Davide Rebellin morto, il ciclista travolto da un tir pirata mentre si allenava. Il fratello è stato il primo a soccorrerlo

Caccia al conducente del camion che dopo l’urto non ha soccorso il campione. Aveva chiuso la carriera 6 settimane fa a 51 anni. Il corpo riconosciuto dal fratello

Davide Rebellin morto, il ciclista travolto da un camion pirata mentre si allenava: aveva 51 anni
di Angela Pederiva
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Novembre 2022, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 15:30

Della sua gravel sono rimasti sull’asfalto il telaio accartocciato, due ruote fracassate, il manubrio contorto. Per identificare il suo corpo, trascinato per una trentina di metri, è stato necessario l’intervento del fratello Carlo: «Ho riconosciuto subito la bici, era lui». Così ieri a Montebello è morto, travolto da un camion-pirata, il professionista più longevo nella storia del ciclismo: Davide Rebellin, veronese di nascita, vicentino da sempre, padovano di maglia, nelle ultime due stagioni di una carriera trentennale terminata appena sei settimane fa per i calendari, ma mai archiviata nel suo cuore di appassionato.

 

Strade di casa

Nemmeno l’ombra del doping, che nel 2009 gli era costato due anni di squalifica prima dell’assoluzione nel 2015, era riuscito a spegnere il suo amore per la bicicletta.

Lo scorso 16 ottobre, nel suo ultimo sprint per la Veneto Classic organizzata dall’amico Pippo Pozzato, lo stesso 51enne (che ormai viveva da anni a Montecarlo) aveva confidato: «Sono felice di correre tra le strade di casa». Così doveva essere anche ieri mattina, in questi giorni in cui Rebellin era ospite della famiglia a Madonna di Lonigo, dove il compianto papà Gedeone gestiva il bar “Ultima tappa”, per una visita alla mamma Brigida e ai fratelli Stefano, Simone e Carlo. Ha raccontato quest’ultimo, al microfono di Tva: «Davide era qua da qualche giorno ed era uscito come al solito. Dovevo andare anch’io con lui, ma fra un impegno e l’altro non ero riuscito. Poi ho ricevuto una chiamata alle 2 del pomeriggio, mi hanno detto che c’era stato un incidente con un ciclista. Sono andato sul posto e ho visto questa scena».

 
 

La ricostruzione

Pietosamente coperto da un lenzuolo, il cadavere giaceva da un paio d’ore sulla Regionale 11, nei pressi dello svincolo autostradale. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, il mezzo pesante che ha travolto Rebellin era appena uscito dall’A4 e aveva imboccato la rotatoria, diretto al piazzale del ristorante “La Padana” e in quel momento ha investito il corridore. Stando alla testimonianza di un automobilista, il conducente del Tir rosso ha fatto manovra ed è ripartito senza fermarsi. Saranno probabilmente i filmati delle telecamere a dire se l’autista non si sia accorto dell’urto, o se abbia volontariamente tirato dritto, il che aggiungerebbe le ipotesi di fuga e omissione di soccorso a quella di omicidio stradale. Vano, infatti, è stato l’intervento dei soccorritori sul posto. Recuperato il corpo del ciclista, in tutta la zona è andata avanti la ricerca del camionista che si è dato alla fuga.

 

Il cordoglio

Vasto, come prevedibile, il cordoglio nel mondo del ciclismo. «Ci ritroveremo tutti e continueremo a pedalare sulle strade dell’infinito…», ha detto Mario Cipollini, che esordì nelle gare che contano proprio con lui. «Non si era mai visto un ciclista correre per 30 anni: Davide era la passione per il ciclismo fatta persona», ha sottolineato l’ex ct azzurro Davide Cassani. Secondo i dati dell’Associazione sostenitori Polstrada, sono 103 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade italiane nei primi otto mesi dell’anno. Vincenzo Nibali, compagno di Rebellin in nazionale, si diceva ora favorevole all’obbligo della distanza minima di un metro e mezzo nel sorpasso di una bici: «Anche a me anni fa è capitato di essere “stretto” dal rimorchio di un camion in una curva». Ora tocca alla politica. «Sono turbata e rattristata dalla notizia», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. «Spero che il suo esempio di passione possa essere seguito dai ragazzi», ha commentato il governatore Luca Zaia. 

Veganesimo e gatti

Ieri pomeriggio Rebellin avrebbe dovuto incontrare il sindaco Pierluigi Giacomello: «C’era da organizzare la festa di fine carriera prevista per aprile, una biciclettata con le associazioni e i ragazzini». Il campione condivideva con la moglie Fanfan Antonini la passione per il veganesimo e per i gatti. Ne aveva tre e li aveva ribattezzati in omaggio al suo personale triplete del 2004, quando in una manciata di giorni aveva inanellato le vittorie di Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, diventando così il primo ciclista in grado di conquistare le tre classiche delle Ardenne in una sola settimana. Ora lo piangono anche loro: Amstel, Flèche e Liège. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA