Gina Lollobrigida, l'assistente vende la Jaguard dell'attrice: nuovi guai per Andrea Piazzolla

Piazzolla rischia per la terza volta di finire a processo per circonvenzione d’incapace. Nel 2018 avrebbe intascato 130mila euro alienando la fuori serie della diva 95enne

Gina Lollobrigida, l'assistente vende la Jaguard dell'attrice: nuovi guai per Andrea Piazzolla
di Valeria Di Corrado
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Domenica 10 Luglio 2022, 00:55 - Ultimo aggiornamento: 15:21

Non gli sono bastati i milioni di euro che avrebbe ricavato dalla vendita di gioielli, appartamenti, quadri e arredi di proprietà di Gina Lollobrigida, «abusando dello stato di deficienza psichica» della diva 95enne. Il suo ex tuttofare Andrea Piazzolla - già sotto processo davanti al Tribunale della Capitale per circonvenzione di incapace ai danni dell’attrice - rischia di finire per la terza volta a giudizio con la stessa accusa. Secondo la Procura, il 34enne «la induceva a compiere atti a lei pregiudizievoli, consistenti - si legge nel capo di imputazione - nella vendita dell’autovettura Jaguar, modello F-Type Project 7, a un prezzo di 130mila euro, che si faceva accreditare» sul suo conto corrente.

Gina Lollobrigida, l'indagine

Dall’indagine svolta dai militari del nucleo di polizia economica-finanziaria di Roma, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Laura Condemi, è emerso inoltre che Piazzolla, nel luglio del 2018, avrebbe trasferito «il denaro proveniente dalla commissione di tale delitto in attività economiche e imprenditoriali, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa».

Per questo motivo, nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, il pm gli contesta anche il reato di autoriciclaggio, oltre alla circonvenzione di incapace. Da tuttofare con delega alla tintoria, ad amministratore della “Vissi d’Arte”, la società che gestiva il patrimonio milionario dell’attrice: è stata questa la rapida ascesa del factotum. La “Lollo” conosce Andrea Piazzolla nel 2009, all’epoca lui aveva appena 21 anni. Proviene dalla periferia di Tor de’ Cenci e inizia a frequentare la villa della diva sull’Appia Antica, cercando di soddisfare ogni capriccio di Gina. Una volta diventato manager indiscusso dei suoi averi, avrebbe acquistato beni di lusso per 810mila euro. Nel 2015 avrebbe prelevato 58mila euro dai conti della Lollobrigida. L’anno dopo si sarebbe fatto accreditare altri 512mila euro, per poi andare in vacanza con la fidanzata in Costa Smeralda, noleggiando yacht, aerei e suite. Non contento, Piazzolla (sempre con i soldi dell’attrice) avrebbe acquistato e rivenduto auto di grossa cilindrata - compresa una Ferrari e una Bmw - accreditando l’incasso sul conto dei suoi genitori. Infine, avrebbe venduto tre appartamenti della “Bersagliera” in via San Sebastianello, vicino a piazza di Spagna, per la cifra totale di 2 milioni e 100mila euro. Secondo la Procura di Roma, avrebbe sfruttato lo stato di vulnerabilità psichica dell’anziana diva per allontanarla dai parenti e depredare il suo patrimonio, che si arricchisce ogni anno di 100mila euro, tra pensione e diritti d’autore. Le accuse del primo processo, in cui Piazzolla è imputato per circonvenzione di incapace, riguardano gli anni che vanno dal 2013 al 2018.

 

Nel maggio 2020 è finito nuovamente a giudizio per lo stesso reato, perché avrebbe portato via dalla casa della Lollobrigida quadri, cimeli e arredi, per poi metterli all’asta con la complicità di un ristoratore romano, Antonio Salvi. Tra questi anche «Venere e Amore»: un dipinto di scuola francese della fine del ’700. Per giustificarsi, le aveva detto che i beni sarebbero stati spostati in un’altra abitazione in vista di lavori di ristrutturazione della villa. L’affare, però, non era andato a buon fine grazie all’intervento della Finanza, che da tempo seguiva i movimenti del giovane; il quale, in qualità di «consulente, convivente e uomo di fiducia» della diva, «unico suo punto di riferimento con il mondo esterno», avrebbe agito con «abilità e pervicacia fuori dal comune».
Ora alla 95enne è stato assegnato un amministratore di sostegno, in quanto «particolarmente vulnerabile e suggestionabile» - si legge nel capo di imputazione - e non in grado di amministrare autonomamente il suo patrimonio.

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