Amanda Lear: «Non ho sposato Dalì perché era vecchio. Non volevo fargli da badante. Lui mi accompagnava dai miei amanti»

Lei aveva i suoi amanti e il pittore lo sapeva, lui aveva una moglie che adorava Amanda, l'84enne (o forse no) torna a parlare del rapporto d'amore controverso con il pittore surrealista

Amanda Lear: «Non ho sposato Dalì perché era vecchio. Non volevo fargli da badante. Lui mi accompagnava dai miei amanti»
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 17:35

Amanda Lear torna a parlare della sua controversa storia d'amore con Salvador Dalì. Un rapporto basato su equilibri particolari: lei aveva i suoi amanti e il pittore lo sapeva, lui aveva una moglie che adorava Amanda. «A lui piacevano l’aristocrazia, le contesse, le principesse. Parlava come vivesse in un tempo antico. Ci siamo sempre dati del lei, anche se eravamo intimi. Era religiosissimo, tradizionale: non eravamo sposati e non gli piaceva l’idea che si pensasse fossi la sua amante. Sapeva che non avevo soldi, ma mi diceva: “Piccola Amanda, vorrei aiutarla, ma non posso. Ho una moglie e sono cattolico”. Era il trionfo dell’ipocrisia. Un tipico macho spagnolo». Si racconta a Panorama l'artista 84enne (o forse no).

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La relazione tra lei e il pittore surrealista durò tantissimo, ben 16 anni, ma i due non convolarono mai a nozze , il motivo? «Era già il marito di Gala.

Lei mi aveva fatto giurare che se fosse morta, avrei preso il suo posto. Non potevo, avevo 25 anni e la mia musica. E allora, perfidamente, mi diceva che facevo schifo quando cantavo. Ci teneva che gli stessi accanto ma io non volevo sposare un vecchio».

E infatti quel matrimonio non arrivò mai come spiega l'artista: «Non mi piaceva diventare la signora Dalí. Però non volevo abbandonarlo, aveva fatto tanto per me. Come un padre, un fratello, un professore d’arte, un maestro di vita. E all’improvviso lo vedevo vecchio, debole, non poteva più dipingere per i tremori del Parkinson. Ma avevo davanti una carriera, avrei dovuto fargli da badante e infermiera? Non me la sono sentita, era troppo per me. Forse sono stata egoista», spiega alla rivista.

 

La loro storia

Amanda Lear e Salvador Dalí si incontrarono nel 1965 nel locale parigino Le Castel. All’epoca la modella era accompagnata dal fidanzato Tara Browne. Dalì, colpito dall’unicità di Amanda invitò la coppia a pranzo il giorno successivo. Nacque così un’incredibile sintonia che si trasformerà poi in amore. La Lear colpì Dalí grazie al suo fisico androgino e poco femminile, inusuale rispetto al modello di bellezza in voga all’epoca. Il surrealista la volle assolutamente come modella, e così Amanda divenne la sua musa. Fra loro si creò una stupefacente affinità spirituale. Nelle numerose interviste rilasciate dopo la fine della loro storia Amanda rivelò quanto fosse stretto il loro rapporto. Un ménage assolutamente non convenzionale ma una sorta di “matrimonio spirituale”, come Amanda stessa lo definì.

Il rapporto con la moglie dell'artista

E, alla rivista Amanda parla anche del suo rapporto con la moglie di Dalì: «L’ho ammirata. Io sono gelosissima e non avrei mai immaginato una signora che mi diceva: “Ti accolgo in casa mia, prendi pure il mio posto”. Per me era impensabile. Ma lei era una donna straordinaria, segreta».

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Amanda e gli amanti

Per Amanda, Gala era una donna «straordinaria», ma nonostante questo il pittore non l'amava: «Dalì era innamorato pazzo di me, pur sapendo che non mi poteva soddisfare. Io uscivo con bei ragazzi giovani e lui godeva della sua gelosia. Voleva che gli raccontassi tutto. Era una cosa masochista. Andavo a ballare tutte le sere, mi drogavo abbastanza, non ero certo una brava ragazza. Lui mi accompagnava fino alla porta di casa dei miei amanti e si crogiolava pensando a quello che avrei fatto». E sul rapporto dei tre i rumors correva velocissimi, «si facevano le supposizioni più strane. Immaginavano ogni perversione, per esempio che Gala fosse lesbica. Invece era tutto molto semplice. Lei amava viaggiare e sapeva che il marito non poteva stare da solo. Mi aiutava anche economicamente, mentre lui era avarissimo».

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