Miccoli, i legami col figlio del boss e l'insulto a Falcone: la caduta dell'ex calciatore salentino. Ecco perché è stato condannato

L'avvocato: la scelta di costituirsi a Rovigo e non a Lecce per stare lontano da tutto e da tutti

L'ex calciatore Fabrizio Miccoli, in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso
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Mercoledì 24 Novembre 2021, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 20:39

La condanna di Fabrizio Miccoli - ex calciatore della nazionale italiana, 42 anni, originario di San Donato di Lecce, nel Salento - ha attraversato inalterata tutti e tre i gradi di giudizio, come l'ammontare della sanzione detentiva, rimasta inalterata fra Tribunale, Corte d'appello e Cassazione. Sempre e comunque tre anni e sei mesi di reclusione per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, esattamente la pena inflitta in primo grado con rito abbreviato (e dunque con lo sconto di un terzo per la scelta del rito). Davanti al gup del Tribunale di Palermo, competente per territorio, il rappresentante dell'accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione. La difesa, fino all'ultimo grado di giudizio, sempre e comunque l'assoluzione. Questo in sintesi. Ora i fatti.

Il recupero crediti grazie al figlio del boss

Perché Miccoli è stato condannato? Secondo l'accusa, l'ex bomber rosanero, tra il 2010 e il 2011 (Miccoli a Palermo ha giocato dal 2007 al 2013, dopo aver militato nelle file di Juventus, Fiorentina e Benfica e prima di approdare a Lecce, la sua terra di origine), avrebbe chiesto soccorso a Mauro Lauricella per aiutare un ex fisioterapista della squadra palermitana a recuperare un credito. La vicenda inizia quando l'ex fisioterapista, Giorgio Gasparini, cerca di riavere 20mila euro investiti nella discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine. Le difficoltà a tornare in possesso dei soldi lo spingono a rivolgersi a un altro giocatore per avere un consiglio e poi a Miccoli. Il fatto emerge nel corso dell'inchiesta per la cattura del padre di Lauricella, Antonio, detto "Scintillone", esponente di spicco nel quartiere della Kalsa, allora latitante. Gli inquirenti intercettano Miccoli e il figlio del boss. All'inizio del 2011 Miccoli dà a Gasparini una busta con tre assegni per otto mila euro. Per i pm la somma sarebbe stata ottenuta grazie alle pressioni del figlio del capomafia che, nel farsi dare i soldi, avrebbe fatto pesare i suoi legami familiari con Cosa nostra.

Mentre Lauricella ha scelto di farsi processare col rito ordinario ed ha avuto una condanna a 7 anni, Miccoli, giudicato in abbreviato, ha avuto 3 anni e sei mesi confermarti in appello. La procura inizialmente aveva chiesto l'archiviazione: fu il gip ad imporre l'imputazione. Ieri il rigetto del ricorso che ha messo alla condanna il suggello della Cassazione. 

L'oltraggio alla memoria di Falcone

Miccoli ha sempre negato di essere a conoscenza delle parentele mafiose di Lauricella e ha detto, durante il processo a carico del figlio del presunto boss, di essersi disinteressato della controversia. Ma prima ancora che dal processo, Miccoli era stato travolto dalle polemiche per i vergognosi insulti rivolti al giudice Giovanni Falcone da lui definito, nel corso di una conversazione intercettata, «un fango». Parole che anche molti tifosi che lo avevano idolatrato non gli hanno mai perdonato, pronunciate durante un incontro con Lauricella jr. «Vediamoci sotto l'albero di quel fango di Falcone», aveva detto riferendosi alla magnolia che si trova davanti a quella che fu l'abitazione del magistrato ucciso nella strage di Capaci del '92, e luogo simbolo di Palermo. A nulla sono servite le scuse e le lacrime dell'ex calciatore che ha anche più volte chiesto di incontrare la sorella del giudice Falcone.

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La scelta della reclusione «lontano da tutti»

Ieri Miccoli, attraversando tutta l'Italia partendo da Lecce, dove vive con la famiglia, si è costituito a Rovigo, uno dei migliori istituti di pena d'Italia. L'ex calciatore, dice il suo legale, l'avvocato Antonio Savoia, che lo ha accompagnato in carcere, «è un uomo distrutto». La decisione di Miccoli di costituirsi nel Veneto e non in Salento sarebbe da ricondurre alla volontà dell'ex calciatore di «stare lontano il più possibile da tutto e da tutti». Nel corso della sua carriera, dopo aver mosso i primi passi nelle giovanili del suo paese e poi del Milan, Miccoli ha giocato con Casarano, Ternana, Perugia, Juventus, Fiorentina, Benfica, Palermo, Lecce e Birkirkara, società calcistica maltese dove ha chiuso la carriera. Dieci le presenze nella nazionale Under 18, con cinque gol, e dieci in quella maggiore, con due reti. Nella stagione 2020-21 l'avventura da vice allenatore con la Dinamo Tirana.

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