L'addio di Fabio Fazio alla Rai tiene banco sui social e nel dibattito politico, con lo scontro tra il centrodestra, che ha mal digerito in questi anni "Che tempo che fa" e i dibattiti su attualità, migranti, diritti e oggi esulta, e il Pd che parla di «sconfitta» e di «brutta notizia per il Paese». Ma a 24 ore dal debutto del nuovo vertice, con le riunioni di questa mattina di assemblea e cda per la nomina del nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio, scatena anche uno strascico polemico tra l'Ad uscente, Carlo Fuortes, e il consiglio di amministrazione dell'azienda, in testa la presidente Marinella Soldi. Al centro dello scontro, il contratto del conduttore, in scadenza il 30 giugno, una questione posta da Fuortes nella riunione del consiglio del 5 maggio, quando l'Ad dimissionario ha ricordato che il 18 maggio sarebbe scaduta la prelazione per il rinnovo dell'accordo, anche se non si sarebbe mai arrivati a discutere di un'offerta.
Fabio Fazio: «Sono in Rai da 40 anni però non si può essere adatti a tutte le stagioni»
Il contratto
«L'uscita di Fazio dalla Rai è un danno all'azienda in termini di identità, qualità culturale e ascolti.
Approvazione che peraltro «ha valenza procedurale e non limita le responsabilità e possibilità dell'Ad nella cura dell'attività di gestione di programmi delle stagioni a venire. Nessuna proposta su contratti di programmi di rilevanza strategica o di particolare valore - come quello di Fabio Fazio - è stata portata all'attenzione del Cda, in questi ultimi mesi», ribadiscono la presidente e gli altri consiglieri. Ironizza, intanto, il vicepremier Matteo Salvini postando un'immagine di Fazio e Littizzetto con la scritta Belli Ciao, parodia del canto partigiano, mentre Maurizio Gasparri propone sarcasticamente alla Rai «di lasciare vuoto lo spazio televisivo mettendo un'immagine fissa al posto di Fazio. Come si può immaginare una televisione pubblica senza Fazio e senza i suoi dibattiti notoriamente equilibrati e privi di accenti polemici?». «L'uscita di Fazio è una sconfitta pesante per la Rai e per il servizio pubblico. Gravissimo il comportamento di chi ha voluto questo», replica dal Pd Francesco Verducci, componente della Vigilanza Rai. «La destra al potere sceglie di privarsene e fa un danno alla tv, alla cultura e all'Italia», twitta l'ex segretario Enrico Letta, mentre il leader di SI, Nicola Fratoianni, mette nel mirino Salvini: «I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Ci sono volte in cui non si può che dar ragione a Umberto Eco». E il leader di Azione, Carlo Calenda, definisce Fazio e Littizzetto «due protagonisti della comunicazione e della cultura», il vicepremier «un dilettante della politica». Contro Salvini anche Vittorio di Trapani, già segretario Usigrai e oggi presidente Fnsi: «Chi vuole davvero capire cosa sta accadendo in Rai, e cosa vuol dire il cambio di narrazione che questo governo vuole imporre occupando il servizio pubblico, deve leggere - con attenzione - il tweet di questo ministro della Repubblica italiana». Gli fa eco Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21: «Salvini lascia le impronte su un'uscita spintanea di Che tempo che fa».
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