Famiglia ungherese gira il mondo in barca a vela per fuggire dalla pandemia: «Torniamo tra 5 o 6 anni»

Famiglia ungherese fugge dalla pandemia girando il mondo in barca: smart working e DAD nelle loro nuove vite
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Martedì 2 Febbraio 2021, 16:30 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 15:15

Durante l'estate, mentre il resto del mondo era impegnato a combattere la pandemia, una famiglia ungherese di quattro persone ha deciso di realizzare il proprio sogno: fare il giro del mondo a bordo della loro barca di 15 metri chiamata "Teatime".

Dopo aver salpato da un porto in Croazia lo scorso giugno 2020, hanno navigato intorno all'Italia e alla Spagna, facendo sosta per qualche tempo a Capo Verde prima di attraversare l'Oceano Atlantico. Dopo aver trascorso il Natale in Martinica, sono ad oggi ancorati a Marigot, sull'isola caraibica di St. Martin, aspettando di salpare senza alcuna fretta, verso nuove avventure in direzione del canale di Panama. Del resto la loro vita in barca è "rallentata", così come rallentate sono le vite di molte persone chiuse a casa in quarantena.

«Per me è un'esperienza fantastica poter passare molto più tempo con i miei figli, invece di tornare a casa tardi dal lavoro totalmente esausto», ha detto il 48enne Domonkos Bosze, che ha allestito un ufficio sulla barca per poter lavorare in smart working nel settore dell'IT. Un iper-smart working si potrebbe definire il suo.

«Il nostro percorso è abbastanza flessibile: fondamentalmente il meteo definisce la direzione da prendere, poiché le stagioni degli uragani e dei cicloni stabiliscono i limiti per la navigazione in ogni regione» ha aggiunto l'uomo. Lui e sua moglie Anna, appassionati di barca, avevano pianificato l'avventura molto prima dell'avvento del virus Covid.

Ma la pandemia è stato il momento giusto per partire, e la loro determinazione ha prevalso su tutte le preoccupazioni e i potenziali rischi.

Non sono mancate le difficoltà durante il loro lungo viaggio, finora la sfida più grande, stando al loro racconto, è stata una tempesta di sei ore affrontata durante la traversata atlantica. Ma anche in quell'occasione i quattro se la sono cavata, perdendo in mare solo un tostapane e un telefono satellitare. 

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Ma il loro non è un isolamento dalla pandemia o una fuga dalle regole, la famiglia Bosze segue infatti le modifiche alle normative del coronavirus in ogni paese in cui si reca, facendo i relativi test o affrontando la quarantena quando necessario.«Quando siamo arrivati ​​in Martinica abbiamo detto alle autorità che avevamo appena trascorso 16 giorni in mare aperto e l'hanno accettato come quarantena», raccontano.

Le due figlie seguono la scuola a distanza e, se possibile, vengono iscritte nelle scuole locali per familiarizzare con culture diverse. La loro barca "Teatime", chiamata così per l'abitudine della famiglia di sedersi per il tè e chiacchierare, è piena di scorte di cibo per qualsiasi evenienza. E mentre stare insieme tutto il tempo in uno spazio ristretto ha posto alcune difficoltà all'inizio, ora sull'imbarcazione tutto funziona in perfetta armonia.

La donna, Anna, ha detto che il viaggio le ha donato un'enorme senso di libertà anche se non mancano anche lì le cose da fare, come cucinare e maneggiare le vele se necessario. «Abbiamo visto i delfini saltare a prua della barca e nuotare con noi, con il mare totalmente calmo, così potevamo vederli chiaramente sott'acqua», racconta sorridendo uno dei tanti indimenticabili episodi.

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La durata del loro viaggio non è ancora definita. A seconda delle restrizioni Covid, prevedono di navigare prossimamente verso il Pacifico, e ad ora dicono che il loro viaggio potrebbe durare addirittura altri 5 o 6 anni, attraverso il Pacifico meridionale e l'Oceano Indiano.

Il diario di bordo del lungo viaggio è un sito internet, dove postano le loro foto e le loro avventure. Sono in molti gli affascinati alla loro follia itinerante, che grazie alla storia del "Teatime" riescono a continuare a sognare con la mente, dove fisicamente le restrizioni lo proibiscono.

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