Carlo Conti: «Ho lasciato L'Eredità per rimanere a Firenze. Più spazio alla vita, non c'è solo la tv»

Sabato 7 gennaio il conduttore torna su Rai1 con Tali e Quali: «Ho scelto di stare a Firenze con la mia famiglia»

Carlo Conti: «Ho lasciato L'Eredità per rimanere a Firenze. Più spazio alla vita, non c'è solo la tv»
di Ilaria Ravarino
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Giovedì 5 Gennaio 2023, 06:29 - Ultimo aggiornamento: 08:22

Dopo il successo di Tale e Quale Show («28% di share, numeri di altri tempi»), il fiorentino Carlo Conti, 61 anni, sabato torna su Rai1, alle 21.25, con cinque puntate di Tali e Quali 2023, terza edizione del suo programma di cantanti e imitatori amatoriali: 11 artisti per puntata che si contenderanno l'accesso alla finale. A giudicarli saranno i giudici storici Loretta Goggi, Cristiano Malgioglio e Giorgio Panariello, cui si aggiungerà, solo per la prima puntata, Alessia Marcuzzi.

La preoccupa la concorrenza di Maria De Filippi?
«Non si tratta di vincere o perdere, l'importante è fare un buon prodotto.

E poi parliamo di una sorella televisiva, Maria, che ha un prodotto davvero azzeccato con C'è posta per te».

Dove trova i concorrenti?
«Abbiamo fatto un appello durante Tale e Quale Show. Gli imitatori del web ci hanno mandato le loro adesioni, sono stati contattati e richiamati».

Ci saranno anche volti scoperti da E Viva il Videobox di Fiorello?
«Non voglio prendermi meriti, ma da due anni su RaiPlay faccio Tocca a te!, uno spazio aperto agli imitatori, una specie di YouTube della Rai. Uno di loro è andato anche al Videobox. Ma è normale, è una compagnia di giro».

È stato a Viva Rai 2!, che ne pensa?
«Fiorello è un fuoriclasse, peccato sia finito in un orario in cui non possono seguirlo tutti».

Ha lasciato le fasce tv quotidiane per dare tempo alla famiglia. Pentito?
«Ho lasciato L'Eredità per rimanere a Firenze, scelta che rifarei mille volte. L'impegno con Tale e Quale è importante: quest'anno dovevo fare 8 puntate e ne ho fatte 16. Dopo Sanremo tornerò con due puntate con i vip dedicate al Festival, Tale e Quale Sanremo».

Sanremo lo guarderà?
«È impossibile non farlo. È tornato a essere un evento che catalizza il Paese. Amadeus, come Claudio Baglioni, ha dato spazio al nuovo mondo musicale. L'ho fatto anch'io nelle mie edizioni, in particolare il terzo, quello con Mannoia ma anche con Gabbani (nel 2017, ndr)».

Lo rifarebbe?
«Ho già fatto il triplete, tre edizioni che sono andate sempre meglio. Va bene così».

Il suo modello è sempre Pippo Baudo?
«Baudo è un maestro come Corrado, Bongiorno, Arbore e Tortora. Dicevano di me che baudeggiavo, come se mi avessero detto che palleggiavo come Maradona».

Ora lo dicono di Amadeus, no?
«Io e lui siamo stati a Sanremo anche direttori artistici, e come Baudo abbiamo dato consigli e fatto scelte coraggiose. Baudo è nel dna di chi fa tv. Quelli della mia generazione, Amadeus, Scotti e Bonolis, hanno in più la parlantina di chi viene dalla radio».

Tornerà con gli amici Panariello e Leonardo Pieraccioni in teatro?
«Ce lo chiedono, abbiamo battuto i record di incassi. In testa ce l'abbiamo, vediamo».

Un tempo Firenze dominava tv e cinema. E adesso?
«Sono andamenti ciclici, ora vanno i livornesi: Paolo Ruffini, Ubaldo Pantani».

Le piattaforme aprono a quiz e reality: condurrebbe per loro?
«Il mio compito è fare la prima serata nella tv generalista. Se verranno idee in futuro chissà. Certo, con l'arrivo delle piattaforme oggi per noi è diventato difficile fare grandi numeri. Come per il cinema».

Il segreto per durare in Rai?
«Fare bene il proprio mestiere. Presentarsi al nuovo direttore con un prodotto. Non legarsi a nessuno. Pensare sempre al pubblico».

In un lontano futuro si vede dirigente Rai?
«Al massimo mi vedo come nonno felice. Quando mancheranno energie e idee, e il pubblico non mi seguirà più, farò un passo indietro. Non sei obbligato a restare per sempre in tv».

 

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