Gianluca Grignani e la lotta contro le dipendenze: «Per me sul palco non ci sono regole»

Gianluca Grignani e la lotta contro le dipendenze: «Per me sul palco non ci sono regole»
di Mattia Marzi
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Mercoledì 13 Luglio 2022, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 15:35

La cosa più punk che abbia mai fatto? «Sputare sulle dita della mano e poi passarle sulle corde della chitarra, davanti al pubblico», dice Gianluca Grignani. Di sicuro nella carriera di una rockstar come lui, che ha alternato grandi successi (soprattutto agli esordi: Destinazione paradiso del '95 arrivò a vendere due milioni di copie), guai giudiziari e apparizioni pubbliche da dimenticare, c'è sicuramente di peggio: quello che ha da raccontare sul suo passato, il 50enne cantautore milanese lo farà nel libro che sta scrivendo, anticipato dal coraggioso monologo con il quale ad aprile a Le Iene ha parlato della sua lotta contro le dipendenze. Intanto c'è un nuovo singolo, A Long Goodbye, e un tour estivo che vede Grignani tornare a incontrare il pubblico dopo anni turbolenti (stasera suonerà al Rock in Roma): «L'altra sera a Iglesias sono stato più tra la gente che sul palco», dice.

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È quello che ha fatto anche a Sanremo, con Irama.
«Avevo bisogno di un bagno di folla per riaprire una porta con il pubblico.

Ho guardato Irama e mi sono fiondato, senza pensarci due volte».


Le critiche legate al suo aspetto fisico l'hanno ferita?
«No, ci sono abituato. Ho letto tutto una settimana dopo. Hanno detto che ero gonfio: vero, avevo preso il cortisone per un abbassamento della voce. Alla fine si è parlato solo di me: è come se il Festival lo avessi vinto io. Per me non esistono regole quando si sale sul palco».

 


Sui social è tornato a circolare il video di una disastrosa esibizione alla finale del Festivalbar '95 con Falco a metà: litigò con il pubblico, sbraitò contro il cameraman, si voltò e se ne andò. Ricorda cosa accadde?
«Arrivai sul palco già nervoso. Fiorello (in gara con un remix di Un mondo d'amore, ndr) nel backstage mi aveva provocato, dicendomi cose che non posso riferire. Corsi sul palco. Mi introdussero dicendo le solite sciocchezze. Io volevo cantare e avevo chiesto di poterlo fare dal vivo. Avevo preparato un'esibizione particolare. Scoprii invece che c'era il playback. Mi infuriai».


Perché se la prese con il pubblico?
«Uno mi tirò una biglia: mi prese sotto l'occhio. Lo puntai. Volevo scendere e prenderlo a pizze, la sicurezza mi fermò».


Cosa prevedeva l'esibizione?
«Lo scoprirà a settembre: Amadeus, che conduceva quell'edizione del Festivalbar, mi ha dato la possibilità di ricrearla a Verona per Arena 60 70 80 90».


L'ha invitata anche al prossimo Sanremo?
«Non ancora. Se mi chiedesse di farlo da ospite, ci andrei. In gara no».


I tre dischi che aveva annunciato un anno fa che fine hanno fatto?
«Il primo arriverà a fine settembre: si intitola Verde smeraldo Cosa ne sai di me. Prima di far uscire gli altri due il 15 ottobre festeggerò i 25 anni de La fabbrica di plastica al Forum di Assago».


Fu il disco che segnò il suo passaggio da teen idol a rockstar.
«Non lo comprò nessuno: i pochi che ne hanno una copia l'hanno capito più di me».


Vasco l'ha omaggiata durante i suoi concerti citando L'aiuola su Ti taglio la gola: ha apprezzato?
«Certo. Siamo simili: c'è una base di ribellione comune. E poi ci piace ad entrambi godere tantissimo».


Si ha l'impressione che a lui e solo a lui sia tutto concesso, nell'era del politically correct. Altri sarebbero messi alla gogna, a cantare ti taglio la gola. Perché?
«Ha un bonus. E poi è furbo: cita l'aiuola nella sua canzone proprio per eludere le polemiche. Ha usato me per non essere messo alla gogna. Chi lo conosce bene dice che è un serpente ammaliatore».


I Maneskin?
«Vediamo cosa faranno. Io onestamente non li ho ancora compresi, musicalmente parlando: conosco due o tre canzoni, troppo poco per giudicare».


Chi è Grignani a 50 anni?
«Sono come il vino: più passa il tempo e più migliora».

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