Carlo Verdone e l'amore che lo lega alla Sabina fin da bambino: «Il nuovo libro scritto in gran parte nel Reatino»

Carlo Verdone e l'amore che lo lega alla Sabina fin da bambino: «Il nuovo libro scritto in gran parte nel Reatino»
di Sabrina Vecchi
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Martedì 23 Febbraio 2021, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 10:51

La vita di Carlo Verdone è una cassaforte piena di gemme. Uno scatolone di casa si rompe, chiede di essere aperto, ne escono fotografie, biglietti, poesie «che neppure ricordavo», episodi «che avevo accantonato, ma ora chiedevano di essere raccontati». Nasce così il suo ultimo libro autobiografico La carezza della memoria, edito da Bompiani, scritto in gran parte nella Sabina reatina, che arriva dopo nove anni dal precedente, La casa sopra i portici, presentato al Premio letterario Città di Rieti in un'affollatissima quanto memorabile serata al teatro Flavio Vespasiano: «Ricordo perfettamente, ricevetti un abbraccio veramente magnifico da parte del pubblico, voglio bene a questi luoghi, siete molto carini con me». La Sabina di Rieti ricorre più volte anche in questo libro struggente, che l'autore definisce «pacato e poetico, in antitesi con il terribile presente che stiamo vivendo».

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Pubblicato da Carlo Verdone su Sabato 2 settembre 2017

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Scorrono tra le pagine gli amori di gioventù, i primi difficili passi verso una carriera straordinaria. «È un mosaico di periodi e di storie, ho voluto raccontare con poesia la bellezza di certe persone che ho incontrato, di certe anime, di certi posti. Un libro nato come un rifugio nella nostalgia di ciò che è avvenuto, scritto proprio per allontanarmi da ciò che metteva paura: il virus, il lockdown, la solitudine. È stato una carezza per la mia anima e mi auguro lo sia anche per i lettori». Pagine nate per tre quarti nell'amata casa di campagna che la famiglia Verdone possiede da anni in Sabina: «L'ho scritto nella biblioteca di mio padre, sullo stesso grande tavolo degli anni Venti su cui scrissi anche Bianco rosso e Verdone e Un sacco bello.

La Sabina ricorre sempre, gran parte dell'estate l'ho trascorsa lì, anche perché non potevo più camminare prima dell'intervento alle anche».

Carlo Verdone in Sabina

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LA SEMPLICITÀ


E se a Roma l'incontro con la celebrità a volte diventa compulsivo, in Sabina Verdone è semplicemente Carlo: «È la cosa che mi piace di più, sentono che sono uno di loro. Ci si saluta a vicenda con cortesia, ma senza la smodata frenesia del selfie. Credo che mi vedano come una persona molto umile, semplice. Sono anche timido, un po' riservato, una persona normale». Rimane il sogno di ritirarsi nella casa di campagna, «quale posto migliore per la pensione», quando sarà stufo dei suoi impegni cinematografici. Ora però, c'è la soddisfazione del successo di un libro che sta riscuotendo consensi anche dai critici più severi. «Sono contento. Mi sono emozionato scrivendo certi capitoli, vorrei che donasse pace e serenità ai lettori, le stesse piacevoli sensazioni che ha dato a me».

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Alcuni dei suoi personaggi sono stati ispirati proprio dalla terra sabina. Come dimenticare il prete con un occhio in fuorigioco? Pare fosse di Casperia. «Mio padre la domenica ci portava a messa lì, mi ricordo che ero incantato dalle omelie di questo prete degli anni 60: da lui ho assorbito tante cose, la cadenza, il modo di fare, i discorsi». Risate mai stucchevoli, mai fuori posto anche nel momento del dolore più grande, trasformate in amabili e pacate carezze quando nessuno poteva darle.
 

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