Giancarlo Barzanti morto a 91 anni: il rugby di Roma piange un protagonista, fu anche manager della nazionale di Georges Coste Il ricordo di Pratichetti

Giancarlo Barzanti morto a 91 anni: il rugby di Roma piange un protagonista, fu anche manager della nazionale di Georges Coste
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 08:34

Addio a Giancarlo Barzanti, morto a 91 anni, a lungo protagonista del rugby romano sia come giocatore sia come allenatore. "Pirolo", che ha avviato al rugby migliaia di giovani, è stato anche manager della nazionale durante la felice era del ct Georges Coste. La Rugby Roma Olimpic Club 1930 - è scritto in un post su Facebook -  si stringe alla famiglia Barzanti per la scomparsa del caro Giancarlo. Prima giocatore, poi allenatore anche della Jaffa Rugby Roma nella stagione 1979/80". 

Una stagione, quella,  assai travagliata per il club bianconero ricco di assi come gli All Blacks, Andy Haden (rientrante e mezzo servizio con gli Harlequins di Londra) e Frank Oliver, promosso capitano dei romani.

Il fatto è che la società si trovò senza sponsor pesante come l'Algida e anche senza campo perché le venne negato il Flaminio mentre il Tre Fontane era in ristrutturazione e l'Acqua Acetosa sempre sovraffollato.

Per tutta la stagione Barzanti, agente di commercio che non accettò compensi per l'incarico pagando anzi la quota associativa, guidò quel gruppo di giocatori peregrinanti  fra terreni paludosi, senza docce negli spogliatoi o direttamente senza spogliatoi, e campi contesi fino all'ultimo ad altre società. Alla fine arrivò la salvezza (7° posto) e anche qualche soddisfazione contro squadroni del Nord, ma certo al di sotto delle possibilità tecniche di quella squadra che pure iniziò il campionato senza assi della prima linea come Bona e Altigieri, emigrati altrove.

Il ricordo di Carlo Pratichetti

Ben diverso lo scenario dei campionati 1964/65 e 1965/1966 dominati sì dalla Partenope ma con la Rugby Roma e il Cus Roma fissi al secondo posto grazie alla conduzione di Barzanti, sempre signorile nei modi anche nelle situazioni più complicate, in campo e fuori. Aveva giocato anche in Francia, a Chambery, entrando in contatto con tecnici di alto livello che stavano rivoluzionando il gioco e gli allenamenti. Strategie poi importate in Italia. Era stato anche consigliere federale. Un missionario del rugby che ha lasciato il segno non solo a Roma.

Il funerale sarà celebrato il 14 gennaio alle 14.30 a Castelnuovo di Porto.

Paolo Ricci Bitti

L'articolo pubblicato il 13 gennaio 

Addio a Giancarlo Barzanti

Prima di passare la palla a 91 anni a Castelnuovo di Porto, dove oggi alle 14.30 sarà celebrato il funerale, Giancarlo Barzanti ha cresciuto generazioni di rugbysti romani al Tre Fontane e soprattutto all'Acqua Acetosa che era diventata la sua seconda casa. Per decenni potevi andare lì a ogni ora del giorno e c'era sempre Pirolo che ti insegnava a divertirti giocando a rugby, sia nella versione dura con placcaggi e mischie, sia in quella leggera touch in cui per fermare l'avversario basta appunto toccarlo. Agente di commercio sempre signorile nei modi, elegante nel gioco delle terze linee che aveva affinato nella serie A francese a Chambery, Barzanti ha barrato ogni casella nel questionario del rugby. Giocatore (Roma Olimpic, in particolare, che ora lo ricorda con un bel post su Fb), allenatore, dirigente, consigliere federale e infine manager della nazionale dell'era felice di Georges Coste, quella che portato l'Italia nel Sei Nazioni. Da giocatore aveva imparato a non sottovalutare mai gli avversari, come lo avevano catechizzato i sudafricani che negli anni 50 sfidarono la Roma in viale Tiziano: doveva essere solo il XV universitario di Stellembosch in tour goliardico in Europa, invece scesero in campo pure 9 nazionali (Springboks) che mandarono all'ospedale tutto il reparto delle terze linee romane, Barzanti incluso. Da allenatore, facendo tesoro dell'esperienza francese, portò sia la Rugby Roma sia il Cus Roma a due secondi posti consecutivi nei campionati a metà degli anni 60 dominati dalla Partenope. E poi la salvezza nella travagliatissima stagione 1979/'80 in cui la Jaffa Roma si ritrovò senza campi per allenarsi e per giocare. E con la complicata gestione dell'asso All Black Andy Haden che il sabato andava a lucrare le sterline degli Harlequins a Londra tornando la domenica appena in tempo per vestire la maglia della Roma. Barzanti lascia la moglie Liliane e la figlia Veronique con le quali ha abitato per qualche anno a Montecarlo in una casa disegnata da Le Corbusier.

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