Alfredo Cerruti, il leader degli Squallor che "sfotteva" tutti (anche la censura anni 70)

Alfredo Cerruti, il leader degli Squallor che "sfotteva" tutti, anche la censura anni 70
di Fabrizio Zampa
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Domenica 18 Ottobre 2020, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 18:27

Era molto difficile, nel lontano 1971, mettere su una band che, con testi pieni di satira, di allusioni, di esagerazioni nonché di quelle che a quei tempi venivano semplicemente chiamate parolacce, puntava su una satira spesso sopra le righe e parlava di sesso, di figli viziati che sperperavano il patrimonio di famiglia e di altri personaggi discutibili, con brani come “Famiglia Cristiana” (era nell’album “Pompa”, del 1977, che ora è stato ripubblicato in vinile) e con dischi i cui titoli (“Troia”, “Palle”, “Vacca”, “Cappelle”, “Tromba”, “Arrapaho”, “Uccelli d’Italia”, “Tocca l’albicocca”, “Cielo duro”, fino all’ultimo, “Cambiamento” del 1994, nel quale uno dei brani, “Albachiava”, era una parodia di “Albachiara” di Vasco) facevano venire la pelle d’oca ai cosiddetti perbenisti, o se preferite a quella che allora veniva definita maggioranza silenziosa.

 

​Morto Alfredo Cerruti, fondò gli Squallor. Fu autore di "Indietro Tutta". Arbore: «È nei cieli a guidare Volante 2»

Però Alfredo Cerruti, napoletano, annata 1942, leader e cantante degli Squallor, discografico, producer e autore televisivo, non solo c’è riuscito ma ha anche avuto un enorme successo, sia di pubblico che discografico.

Scomparso ieri all’età di 78 anni (li aveva compiuti lo scorso 28 giugno), oltre che con il gruppo che aveva fondato nel 1969 insieme a Daniele Pace, Totò Savio, Giancarlo Bigazzi e Elio Gariboldi, che non si esibì praticamente mai di fronte a un pubblico e che visse alla faccia di una lunga censura da parte delle radio, Alfredo lascia un ricordo pieno di affetto per chi lo aveva conosciuto o si era goduto la musica ribelle e originale della band definita "di rock demenziale".

 

Aveva avuto una vita a dir poco movimentata. Discografico della Cbs, della Cgd e della Ricordi, per la televisione aveva scritto i testi di tanti programmi, da “Indietro tutta” insieme a Renzo Arbore e Nino Frassica (lì faceva la voce del Professor Pisapia e insieme a Arnaldo Santoro gli sketch “Volante 1” e “Volante 2”) a "Domenica in", e ancora “Stasera mi butto”, “I cervelloni”, “Il caso Sanremo” (processo al festival con Arbore, Lino Banfi, Michele Mirabella, Massimo Catalano), “Fantastica italiana”, “Faccia tosta”. Aveva avuto una relazione con Mina (ufficialmente tre anni, ma secondo lui furono sette), ha un figlio, Alfredino jr. (ma non con Mina), che è stato manager di Laura Pausini e fidanzato della cantante per dieci anni, fino al 2002.

Insomma, Alfredo Cerruti ne aveva fatte e viste di tutti i colori, ma la ragione principale per la quale fa parte della memoria collettiva di molti di noi è la sua spregiudicatezza, la sua capacità di essere un simpatico mascalzone e un eterno provocatore, la sua abilità nell’usare le parole giuste per descrivere con la giusta dose di satira situazioni apparentemente normali che con lui diventavano invece comiche, tragiche, divertenti, spietate. Aveva un humour nero ma leggero, delizioso ma tosto, che oggi sembra non esistere più se non in casi molto rari e particolari.

Da non sottovalutare la storia della nascita degli Squallor: l’ispirazione venne dopo che i cinque fondatori della band videro il film “Il mio amico il diavolo”, diretto nel 1967 da Stanley Donen e con Peter Cook e Dudley Moore. Nella pellicola c’era il gruppo “Drimble Wedge and the Vegetation” che proponeva una canzone non cantata ma recitata con tono distaccato da Peter Cook, e il suo stile di narratore fu alla base dei dischi della band, nella quale Cerruti aveva appunto il ruolo di voce recitante, oltre che di autore.

Se ce ne fossero altri come lui, invece dei soliti rapper inconcludenti, ripetitivi e capaci solo di gettare parole al vento e mostrare migliaia di tatuaggi, potremmo sperare di essere solleticati e divertiti come si usava un tempo. Ma purtroppo il mondo è cambiato, e il rischio è che faccia cambiare, purtroppo irrimediabilmente, anche noi. Aiuto, Alfredo: da lassù fai qualcosa, se non ti censurano anche lì.

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