Davide Rebellin, chi era: una vita in bicicletta, i successi nelle "classiche" e l'incubo doping lungo 7 anni

Davide è stato argento alle Olimpiadi di Pechino del 2008, ma la medaglia gli è stata revocata per positività al Cera. Poi però è stato assolto nel processo penale dopo una battaglia lunga 7 anni

Davide Rebellin, chi è: una vita in bicicletta, i successi nelle classiche e l'incubo doping lungo 7 anni
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Mercoledì 30 Novembre 2022, 15:45 - Ultimo aggiornamento: 16:59

Una vita sulla bicicletta, perché ha corso più di tutti, fino ai 51 anni. Indimenticabili le vittorie di un'edizione dell'Amstel Gold Race (nel 2004), tre della Freccia Vallone (nel 2004, 2007 e 2009) e una della Liegi-Bastogne-Liegi (nel 2004), oltre a una tappa al Giro d'Italia, dove ha indossato anche la maglia rosa. Davide Rebellin, campione di ciclismo, è morto travolto da un camion a Montebello vicentino (Vicenza). Secondo la prima ricostruzione il mezzo pesante uscendo dal vicino svincolo dell'autostrada avrebbe colpito e travolto l'uomo in sella alla bicicletta, deceduto all'istante.

Davide Rebellin, la carriera: una vita in bicicletta

Davide Rebellin nasce il 9 agosto 1971 e monta per la prima volta in bicicletta a dieci anni grazie alla passione di suo padre Gedeone. Dopo alcune vittorie da giovanissimo e da allievo iniziano ad arrivare le prime grandi soddisfazioni tra le quali, una medaglia d'oro ai Mondiali juniores su pista a Mosca.
Passato dilettante vince il mondiale militari, il Giro delle Regioni, i Giochi del Mediterraneo e la medaglia d'argento ai mondiali per dilettanti a Stoccarda. Subito dopo le Olimpiadi del 1992, dove vince il suo compagno di stanza Fabio Casartelli, approda tra i professionisti con la MG Bianchi ed è subito un rodaggio duro e faticoso; ottiene una miriade di piazzamenti, ma la prima vittoria arriva nel 1993 con la classifica finale della Hofbrau Cup. La seconda affermazione l'ottiene nel 1995 al suo quarto ed ultimo anno con la MG: vince la tappa di Merano al Giro del Trentino.

Nel 1996 passa alla Polti e realizza un sogno: vince la tappa di Monte Sirino e indossa la maglia rosa al Giro d'Italia, la porta per sei giorni poi ha una crisi, ma riesce a concludere il Giro con un discreto sesto posto nella classifica finale. Nel 1997 accetta di correre per una squadra francese la Française des Jeux; decide di tentare per il Tour de France, ma per una leggerezza dettata dall'inesperienza fallisce l'obiettivo; quel Tour diviene un calvario. I suoi tecnici, Madiot e Gallopin, gli rinnovano la fiducia e lui li ripaga vincendo due gare di Coppa del Mondo subito dopo il Tour: la Classica di San Sebastian e il G.P. di Svizzera. Nel 1998 , ritorna in Italia, di nuovo come nel 1996 con il Team Polti, programma le classiche, ma un infortunio gli impedisce di disputarle. Si rifà vincendo una tappa al Giro della Svizzera, la Tre Valli Varesine e il Giro del Veneto.

Nel 1999 sempre nel Team Polti, si aggiudica una tappa e la classifica finale del Giro del Mediterraneo, una tappa al Criterium International, il Trofeo dell'Alto-Var, il Giro del Veneto (per la seconda volta) e il Giro del Friuli, convocato per il mondiale di Verona cade al settimo giro, si frattura due costole e perde il finale di stagione.

Nel 2000 ottiene una miriade di piazzamenti (ben nove secondi posti) e vince per la terza volta il Giro del Veneto; corre con la Liquigas-Pata di Fabio Bordonali trovando un bellissimo ambiente.
Il 2001 è la sua migliore stagione da professionista: vince 11 corse, concludendo la stagione al terzo posto nella classifica mondiale UCI; gli manca forse una vittoria di peso, una classica per intendersi, ma il Giro di Romagna, il G.P.

di Larciano, il G.P. Industria e Commercio, la Tirreno-Adriatico e il Giro del Mediterraneo sono vittorie di buon spessore.

Nel 2002 lascia la Liquigas-Pata e si trasferisce nuovamente all'estero, in Germania alla Gerolsteiner. Non mancano i buoni risultati e ottiene due vittorie: il G.P. Camaiore e la Luk-Cup Buhl. Chiude l'anno al 9° posto nella classifica UCI e rimane il punto di forza della formazione tedesca per l'anno successivo. Il 2003 è per il veneto un anno positivo; senza grossi acuti vince tre corse (tappa Parigi-Nizza, Rund um den Henninger Turm Frankfurt e G.P. Industria e Commercio di Prato) ma ottiene anche degli ottimi piazzamenti (4° Amstel Gold Race, 2° Amburgo e 3° Giro dell'Emilia) che gli consentono di riconfermarsi come uno dei migliori ciclisti del mondo e numero 5 della classifica UCI.

