Enrico Brignano a teatro: «Lasciate le armi, il regalo dell'anno è ritrovarsi amici»

L'attore il 31 sarà al Palazzo dello Sport di Roma con lo show “Ma... diamoci del tu” con la moglie Flora Canto

Enrico Brignano a teatro: «Lasciate le armi, il regalo dell'anno è ritrovarsi amici»
di Katia Ippaso
4 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Dicembre 2022, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 08:16

È possibile ricreare un'atmosfera intima di fronte a migliaia di persone? E cosa lasciare alle spalle e cosa augurarsi dal nuovo anno? Domande che Enrico Brignano si è fatto prima di affrontare lo speciale Capodanno del suo spettacolo Madiamoci del tu!. Al Palazzo dello Sport il 31 dicembre (ore 21) il comico romano, 56 anni, saluta il nuovo anno assieme agli spettatori, coinvolgendo non solo i suoi fedeli musicisti capeggiati da Andrea Perrozzi, ma anche, a sorpresa, sua moglie, la conduttrice Flora Canto.
Rispetto allo spettacolo con cui sta girando l'Italia, Madiamoci del tu, che cosa dobbiamo aspettarci?
«Ho inserito qualche numero che arricchisce le scene corali, alcuni interventi di Flora, che per quella sera si unirà alla compagnia. Come pure la band, quella di fiducia, che è stata con me anche nel recente programma televisivo di Raidue Un'ora sola vi vorrei».
Quale è il filo conduttore?
«Racconto tutti quei fatti, pubblici e privati, per cui è necessario dare del tu, essere un po' in confidenza. Perché tra amici si possono dire le cose più schiettamente».
Festeggiare la soglia tra un anno e l'altro in compagnia di circa seimila sconosciuti è sempre piacevole? Non le è mai capitato di dirsi: ma io voglio solo starmene a casa mia con mia moglie e i miei figli?
«La mia è una decisione ponderata: festeggiare col pubblico è una gioia e mia moglie e i miei figli saranno lì con me. E poi, di solito quando mi chiedevano che fai a Capodanno? non sapevo mai cosa rispondere. Ora sì: lavoro!».
Nella sua poetica teatrale, The show must go on sempre e in ogni caso? Oppure ci sono stati dei momenti in cui non si è sentito di andare in scena?
«Sono sempre salito sul palco, rispettando il patto col pubblico anche quando mi sono capitate vicende personali importanti e spiacevoli. Solo una volta non sono andato in scena: dopo l'operazione alle corde vocali. Ma soltanto perché non avevo voce».

Brignano e Flora Canto, matrimonio a Ladispoli. «La sposa è arrivata su una Fiat500 cabrio»


Durante una conferenza stampa al Brancaccio, parlò della necessità di una vicinanza post-pandemica con il pubblico. Cosa è successo in sala? Ha effettivamente registrato quella diversa temperatura che si augurava di trovare dopo quel forzato isolamento?
«Il pubblico post-pandemia è molto caloroso e inaspettatamente i teatri si riempiono più di prima, con grande velocità».
Diamoci del tu, d'accordo. Con chi invece vorrebbe mantenere le distanze?
«Sarà banale, ma non vorrei confidenza alcuna con i disonesti, con quelli che non riescono a immaginare un futuro migliore e con coloro che abbandonano la lotta senza neanche provarci: gli inetti, i pressappochisti, i rassegnati».
Se non avesse fatto l'attore comico, che cosa avrebbe voluto fare?
«Credo che sarei stato un buon insegnante di storia, materia che adoro; oppure il tecnico delle industrie meccaniche, per cui avevo studiato a scuola. O ancora il falegname. Insomma, penso che sarei comunque riuscito a portare a casa la pagnotta».
Cosa rappresenta per lei la città di Roma?
«Una madre-matrigna di leopardiana memoria: ci sono nato e cresciuto, la amo, ma ne vedo anche tutti i limiti e le brutture. Roma è un posto da cui partire. Anzi, da cui ripartire, per farla tornare ancora più bella».
C'è qualche altro posto in cui avrebbe voluto vivere?
«Mille altri. Ma poi ci penso e mi dico che in qualsiasi parte del mondo mi fossi ritrovato, l'avrei sempre paragonata a Roma».
La cosa più bella che le le è capitata nel 2022?
«Il matrimonio davanti a due invitati d'eccezione, i nostri figli (ndr: Enrico Brignano e Flora Canto si sono sposati a Ladispoli il 30 luglio, dopo otto anni di fidanzamento)».
E la più brutta?
«L'inizio della guerra, con tutte le sue incertezze, la sofferenza, la morte e la distruzione che si porta dietro».
Che cosa si augura dal 2023?
«La fine della guerra».

Palazzo dello Sport (piazzale Pier Luigi Nervi 1). Il 31 dicembre ore 21.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA