Bochicchio, le vittime di nuovo raggirate per recuperare i soldi. Il giornalista Mattioli: «Si sono presi 5mila euro»

«Mi promisero che avrebbero pensato a tutto, e invece si sono presi 5mila euro»

Bochicchio, le vittime di nuovo raggirate per recuperare i soldi. Il giornalista Mattioli: «Altri agganciati come me»
di Flaminia Savelli
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Venerdì 24 Marzo 2023, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 10:32

La posta certificata della “Legal Law” come agenzia europea di recupero crediti, il sito tradotto in doppia lingua con le immagini delle sedi Glasgow, Londra, Monaco. E poi l’elenco con tanto di foto degli associati, professionisti e specializzati in recupero crediti: ma è tutto finto, una scatola vuota per agganciare le vittime a cui chiedere soldi. Una truffa ben congegnata in cui è caduto Mario Mattioli, giornalista conduttore televisivo, dirigente e telecronista sportivo. Già vittima di Massimo Bochicchio, il broker deceduto dopo un incidente lungo la via Salaria lo scorso giugno. Il mediatore finanziario al centro dal 2019 di una inchiesta per truffa e riciclaggio, che ha fatto sparire dai conti dei clienti 70 milioni di euro. Una fitta rete di contatti in cui sono finiti imbrigliati vip, professionisti e sportivi. Tra questi Mattioli che nel corso dei mesi gli aveva affidato 350mila euro. Soldi spariti nel nulla. Ma che dopo la telefonata di una tale Margarette Brighton, che per mesi ha interpretato la parte di esperta in recupero crediti, ha creduto di poter riavere almeno in parte. Telefonate settimanali, messaggi quotidiani ed email con finti aggiornamenti sullo stato della pratica. «Sono il suo avvocato Mario, non si preoccupi che le farò riavere i soldi» ripeteva Margarette. 

La trappola

«Ero disperato per aver perso una parte consistente del mio patrimonio. E quando uno è disperato crede a tutto. Sapevano - spiega il giornalista - dell’inchiesta finanziaria e sapevano che nelle rete di Massimo c’erano persone con disponibilità economiche. Come hanno agganciato me, possono farlo con gli altri clienti» ammette Mattioli che questa volta però, al primo campanello d’allarme, ha bloccato il giro di richieste limitando i danni economici e inoltrando una denuncia alla Polizia Postale. 
«Il primo contatto l’ho avuto a luglio, con l’avvocato Margarette Brighton, così si era presentata. Diceva di chiamare dalla sede di Londra, che lavorava appunto per un’agenzia. Quindi mi ha inoltrato tutta una serie di certificazioni. Sulle prime ero scettico e ho fatto alcune verifiche, confesso non molto approfondite. Gli ho creduto perché volevo avere una possibilità: è proprio ciò su cui fanno leva questi truffatori». 
All’avvio del rapporto di lavoro, sono iniziate anche le prime richieste di denaro.

Cifre moderate per procedere “con il cambio di valuta”, “per andare avanti con l’incarico” e un totale di 5mila euro. Ma dei 350mila persi non è tornato nulla. La vera spia si è accesa quando al professionista è stata recapitata una multa: i truffatori, pur di estorcere denaro, avevano inoltrato una finta sanzione dalla National Crime Agency da pagare in tempi brevi.

 

A carte scoperte

La vittima ha invece chiamato la National Crime Agency per risalire alla sanzione. Quando i responsabili hanno chiarito: «Non abbiamo il suo nome nei nostri elenchi» il giornalista ha fatto partire la macchina dei controlli. Così il castello di carte è crollato: la sede di Londra in Paul Street East? Un negozio di abbigliamento. I recapiti telefonici indicati sul sito dell’agenzia? Numeri mai attivati. L’avvocatessa Margarette Brighton? Solo una voce al telefono e nessuna traccia delle professionista né in rete né negli elenchi professionali. Mattioli ha così incaricato i suoi legali, gli stessi del caso Bochicchio, di procedere con la denuncia alla Polizia Postale. «Stiamo ancora valutando se procedere anche con le forze di polizia - precisa il giornalista -. Racconto la mia storia perché sono certo che altre vittime di Bochicchio, siano finite nella doppia truffa».

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