Nel 2004, confermatissimo nella squadra tedesca, inizia la stagione alla grande e stabilisce lo storico record di vincere tre grandi classiche in una sola settimana, cosa mai riuscita a nessuno prima d'ora. Domenica 18 aprile l'Amstel Gold Race in Olanda, mercoledì 21 la Freccia Vallone in Belgio e poi domenica 25 ancora in Belgio la Liegi-Bastogne-Liegi. Questi splendidi risultati gli consentono di lottare fino alla fine della stagione per vincere l'ultima coppa del mondo, che però gli sfugge solo all'ultima corsa a favore di Paolo Bettini.

Nell'estate arriva la delusione della mancata convocazione per le Olimpiadi di Atene e deluso poche settimane dopo annuncia che correrà i Mondiali, che si svolgeranno sulle strade di casa sua, con i colori dell'Argentina. Lo stupore è generale; i rapporti con il CT della Nazionale italiana Ballerini sono deteriorati e Davide è sempre più convinto della sua scelta. Purtroppo il passaporto argentino non giunge in tempo per il giorno della gara e Davide deve rinunciare a partecipare al mondiale. Finisce la stagione con 6 vittorie, il secondo posto nella classifica di Coppa del Mondo e il sesto nel ranking UCI.
Nel 2005 Davide ottiene una sola vittoria (una tappa del Brixia Tour), ma grazie agli ottimi piazzamenti (4° all'Amstel Gold Race, 3° alla Freccia Vallone, 5° al Giro di Lombardia) ottiene il 3° posto nella classifica Pro Tour. Il 2006 è l'anno della ritrovata convocazione per i Mondiali, dove recita un importante ruolo per la conquista, ad opera di Paolo Bettini, della maglia iridata. Ad ottobre trionfa sulle durissime rampe del San Luca, conquistando il Giro dell'Emilia.

 

La battaglia doping lunga sette anni

Nel 2008 conquista la sua prima Parigi-Nizza, terminando davanti a Rinaldo Nocentini per soli 3 secondi, distacco minimo nella storia della corsa a tappe francese. Il 9 agosto seguente ai Giochi olimpici di Pechino, nel giorno del suo trentasettesimo compleanno, si aggiudica la medaglia d'argento nella prova in linea, superato in volata a pochi metri dal traguardo dallo spagnolo Samuel Sánchez, al termine di una fuga durata una quindicina di chilometri che aveva coinvolto, insieme ai due, un ristretto numero di corridori, tra i quali l'elvetico Fabian Cancellara, terzo al traguardo. Partecipa come co-capitano della nazionale italiana ai campionati del mondo di Varese: conquista un quarto posto, suo miglior risultato in un mondiale. Salta quindi il Giro di Lombardia a causa del ritiro del suo gruppo sportivo, la Gerolsteiner, dopo una serie di positività al doping. 2009-2010: la squalifica e la successiva assoluzione Davide Rebellin al Gran Premio di Francoforte 2008 Dopo lo scioglimento della Gerolsteiner per il 2009 si accasa alla Diquigiovanni-Androni Giocattoli di Gianni Savio.

Dopo un avvio di stagione con le vittorie di Benahavís e Antequeraalla Vuelta a Andalucía e una successiva fase di leggero appannamento, torna in aprile nelle classiche del Nord, conquistando sul Muro di Huy la sua terza Freccia Vallone. Il 28 aprile seguente, però, Rebellin risulta positivo al CERA, in seguito a nuove e più rigorose analisi effettuate su campioni di sangue prelevati durante i Giochi olimpici e congelati. Il 17 novembre il CIO ritiene revocato l'argento olimpico vinto dall'atleta e ne ordina la restituzione. L'atleta il giorno successivo, tramite i suoi legali, annuncia di volere impugnare la sentenza.Il 23 dicembre concede un'intervista alla Gazzetta dello Sport durante la quale denuncia anomalie nelle procedure del CIO. Il 30 luglio 2010 il TAS conferma la sentenza del CONI. Durante il periodo di squalifica, nel 2009, è stato reso pubblico un filmato, relativo al 2001, in cui Rebellin veniva ripreso da telecamere nascoste mentre cercava di procurarsi sostanze dopanti illegali da alcuni medici: il filmato non venne però usato per l'incriminazione di Rebellin a causa del ritardo con cui le autorità presentarono tale prova, ma contribuì a gettare ulteriore discredito sulla carriera del ciclista. Dopo sette anni, il 30 aprile 2015, venne assolto dalle accuse di doping ed evasione fiscale in quanto «il fatto non sussiste».

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Gli ultimi successi

Tornò a correre nel 2011 ma mai in una squadra di prima fascia. Le sue ultime vittorie nel 2017 (Giro di Indonesia, Tour dell’Iran) e nel 2018 quando conquistò una tappa al Giro d’Algeria a 46 anni compiuti. Dopo una turbolenta separazione dalla moglie-manager Selina, Rebellin aveva trovato una nuova compagna, organizzava stage in bicicletta per amatori alle Canarie e proponeva sul suo sito ricette vegane adatte agli sportivi. 

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