Addio a Carlo Gobbi, storico giornalista inventore del “Trofeo Gazzetta”: i suoi racconti dal rugby al volley

Ambasciatore, difensore, interprete, portavoce non solo della pallavolo, sport praticato, e rugby, sport amato, ma anche arti marziali e hockey su prato

Addio a Carlo Gobbi, storico giornalista inventore del Trofeo Gazzetta : i suoi racconti dal rugby al volley
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Giovedì 21 Settembre 2023, 10:51

Addio al giornalista Carlo Gobbi. Uomo di sport, amante della pallavolo, quella giocata e quella parlata. Un professionista dalle diverse sfumature del panorama sportivo nazionale: dall’hockey alla ginnastica, dal judo al rugby. Certo, la pallavolo è per lui una passione che non ha mai nascosto in mezzo secolo di carriera. Anni in cui il mestiere è mutato, nonostante valori e deontologia siano rimasti pilastri di una professione fatta di passione. Inventore del Trofeo Gazzetta, ha assistito ad oltre 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo. 

IL PROFILO

Giornalista, nel suo caso rappresentante, ambasciatore, difensore, interprete, portavoce non solo della pallavolo, sport praticato, e rugby, sport amato, ma anche arti marziali e hockey su prato, tiro con l’arco e tiro a volo, e tutte le discipline per le quali ogni giorno lottava per trovare una pagina, una mezza, una spalla, un corsivo, un box, un trafiletto, una fotonotizia, un pallino, insomma uno spazio per informare, aggiornare, rassicurare, accompagnare, proteggere gli appassionati, lo zoccolo duro, dargli anche oggi il loro pane quotidiano.

Gobbi da Cesenatico. Gobbi con la Mercedes. Gobbi inviato. Gobbi giacca e cravatta, Gobbi maglione, Gobbi paletot, guanti e cappello, Gobbi piumino, sciarpa e colbacco, Gobbi cicchetto, Gobbi carta e penna, Gobbi che arrivava allo stadio con grande anticipo, a volte era lui ad aprire i cancelli, e spesso era lui ad aprire la sala stampa e la tribuna stampa, sistemava tutti i suoi dispositivi e intanto osservava, studiava, ripassava, domandava e annotava, salutava e chiedeva, leggeva, aveva un suo rituale, perfino nel mangiare e bere, parsimonioso per non compromettere visione e giudizio, non era un poeta ma sapeva misurare e calibrare le parole, il peso delle parole, l’importanza delle parole, visto-si-stampi poi non si torna più indietro, e consegnare spedire inviare in fretta perché altrimenti la si leggerà soltanto in largo Treves.

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