Checco Zalone a teatro con “Amore + Iva”: «Anche stavolta creerò polemiche»

«Affronterò temi scottanti: ho capito che se fai una cosa per piacere a tutti non funzionerà mai. È difficile prendere in giro qualcuno senza essere banale, perciò imiterò Putin»

Checco Zalone a teatro con “Amore + Iva”: «Anche stavolta creerò polemiche»
di Ilaria Ravarino
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Martedì 8 Novembre 2022, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 06:52

FIRENZE - «Mi aspetto polemiche, parlerò di temi scottanti. Ormai ho capito che se fai una cosa per piacere a tutti non funzionerà mai». Divide (le opinioni) et impera: ecco, ridotto all’osso, il Checco Zalone pensiero. Di ritorno a teatro undici anni dopo il Resto Umile World Tour, e a due anni dal trionfo al botteghino del suo quinto film, Tolo Tolo, Luca Medici, alias Checco Zalone, 45 anni, esordirà stasera al PalaWanny di Firenze con Amore + Iva: uno spettacolo-evento con cui il comico pugliese attraverserà in 72 date l’Italia, forte di 100.000 biglietti venduti e una corte di trenta persone al seguito.

I BIGLIETTI
«Dà lavoro a tante famiglie», sintetizzava ieri il suo potente manager, Lucio Presta, seduto alla destra dell’artista, ricordando che «i biglietti hanno un prezzo calmierato (intorno ai 40 euro, ndr) che permette a più persone possibili di vederlo».

Non è una novità: era già successo undici anni fa, quando Zalone pretese per il suo pubblico biglietti «dai 40 euro in giù». Da allora, però, qualcosa è cambiato: «È diventato più difficile trovare prede da prendere per il culo - ha detto Zalone - i personaggi reperibili, quelli che trovi anche sui social, sono poco interessanti. L’apice del Resto Umile World Tour era l’imitazione di Roberto Saviano: allora era intoccabile e prenderlo in giro un atto irriverente. Oggi chi puoi prendere per il culo senza essere banale?». La risposta la fornisce lui stesso: «Farò l’imitazione di Putin - dice - ma sarà un Putin quasi buono, che si redime. Una specie di omaggio a Il Grande Dittatore di Chaplin in dialetto bitontino».

Tornerà qualche cavallo di battaglia, come il trapper Ragadi che vive «le sofferenze di un passato in cui non era ricco», ma lo spettacolo sarà «praticamente solo di inediti», con molti omaggi musicali: a Enzo Jannacci, «ho riscritto la sua Vincenzina e la fabbrica pensando alle Vincenzine di oggi, le influencer con lo smartphone», a Celentano e Mina, «per loro ho composto la canzone Arteriosclerosi su due ottantenni che rinnovano il loro amore ogni giorno perché non si riconoscono», e ancora «Vasco che reinterpreta Mahmood» e il maestro Muti. Il cuore dello spettacolo sarà, ancora una volta, non tanto la satira dei famosi quanto il racconto impietoso dell’italiano comune. «Parlerò di amore, integrazione e diritti civili. L’idea di uno spettacolo mi è venuta lo scorso febbraio, quando una signora disperata si rivolse a me perché voleva adottare una famiglia ucraina, ma erano finite tutte ed erano rimaste solo siriane. Parlerò dell’ipocrisia borghese che ci ha pervasi».

SANREMO
Altri argomenti potenzialmente esplosivi, «i migranti e l’accoglienza», «le adozioni arcobaleno» e «una parte in cui mi permetto del sano maschilismo, perché abbiamo al governo una donna e il pubblico ama il sessismo». Di politica in senso stretto, però, Zalone non ha voglia di parlare: glissa sul governo Meloni («Non so niente, non vedo la tv»), su Matteo Renzi invitato allo spettacolo («Lo prenderò per il culo»), e in generale si dice «speranzoso. Il mio lavoro era più interessante quando Berlusconi era in auge, diede da mangiare a tanti comici». Niente Sanremo bis per lui («No no, non ci torno») e nemmeno il cinema, cui preferisce, per ora, «la libertà» garantita dal teatro: «Il cinema italiano? Non sono andato a vederlo. Mi pare che si siano moltiplicati i contenitori, ma i contenuti non sono all’altezza. Ma se mia madre, che è una donna di settant’anni, è capace di andare su qualunque piattaforma, come possono pensare che la gente torni in sala? E comunque, cazzi loro: io adesso mi occupo di teatro». Come non dargli ragione.

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