I video delle sue telecronache alle Olimpiadi per Giuseppe e Carmine Abbagnale con Peppiniello Di Capua, ma anche le notti a seguire l'incredibile storia (e lo scudetto) del Napoli di Maradona. Solo due dei momenti più iconici della carriera di Giampiero Galeazzi, morto all'età di 75 anni. Un volto e un modo di fare giornalismo che però ha cambiato per sempre il racconto dello sport in televisione e non solo. Le immagini di Seul, del 25 settembre 1988, sono ancora tra le più cliccate e condivise. Perché in pochissimi prima di lui erano riusciti a sublimare un'impresa del genere con una telecronaca così emozionante: in barca c'erano Giuseppe e Carmine Abbagnale, al microfono c'era lui. «Rinviene la Germania Est, ma la prua italiana è la prima. Andiamo a vincere, andiamo a vincere», disse salutando l'oro al termine di 4' di pathos assoluto. Poche ore più tardi fu Agostino a chiudere una giornata eterna per lo sport italiano: «Controlla a destra, a sinistra. Poi l’Italia taglia il traguardo».
«Era il linguaggio del cuore»
«È stato il linguaggio del cuore a vincere - ha raccontato negli anni -.
«Durante le Olimpiadi di Seul, all’apice della loro carriera sportiva, quando Giuseppe, Carmine e Peppiniello (Giuseppe Di Capua, il timoniere, ndr) realizzarono una grande vittoria sull’armo inglese, doveva esserci uno sciopero generale della Rai, ma io sono andato lo stesso, non potevo mancare tanta era la passione - raccontò Galeazzi -. Ero senza il documento di ingresso in sala stampa, ma mi fecero entrare ugualmente. Commentai la regata ed è uscito quello che è uscito».
Lo scudetto del Napoli di Maradona
Indimenticabile il 10 maggio 1987, il giorno in cui il Napoli vinse lo scudetto. E lui, che ne aveva seguito la cavalcata, ebbe un'idea geniale che portò al momento memorabile in cui Maradona intervistò i compagni: «Scesi negli spogliatoi seguito dalla mia troupe. Mi chiusi lì dentro senza che le altre tv potessero entrare. Poi quando arrivò la squadra il tocco giornalistico fu quello di lasciare a Maradona il microfono. Altri avrebbero intervistato i vari giocatori ma lasciar fare tutto a Diego aveva qualcosa in più e si è trasformato in showman. Fu un'idea vincente».