Gino Strada, come è morto: cosa sappiamo, dalla vacanza in Normandia ai problemi di cuore. «Nessuno se l'aspettava»

Gino Strada come è morto, cosa sappiamo. La vacanza in Normandia e i problemi di cuore: «Nessuno se l'aspettava»
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Venerdì 13 Agosto 2021, 20:07 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 11:19

Gino Strada è morto all'età di 73 anni. Una notizia improvvisa, come ha specificato la presidente di Emergency Rossella Miglio. «Nessuno se l'aspettava. È una perdita enorme per il mondo intero, ha fatto di tutto per renderlo migliore», le sue parole dove ha inoltre specificato come Strada avesse qualche piccolo problema di cuore. «La notizia ci ha colto tutti di sorpresa, lasciateci riprendere dal dolore». È il primo commento della presidente di Emergency Rossella Miccio. La causa ufficiale del decesso non è stata resa nota. Delle ultime ore di vita si sa solo che stava trascorrendo una breve vacanza in Normandia dove non era rimasto indifferente agli ultimi fatti provenienti dall'Afghanistan con l'avanzata inesorabile dei talebani. In un editoriale apparso su La Stampa ventiquattro ore prima di morire aveva commentato la situazione sostenendo che «quando si bombarda si chiama guerra. Poi si possono utilizzare tutti gli aggettivi che si vuole, ma rimane sempre guerra. Dicevamo 20 anni fa che questa guerra sarebbe stato un disastro per tutti. Oggi l'esito di quell'aggressione è sotto gli occhi di tutti: un fallimento». 

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Gino Strada «è morto felice»

Nella sua nota Rossella Miglio ha però aggiunto che Gino Strada «è morto felice». La sua creatura, Emergency, fondata 25 anni fa assieme alla moglie Teresa Sarti, scomparsa nel 2009, da allora è cresciuta fino ad arrivare in 18 paesi e diventare l'unica speranza di vita per milioni di persone.

Era il 18 luglio del 1994, come budget c'erano 12 milioni di lire e il posto era il Ruanda devastato dalla guerra civile. Poi è arrivato l'Afghanistan e il Sudan, l'Iraq e la Sierra Leone. Cure mediche e chirurgiche gratuite per tutti. Buoni, presunti buoni, cattivi e presunti cattivi. Senza distinzione. Quasi 11 milioni di persone assistite. Un'enormità. «Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, é semplicemente giusto. Lo si deve fare».

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Le reazioni alla morte di Gino Strada

A nome di tutto il governo, il presidente del Consiglio Mario Draghi gli ha reso omaggio. «Ha trascorso la sua vita sempre dalla parte degli ultimi, operando con professionalità, coraggio e umanità nelle zone più difficili del mondo». «Ha recato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte - sono le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella - Ha invocato le ragioni dell'umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto delle persone».

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La figlia in mare a salvare migranti

Ruvido, spigoloso, diretto, divisivo, Gino Strada era però un uomo capace e con una rara determinazione. Nato a Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia, amato come un padre e un maestro dai volontari. La figlia Cecilia, che per anni dopo la scomparsa della madre ha diretto l'associazione, è in mezzo al Mediterraneo a bordo di una nave della Ong 'ResQ People' per soccorrere i disperati che attraversano il Mediterraneo. E anche questo dice molto di quali valori abbia trasmesso Gino Strada. «Il mio papà non c'è più, ma non posso rispondere ai vostri tanti messaggi perché sono qui, dove abbiamo appena fatto un soccorso e salvato vite. È quello che mi ha insegnato lui e la mia mamma».

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Il premio Nobel "alternativo" nel 2015

Nel 2015 ricevette il Premio Nobel alternativo. E anche davanti ai membri del Parlamento svedese fu diretto: «ho visto i feriti e i morti, ho operato migliaia di persone, ferite da frammenti di bombe o missili. A Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. Quindi è questo "il nemico"?». Due anni fa, a Venezia per un documentario sulle Ong, aveva individuato quello che è uno dei problemi di questi tempi, l'odio sui social, soprattutto verso i più deboli. «In 70 anni non ricordo di aver visto un altro momento con così tanto odio sociale e disprezzo per chi sta sotto. Un poveraccio è visto quasi come causa dei problemi degli altri». Ancora una volta gli ultimi, quegli stessi che popolavano i suoi sogni realizzati, gli ospedali in giro per il mondo, e quelli rimasti tali, l'ospedale in Italia: «Non vogliamo sostituirci ma dare una mano a chi non può neanche pagare il ticket. Un ospedale pubblico davvero, dove il profitto non esista». Schierato, sempre.

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