Cesare Cremonini si racconta: la schizofrenia, i Lunapop, il lavoro, l'amore. Bilanci che ha messo nero su bianco nel suo primo libro, “Let them talk”, lasciali parlare, in uscita il primo dicembre. Il titolo gliel’ha suggerito il suo psichiatra, racconta in un’intervista sul Corriere della Sera, riferendosi ai mostri che il cantautore bolognese continuava a sentire dentro di sé. «Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. “È questo?”, chiese. Era quello». La diagnosi, pesante, di schizofrenia. «Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua», continua. È stato il periodo più buio, spiega Cremonini, ossessionato dalla musica, sempre chiuso in studio: «Superai i cento chili. Non facevo più l’amore, se non da ubriaco. Avevo smesso qualsiasi attività fisica». Poi pian piano la cura. Se l’ossessione era il lavoro, il consiglio dello psichiatra fu quello di uscire, camminare all’aria aperta. Cesare così non si è più fermato. E oggi? «Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna».
In “Let them talk” c’è spazio anche per l’amore. Le tante donne da cui è fuggito, il ricordo di Erica: «Non è bello quando scopri che la donna che ami, la tua musa, si è messa con uno dei tuoi migliori amici. Si sono pure sposati. Poi però si sono lasciati». Il presente, invece, si chiama Martina Maggiore: «Ho capito che gli amori finiti si superano quando non è più necessario dimenticarli, ma vai avanti portando con te il ricordo della persona che hai amato». Il successo improvviso e annebbiante dei Lunapop. A 19 anni: «Violavamo tutte le regole dello spettacolo.
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