Zaia, Crisanti e la guerra delle intercettazioni sul caso tamponi. Il virologo: «Lascio l'università di Padova»

Nei giorni in cui sono emerse anche alcune dichiarazioni del governatore da una telefonata intercettata in cui si parlerebbe di portare l'esperto «allo schianto».

Crisanti lascia l'università di Padova dopo le intercettazioni di Zaia sul caso tamponi
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 11:23

«Lascio l'università di Padova. La decisione è dovuta al fatto che, se gli avvocati identificheranno delle responsabilità di carattere penale, sulle quali nel caso ho tutta l'intenzione di andare a fondo, non voglio mettere in imbarazzo l'ateneo che fra le altre cose si trova anche in una situazione di collaborazione istituzionale con la Regione Veneto». A spiegarlo all'Adnkronos Salute è il microbiologo, oggi senatore Pd, Andrea Crisanti, parlando dell'indagine in corso sui tamponi rapidi in Veneto, nei giorni in cui sono emerse anche alcune dichiarazioni del governatore Luca Zaia da una telefonata intercettata in cui si parlerebbe di portare l'esperto «allo schianto».

 

 

Crisanti lascia l'università di Padova

Le carte per l'addio all'università, e nello specifico al ruolo di professore ordinario di microbiologia e microbiologia clinica (non era più direttore del Dipartimento di medicina molecolare da quando era andato in aspettativa), sono pronte, assicura Crisanti, che ha già parlato della decisione ai vertici.

 

 

 

 

Le intercettazioni

«Poi - aggiunge Crisanti - nelle intercettazioni si fanno anche allusioni a nomi di docenti dell'università e quindi stiamo cercando di verificare se esistono anche coinvolgimenti di colleghi».

L'esperto spiega che sono queste le motivazioni che lo hanno portato a maturare la scelta di lasciare l'ateneo. «L'università di Padova, come ho già detto, intrattiene tutta una serie di rapporti istituzionali con la Regione ed è chiaro che, avendo io ricoperto una posizione così importante e avendo allo stesso tempo, in questo momento, anche una posizione di carattere politico, non voglio creare una situazione di imbarazzo all'università. Perciò lascio, probabilmente da oggi. La lettera è pronta, ho accennato la decisione al Rettore e adesso sto verificando tutti i dettagli». Rispetto a quanto emerso dalle indagini in corso, «chiaramente ho intenzione di andare avanti», conclude, spiegando di non voler «aggiungere nulla di più» per commentare le parole del governatore veneto Luca Zaia.

 

 

Sanità Regione Veneto: «Abbiamo preso decisioni corrette»

«Riteniamo necessario, doveroso, stabilire una serie di punti fermi a difesa di chi ha lottato con il Covid per lunghi anni, prendendo decisioni che anche i più autorevoli organi a livello nazionale e internazionale hanno decretato corrette, a tutela dei professionisti della sanità e del mondo accademico che li ha affiancati». Inizia così la nota dettagliata, a firma Sanità Regione Veneto, in relazione allo scontro che vi sarebbe stato tra il Governatore Luca Zaia e l'allora direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'Università di Padova Andrea Crisanti in relazione all'attendibilità dei test rapidi antigenici, sui quali la Procura di Padova ha aperto una inchiesta indagando Roberto Rigoli, ex coordinatore delle Microbiologie del Veneto e Patrizia Simionato, ex dg di Azienda Zero. «Lo facciamo dal punto di vista scientifico, senza entrare nel merito della comunicazione politica, ma dicendo con chiarezza che quanto espresso anche quest'oggi dal Senatore Crisanti non rappresenta la realtà delle cose» afferma il dottor Gianluigi Masullo, direttore generale (facente funzioni) della sanità regionale. «La strategia della Regione del Veneto, tesa al perseguimento dell'obiettivo ultimo di prevenire il più possibile contagi, ricoveri e decessi, si è sempre fondata, fin dalle prime fasi dell'emergenza pandemica, su indicazioni tecnico-scientifiche di livello internazionale e nazionale - viene spiegato da Masullo - . Il cardine della strategia regionale è sempre stato l'individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al SARS-CoV-2, anche asintomatici, per l'adozione tempestiva delle misure di sanità pubblica, sentita la direttrice del Dipartimento di Prevenzione, la dott.ssa Francesca Russo». I vertici della sanità veneta ricordano «che nei periodi più critici della pandemia la massima capacità dei test molecolari era di 23 mila unità al giorno. A fronte di una richiesta di prestazioni che arrivava ad oltre 170 mila tamponi al giorno: considerati 30 mila ospiti case di riposo, 54 mila ai dipendenti della sanità, cui si aggiungevano tutti i ricoveri e gli accessi nei Pronto Soccorso. E, ovviamente, quelli richiesti dal resto dei cittadini veneti». «Prendendo ad esempio il 15 gennaio del 2022 sono stati effettuati 24.832 test molecolari e 164.189 test antigenici - continua il documento regionale - . Con un numero di positivi di 13.094 persone, la maggioranza dei quali emersi proprio dai test rapidi».

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