Fase 2, rivolta dei commercianti: «Chiudiamo». Protesta anche Vissani: «Plexiglass una farsa»

Fase 2, rivolta dei commercianti: «Chiudiamo». Protesta anche Vissani: «Plexiglass una farsa»
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 12:32

Piccoli imprenditori e commercianti alzano bandiera bianca e consegnano le chiavi dei loro locali nelle mani dei sindaci. Come a dire «è finita, così non possiamo andare avanti». È un disperato grido d'aiuto di tanti, tantissimi lavoratori che, davanti al nuovo decreto sulla fase 2, hanno deciso di alzare la voce. Tra loro anche lo chef Gianfranco Vissani che, insieme con altri colleghi, ha consegnato in modo simbolico le chiavi del suo ristorante al sindaco del comune umbro di Baschi. 

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«Il governo ci deve ascoltare - dice -, l'intero settore è in ginocchio». La mobilitazione - che ha preso il titolo di 'Risorgiamo Italià - è nazionale, dal Veneto alla Sicilia, e nei prossimi giorni si trasformerà in manifestazioni, prima virtuali e poi di piazza. La Confcommercio toscana, infatti, ha richiamato i propri iscritti a far sentire la loro voce per il 4 maggio, la data in cui entrerà in vigore il nuovo Dpcm e, dunque, saranno prolungate le chiusure di negozi al dettaglio, bar e ristoranti. Pronti a «proteste eclatanti» anche gli imprenditori umbri, mentre in Friuli Venezia Giulia, è stata lanciata una petizione online per chiedere al governatore, Massimiliano Fedriga, di «far valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire le imprese del terziario prima delle date fissate dal Governo». I commercianti del Lazio parlano di «una condanna a morte per migliaia di imprese», mentre in Trentino si teme una «crisi irreversibile». 


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La Confcommercio di Udine ha lanciato per domani, alle 12, un flash mob su Facebook che potrebbe essere l'ultimo avvertimento al governo prima di una protesta di piazza. In mattinata, nella martoriata Lombardia, una delegazione di commercianti ha consegnato le chiavi di duemila negozi, tra bar, ristoranti, cinema, parrucchieri ed estetisti, sfilando simbolicamente per le vie dello shopping. Un gesto che racchiude in sé la delicata situazione che sta vivendo l'intero settore. Ieri sera, in molte città italiane, i titolari dei negozi hanno lasciato le luci accese per protesta. Anche nella celebre piazzetta di Portofino, dove sono tornate ad illuminarsi le insegne dei ristoranti. A Sarzana, sempre in Liguria, è stato organizzato un flash mob in piazza a cui ha partecipato anche la sindaca, Cristina Ponzanelli. Sedie vuote, invece, sono state posizionate davanti alla sede del Comune di San Giovanni Rotondo, nel Foggiano.

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Su ognuna era stato apposto il nome di un'attività commerciale che rischia di non riaprire. A Palermo, oggi, le vetrine dei negozi sono state allestite con un manichino che indossa solo la mascherina e una croce con il nastro bianco e rosso e la scritta «La colpa non è nostra». «Il nostro è un grido d'allarme, siamo in ginocchio e lo Stato non ci sta aiutando», spiegano i commercianti, tra cui anche lo chef televisivo, Natale Giunta. Il caso finisce anche alla Camera, dove il deputato di Fratelli d'Italia, Marco Silvestroni, si è presentato con le chiavi di 340 esercizi commerciali del suo collegio, quello di Albano e dei Castelli Romani. «Quelle chiavi consegnate a Conte e ai suoi esperti - spiega -, sono i sogni le speranze e i sacrifici dei commercianti italiani, che hanno sempre fatto la loro parte pagando le tasse, difeso i loro dipendenti e retto l'economia della Nazione». Forza Italia, invece, chiede «una vera riduzione delle tasse» invocando un «un semestre bianco fiscale».

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