Coronavirus, il declino degli influencer: tanti follower, zero incassi

Coronavirus, il declino degli influencer: tanti follower, zero incassi
di Francesco Malfetano
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Lunedì 23 Marzo 2020, 11:02 - Ultimo aggiornamento: 14:30

Niente foto al mare né dei primi fiori primaverili. Nessun panorama esotico al tramonto e neppure un più tradizionale piatto di carbonara al ristorante. In Italia la clausura forzata da coronavirus sta riscrivendo la quotidianità non solo di milioni di persone comuni, ma anche degli influencer. Così molte star dei social usano la propria visibilità per sensibilizzare e raccogliere fondi - 4,3 milioni di euro dai Ferragnez ad esempio - proprio mentre le loro foto patinate ora hanno come sfondo un divano e l'hashtag #iorestoacasa. E i video su YouTube tornano a essere girati nelle camerette, esattamente da dove qualche anno fa era partita la rivoluzione dell'intrattenimento sul web.

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IL COMPARTO
Rinchiusi in casa i creatori di contenuti vivono un paradosso: il pubblico si moltiplica di ora in ora, complice la noia che attanaglia le giornate, ma loro non vengono pagati per intrattenerlo. Per questo studiano come inventare tendenze e superare quella che rischia di essere la prima crisi del settore. Un comparto che, nel 2019, in Italia ha raggiunto il valore di 241 milioni di euro e che secondo uno studio di Izea, la più importante agenzia di influencer marketing americana, subirà un calo dei fatturati del 25%.
«In realtà possiamo anche vederla come un'occasione per parametrare di nuovo questo mondo». A spiegarlo è Matteo Maffucci, popstar degli Zero Assoluto, tra i fondatori di One Shot, l'agenzia che si occupa di influencer come Gordon (750 mila follower su Instagram) e tiktoker come Elisa Maino (4,8 milioni di seguaci). «Il coronavirus li ha riportati nelle camerette - spiega - ma con più concorrenza e un pubblico più ampio». In pratica sarà «la qualità dell'intrattenimento» a stabilire chi ha ancora valore per le aziende che torneranno attirate dall'aumento delle interazioni (+70% per Izea). «Questo può avere una portata epocale per il settore - aggiunge - gli utenti in più non sono i millennial ma gli over 60, quelli che fino ad oggi hanno flirtato con il web senza viverci sopra e che hanno capacità di spesa differenti».
In attesa che la rivoluzione si compia però, soprattutto chi si occupa di viaggi, di cibo o di eventi, oggi è senza lavoro. Centinaia di influencer continuano a fidelizzare il pubblico reinventandosi, quindi investendo sulla visibilità futura, ma facendo a meno di quei circa 300 o 600 euro con cui, in media, vengono pagati per ogni post stando alle stime dell'Osservatorio Nazionale Influencer Marketing. Cifre lontane dai compensi delle grandi star - servono 12 mila euro per un post di Chiara Ferragni ai suoi 19 milioni di follower - ma che permettevano a questi utenti di vivere con l'influencer marketing.

L'IGNORANZA
«Le aziende hanno dipendenti e costi fissi da sostenere tra cui non rientrano di certo gli influencer, sono i primi ad essere stati tagliati». A parlare è Francesco Facchinetti che da capo della NewCo management cura l'immagine di decine di star del web. «C'è una grave crisi - dice - perché le aziende investono in rete per vendere nei negozi fisici, senza questo passaggio ora spegniamo tutto. Io ho costruito una realtà solida che a gennaio 2020 ha fatturato quanto i primi 3 mesi del 2019, ma questo mese di marzo 0 totale». Tuttavia è solo «una fase» perché «le aziende capiranno che il digitale è il canale giusto per ripartire». Intanto è bene che gli influencer imparino «a stare zitti» dice lanciando il motto «l'ignoranza fa più vittime del virus»: «Pazienza se qualcuno di loro dovrà cambiare stile di vita e postare meno con tanta gente online».

LE COMPETENZE
«In pratica tutti i progetti in cantiere fino a luglio sono sospesi», aggiunge Pietro Contaldo, presidente di Igers Italia, associazione degli Instagrammer. «Se stiamo realizzando un percorso di comunicazione fatto in più mesi che magari termina con un evento, non ha più senso portarlo avanti» anche se «le interazioni sono a mille, non c'è modo di monetizzarle».

A meno che non ci si voglia reinventare, «restando però coerenti con il proprio pubblico». Dorian Pellumbi ad esempio, 33enne bolognese, è un fotografo freelance da 200 mila seguaci su IG. «Oggi sono a piedi - spiega - il mio lavoro consiste nell'essere in giro ogni settimana con enti turistici o brand. Tutte realtà che sono paralizzate». Per questo negli ultimi post Pellumbi ha iniziato vendere le sue competenze piuttosto che le sue foto: «Ho realizzato un pacchetto di filtri da scaricare a pagamento che permette a chi mi segue di emulare il mio stile. È un modo per arrangiarsi».

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