«Sì, senza alcun dubbio.

Quando ho letto la sceneggiatura, ho provato un grande malessere: il film perpetua stereotipi e pregiudizi contro le donne che tengono banco nel mondo maschile. Ma a dire la verità anche in quello femminile».

Cosa intende?
«Non sempre c'è solidarietà tra di noi. Invidia e competizione esistono e le donne a volte spesso si sentono tradite dalle stesse donne».

È capitato anche a lei?
«Sì, soprattutto a scuola. Ma anche nel lavoro non è stato mai facile».

Le hanno fatto pagare la sua natura di attrice ultra-esigente, perfezionista, mai pronta ad abbozzare?
«Forse. Ma c'è sempre stata un'idea sbagliata di me. Non sono un'attrice difficile o dura ma solo decisa e professionale. Nessuno mi ha mai aspettato un minuto né sono arrivata sul set impreparata. Rivendico perciò il diritto di lavorare con dei professionisti».

Qual è stato il momento più difficile sul set di Educazione fisica?
«L'inizio, quando racconto i fatti ai genitori dei violentatori. Ma l'intera lavorazione ha rappresentato una prova emotivamente durissima, non dimentichiamo che ho due ragazzi... Io sono stata cresciuta con estrema severità da mio padre e mia madre (Vittorio Mezzogiorno, scomparso nel 1994, e Cecilia Sacchi, ndr). Oggi i genitori tendono a proteggere troppo i figli, a scusare tutti i loro errori».

Lo fa anche lei?
«I miei Leone e Zeno sono educatissimi. Ma il padre e io pretendiamo che studino e righino dritto, non gli abbiamo concesso né il cellulare né internet».

Nemmeno lei è sui social, perché?
«Aprire un profilo? Scherziamo? Ma prima o poi cederò a WhatsApp, ormai indispensabile per comunicare».

Dopo tre anni di pausa, dedicati alla famiglia, è tornata a lavorare. Cosa si aspetta?
«Di continuare a fare dei bei film con registi che stimo. E sogno una commedia anche se vengo considerata un'attrice drammatica».

Quando esordirà nella regia portando sullo schermo la sceneggiatura inedita di suo padre?
«Il progetto è tramontato, difficile trovare i produttori».

Il cinema ha ancora il potere di influenzare la società?
«Sì, a condizione che la gente vada a vedere i film. Per questo auguro a Educazione fisica di incassare. C'è tanto bisogno di ritrovare la bussola morale».

Lei si porta dietro i personaggi che interpreta?
«No. Lasciato il set, torno a casa e mi metto a dormire».

 

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