Angela Finocchiaro interpreta la madre di uno stupratore: «I figli vanno amati, ma parargli i colpi può essere dannoso»

L'attrice milanese interpreta una mamma che difende il figlio adolescente accusato di aver stuprato in gruppo con gli amici una compagna di classe

Angela Finocchiaro interpreta la madre di uno stupratore: «I figli vanno amati, ma parargli i colpi può essere dannoso»
di Gloria Satta
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Giovedì 16 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 14:54

Con quegli occhi azzurri innocenti e insieme beffardi, forte del suo umorismo elegante ma implacabile, Angela Finocchiaro si è fatta amare dal pubblico nel ruolo di mattatrice di tante commedie di successo da Benvenuti al Nord a Indovina chi viene a Natale, da Vacanze ai Caraibi a Natale a tutti i costi. Ma ora, a rischio di spiazzare, cambia registro: nel film di Stefano Cipani Educazione fisica, ispirato al testo teatrale La Palestra di Giorgio Scianna e sceneggiato dai fratelli D'Innocenzo (da oggi in sala) l'attrice milanese, 67 anni, interpreta una mamma che difende oltre ogni evidenza e al di là della ragionevolezza il figlio adolescente accusato di aver stuprato in gruppo con gli amici una compagna di classe. Tema attualissimo, incandescente. Siamo nella palestra della scuola in cui la preside Giovanna Mezzogiorno ha convocato i genitori dei violentatori: in un crescendo di tensione, mentre tutti difendono i rispettivi figli, si sviluppa un gioco al massacro destinato a sfociare in un epilogo sconvolgente.

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Il film, interpretato anche da Sergio Rubini, Claudio Santamaria e Raffaella Rea, mette sotto accusa l'amoralità, il sessismo, la violenza di genere. Un pugno nello stomaco. Perché ha deciso di interpretarlo?
«A convincermi sono stati l'ottima sceneggiatura e i colleghi con cui avrei lavorato.

Ma soprattutto ero attratta dalla sfida: il mio personaggio mi metteva in difficoltà, facendomi uscire dalla mia comfort zone».


E com'è riuscita a interpretare una mamma che difende il figlio stupratore?
«Senza giudicarla, ma cercando di capire il meccanismo che motiva le sue scelte. Non è un mostro. È una donna sotto choc guidata dal comprensibile desiderio di difendere il figlio, ma il suo amore si trasforma in ottusità».


Perché i genitori sempre più spesso assolvono i propri ragazzi, specie quando ricevono le critiche degli insegnanti?
«La scuola ha perso autorevolezza. I prof, pagati pochissimo, sono demotivati, poco sostenuti dalle istituzioni. E finiscono sotto attacco dei più arroganti. È giusto amare i propri figli e volerli proteggere, io ne ho due di 27 e 24 anni e so di cosa parlo. Ma parargli i colpi incondizionatamente li danneggia, non li porta a maturare il senso di responsabilità».


Cosa si dovrebbe fare, secondo lei?
«Le turbolenze dell'adolescenza andrebbero affrontate insieme da famiglie e scuola. Il rispetto delle donne, la parità di genere dovrebbero essere valori insegnati con l'esempio dentro casa ma diventare anche materia d'insegnamento».


A proposito di parità, nel cinema quella salariale è ancora un miraggio?
«Non solo nel cinema, mi pare inesistente anche negli altri ambienti professionali».


È mai stata pagata meno di un suo partner maschio?
«Difficile che io arrivi a conoscere il compenso dei colleghi. Ma si sa che questa disparità esiste, anche se non se ne parla. È giusto che un attore sia pagato più di me solo se il suo mercato è più ampio del mio. Ma in ogni caso noi donne prendiamo meno soldi».


Lei fa ridere da sempre: i comici in Italia oggi sono imbavagliati dal pensiero politicamente corretto?
«Spagnoli e francesi sono più liberi di noi. Un film come Quasi amici, che parla di handicap, in Italia non si sarebbe fatto... Ma la commedia non dovrebbe avere paletti, esiste per affondare il coltello nei nostri difetti».


Il suo più grande successo?
«Essere riuscita a dominare l'ansia anche grazie al lavoro. Quando sono sul set o in teatro non ci penso, e questo mi ricarica. Pensare che ho avuto crisi di panico in cui pensavo di morire da un momento all'altro. Ne sono uscita da sola, facendo uno sforzo di lucidità».


Quando si è resa conto di avere doti comiche?
«È stato Maurizio Nichetti, il mio primo insegnante di recitazione, a scoprirle. Io mi ostinavo a fare improvvisazioni drammatiche e lui mi convinse che avevo degli ottimi tempi comici. Da lui ho imparato che l'umorismo è una cosa tremendamente seria».


È vero che sta girando contemporaneamente due film?
«Sì. Alterno il set della commedia Still Fabolous di Michela Andreozzi a quello di Una madre, una storia drammatica di Stefano Chiantini».


E come fa a passare dalla risata alla tragedia e viceversa?
«Tutto merito della mia ingordigia».

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