Giallini: «Roma è morta, c'è solo l'ego di chi pensa a mettersi sui social. E nessuno ti dice più buongiorno»

L'attore presenta “Il Principe di Roma” alla Festa del Cinema di Roma

Giallini: «Roma è morta, c'è solo l'ego di chi pensa a mettersi sui social. E nessuno ti dice più buongiorno»
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Sabato 15 Ottobre 2022, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 00:34

Marco Giallini parla di Roma. Della città. Senza giri di parole, come è nella sua natura. «Ricordo che mio padre, quando ero ragazzino, passava per le vie di Trastevere e i signori, seduti fuori sulle sedie a chiacchierare, si alzavano, e dicevano buongiorno, salutavano. Adesso ormai Roma è morta, non c'è più niente, c'è solo l'ego, la persona che pensa solo a mettersi sui social. Ci hanno fottuto». A fotografare l'immagine di una Capitale decadente è l'attore romano che, in un incontro serale nell'ambito della Festa del Cinema di Roma, racconta il nuovo film di cui è protagonista, Il Principe di Roma, diretto dal regista Edoardo Falcone e presentato in anteprima nella sezione Grand Public.

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La storia, ambientata Roma nel 1829, è quella di Bartolomeo, un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa.

Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Guidato da compagni d'eccezione dovrà fare i conti con se stesso e conquistare nuove consapevolezze. «Sognavo di fare un personaggio così, mi sono commosso, il finale mi ha toccato», dice Giallini. «Faticoso ma bellissimo e poi - scherza - c'è solo un “li mortacci tua in tutto il film». L'attore sottolinea poi il tema della pellicola: «Non è un film sociale, tema trito e ritrito, è un film di redenzione». E di film «esistenziale» parla anche il regista, Edoardo Falcone, che ha scritto il soggetto insieme a Marco Martani.

«Il tema è universale -spiega- e non strettamente collegato all'epoca L'essere umano è convinto di essere immortale, ma ad un certo punto sbatte contro la realtà e si rende conto che non è così». E sulla romanità, insita nel film, puntualizza: «Non volevamo fare un film di macchiette. Non volevamo contrabbandare la solita romanità, ma dare un po' di respiro alla romanità vista sempre e solo come coattagine». La pellicola, spiega dunque Falcone, «è un atto d'amore nei confronti della città». Nel cast tra gli altri anche Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini e Giuseppe Battiston.

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IL RACCORDO - «Mi è piaciuto molto fare questo film in costume, tra carrozze e cavalli. Sono entrato poi nella parte anche con gli spiriti, lo vedo un film alla Luigi Magni - dice Giallini -, ma Roma oggi dove sta? Io non ci vengo più volentieri, abito sul raccordo. La romanità non c'è più. Si trova solo nelle mura, nelle rovine, nell'architettura. La romanità come atteggiamento non la sento più, un tempo c'era la solidarietà, le persone avevano un cuore grosso»

E sui molti siparietti che raccontano nel film tradizioni romanesche, rivela: «Gran parte dei riferimenti sono veri. Il metodo per levarsi il malocchio esisteva davvero». Come protagonista, nessuno se non Giallini. «Ho scritto pensando a Marco Giallini, scelta obbligata - dice con convinzione Falcone - Perché incarna una romanità popolare. E dopo la terza volta che lavoro con lui, posso dire che sono proprio recidivo. Lui ha delle caratteristiche a livello attoriale, quel certo tipo di ironia cattiva, che fanno sì che a livello cinematografico Giallini è Roma». Un ultimo pensiero, il regista lo riserva alla crisi del cinema e al ritorno nelle sale (dove Il Principe di Roma uscirà il 17 novembre prodotto da Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Sky Cinema): «Bisogna combattere, provarci perché la sala è un'altra cosa. Questo è un film popolare per tutti, divertente che parla non solo a Roma ma a tutti. Gran parte degli attori non parlano romano, e temi sono universali. Spero che la gente lo capisca, e torni in sala a vederlo».

 

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