Nick Bollettieri, il coach-guru del tennis mondiale: perché è stato un rivoluzionario

Da Gassi alle sorelle Williams, tante le stelle nate grazie a lui

Nick Bollettieri, il coach-guru del tennis mondiale: perché è stato un rivoluzionario
di Sergio Arcobelli
3 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Dicembre 2022, 11:49 - Ultimo aggiornamento: 11:50

Il più famoso coach di tennis della storia, Nick Bollettieri, è morto nella notte nella sua casa di Bradenton, in Florida. Dopo che nelle ultime settimane erano circolate voci sul peggioramento delle sue condizioni di salute, lo storico allenatore, figlio di immigrati italiani, è scomparso all’età di 91 anni.

Nick Bollettieri è stato il maestro di tante stelle del tennis mondiale ed è diventato lui stesso una leggenda.

Rimasta sul campo della sua accademia di Bradenton fino a un’età avanzata. Lì ha mostrato ad alcuni grandi della racchetta la strada per arrivare in cima al mondo. L’elenco degli apprendisti nella sua Academy è lungo e importante: fra questi Andre Agassi, Monica Seles, Maria Sharapova, Jim Courier, Anna Kournikova, Jennifer Capriati, Martina Hingis, Jelena Jankovic, le sorelle Williams. Anche i tedeschi Boris Becker, Sabine Lisicki e Tommy Haas sono stati tra i pupilli dello statunitense. Ma Nick, di origini napoletane, ha anche allenato Raffaella Reggi, Federico Luzzi, Sara Errani e Gianluigi Quinzi.

Nick Bollettieri morto a 91 anni: fu allenatore di Agassi, Courier, Becker e Sharapova

Nato Nicholas James Bollettieri il 31 luglio 1931 a Pelham (New York), all’inizio della sua attività non si occupava di tennis, che addirittura riteneva fosse uno "sport da femminucce". Al liceo, difatti, Bollettieri aveva giocato a football da quarterback. Dopodiché, era arrivato al grado di primo tenente nella 187ª Divisione delle forze aeree dell'esercito statunitense e, all’Università di Miami, aveva studiato legge per qualche mese, con poche ambizioni. E allora, per guadagnare qualche soldo, Bollettieri aveva iniziato a dare lezioni di tennis, per la cifra di 1,50 dollari a mezz'ora.

Il suo primo “studente” è stato Brian Gottfried, numero tre del mondo nel 1977 e specialista del doppio con tre trionfi nel Grande Slam. Bollettieri aveva dunque trovato la via. Un mestiere, il suo, di coach-motivatore, ma soprattutto un gran lavoratore. Ed ha finito per plasmato un totale di dodici futuri numeri uno del mondo. Non male.

 

Certo, non sono mancate le critiche ai suoi metodi, ad esempio da parte di Agassi, che nella sua autobiografia "Open" ha descritto l'accademia di Bollettieri come un "campo di prigionia migliore". Ciononostante, Bollettieri era rimasto fedele alle sue convinzioni. "Il successo è fatto di sangue, sudore, lacrime, frustrazione e determinazione a raggiungerlo", era la sua ferma opinione, condivisa in occasione del suo 90° compleanno. “Credi in te stesso e non dubitare mai, mai, della tua capacità di farcela”, era un’altra delle sue frasi preferite. Un visionario ed istrione che, pur non essendo mai stato un giocatore di tennis, ha dedicato la sua vita a questo sport. In tutto ciò, aveva trovato anche il tempo per l’amore: si è sposato sette volte e ha avuto sette figli (due adottati). Addio Nick, maestro di futuri campioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA