Non gli sono bastati i milioni di euro che avrebbe ricavato dalla vendita di gioielli, appartamenti, quadri e arredi di proprietà di Gina Lollobrigida, «abusando dello stato di deficienza psichica» della diva 95enne. Il suo ex tuttofare Andrea Piazzolla - già sotto processo davanti al Tribunale della Capitale per circonvenzione di incapace ai danni dell’attrice - rischia di finire per la terza volta a giudizio con la stessa accusa. Secondo la Procura, il 34enne «la induceva a compiere atti a lei pregiudizievoli, consistenti - si legge nel capo di imputazione - nella vendita dell’autovettura Jaguar, modello F-Type Project 7, a un prezzo di 130mila euro, che si faceva accreditare» sul suo conto corrente.
Gina Lollobrigida, l'indagine
Dall’indagine svolta dai militari del nucleo di polizia economica-finanziaria di Roma, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Laura Condemi, è emerso inoltre che Piazzolla, nel luglio del 2018, avrebbe trasferito «il denaro proveniente dalla commissione di tale delitto in attività economiche e imprenditoriali, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa».
Nel maggio 2020 è finito nuovamente a giudizio per lo stesso reato, perché avrebbe portato via dalla casa della Lollobrigida quadri, cimeli e arredi, per poi metterli all’asta con la complicità di un ristoratore romano, Antonio Salvi. Tra questi anche «Venere e Amore»: un dipinto di scuola francese della fine del ’700. Per giustificarsi, le aveva detto che i beni sarebbero stati spostati in un’altra abitazione in vista di lavori di ristrutturazione della villa. L’affare, però, non era andato a buon fine grazie all’intervento della Finanza, che da tempo seguiva i movimenti del giovane; il quale, in qualità di «consulente, convivente e uomo di fiducia» della diva, «unico suo punto di riferimento con il mondo esterno», avrebbe agito con «abilità e pervicacia fuori dal comune».
Ora alla 95enne è stato assegnato un amministratore di sostegno, in quanto «particolarmente vulnerabile e suggestionabile» - si legge nel capo di imputazione - e non in grado di amministrare autonomamente il suo patrimonio.