Rino Barillari: «Gina Lollobrigida mi chiedeva come scattare di nascosto. Meritava la nomina di senatrice a vita»

Rino Barillari: «Gina Lollobrigida mi chiedeva come scattare di nascosto. Meritava la nomina di senatrice a vita»
di Valeria Arnaldi
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Martedì 17 Gennaio 2023, 02:14 - Ultimo aggiornamento: 08:18

Prima, gli “appostamenti” per scattare senza farsi vedere. Poi, l’amicizia. È un legame nato attraverso l’obiettivo quello tra Rino Barillari, the King of Paparazzi, e Gina Lollobrigida


Quando ha scattato la prima fotografia alla Lollo? 
«Era il 1961, forse ‘62. Ero minorenne. Un’agenzia mi pagava per stare davanti a casa della Lollo, in via Appia Antica. Non si sapeva se ci sarebbe stato qualcosa da fotografare, io però stavo lì, perché ogni settimana sulle riviste c’era una sua copertina». 

 


La prima impressione? 
«Era bellissima. Vestiva in modo favoloso e portava grandi smeraldi: quando scattavi luccicava tutto. Ti bastava uno sguardo per essere felice. Ha fatto innamorare quattro generazioni. Oggi di bellezze così non ce ne sono più». 


E dopo quel primo “incontro”? 
«L’ho fotografata spesso in via Veneto, frequentava l’Harry’s Bar, il Cafè de Paris e il Jackie O’, che per lei era quasi una seconda casa. Erano gli Anni 90 e siccome si vedeva meno sul set, gli scatti erano ancora più richiesti. Anche un mancato sorriso poteva essere una notizia: “La Lollo triste”. L’ho fotografata con Liza Minnelli. Anche con Kirk Douglas. E con Anna Magnani: erano molto amiche. Una volta con Peter Ustinov al Caffè Greco in via Condotti. Poi, con Andrea Piazzolla: un’esclusiva». 


C’era davvero rivalità con Sophia Loren? 
«Ricordo una volta, a una mia mostra a Castel Romano, le ho detto: “Perché non salutiamo la Loren?”.

Mi ha risposto: “Rino, stavo così bene fino a un attimo fa, perché devi rovinare tutto?”. Era un gioco, però. È importante che ci sia un rivale, insomma della concorrenza, così ci si impegna di più. Senza opposizione, finisce tutto, e loro erano molto diverse, due mostri sacri». 


Com’era il suo rapporto con i fotografi? 
«Era sempre gentile, ma ogni tanto si adirava. Dipendeva dai momenti. Se doveva dirti un “vaffa” lo faceva, anche a me ne ha detti un paio. Quando siamo diventati più amici, ogni tanto mi chiedeva di non scattare, io non lo facevo e poi mandavo gli altri. Però capiva i sacrifici per fare questo lavoro». 


Anche lei fotografava, non ha mai chiesto consigli? 
«Si faceva raccontare come fare foto di nascosto e io le dicevo che quando conosci un personaggio, ti dice sempre di non scattare, ma se le foto non le fai tu le fanno gli altri, così scatti di nascosto. Allora, si metteva a ridere. Praticamente era quello che accadeva con lei». 


L’ultima volta in cui vi siete visti?
«L’anno scorso. Mi aveva chiesto una foto che le avevo scattato con Rudol’f Nureev, poi è caduta e io non ho più chiamato, temevo che pensasse che volevo fare un servizio. Quando ho saputo della sua morte, ho pianto. Era la mamma di tutti gli italiani. Credo che avrebbe dovuto avere di più, avrebbero potuto farla senatrice a vita». 

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