Alessia Piperno detenuta politica dopo il blitz in Kurdistan, ora è nel carcere dei dissidenti

Fatale il viaggio nelle zone dove viveva la giovane uccisa dalla “polizia morale”

Alessia Piperno detenuta politica dopo il blitz in Kurdistan, ora è nel carcere dei dissidenti
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 09:18

Detenuta da una settimana a Teheran, tra i dissidenti del governo iraniano. La trentenne romana Alessia Piperno potrebbe trovarsi ora in una cella del carcere di Evin, tra i prigionieri politici. In un luogo che è diventato il drammatico capolinea di un viaggio che non avrebbe mai immaginato potesse interrompersi così. Negli ultimi giorni prima dell’arresto, la sua permanenza nel Paese è diventata difficile.

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Lo ha raccontato sui social, come era solita fare durante ogni spostamento, libera nel pensiero e nelle azioni.

I suoi post potrebbero non essere passati inosservati, così come quella tappa del viaggio nel Kurdistan, proprio qualche giorno prima di essere fermata dalle forze di sicurezza. Nelle zone dove viveva Mahsa Amini, la ragazza uccisa dalla “polizia morale” perché indossava il velo in maniera scorretta. E da dove è partita la protesta che ora sta coinvolgendo università e scuole in maniera sempre più massiccia.


LA MEDIAZIONE
La trattativa per farla liberare è complicata e i percorsi seguiti dall’Italia sono diversi: almeno quattro le strade aperte, da quella diplomatica a quella umanitaria. C’è il rischio, però, che più giorni passano più la situazione diventi difficile. Teheran, infatti, starebbe puntando a politicizzare la vicenda. Da quando Alessia è stata arrestata, il 28 settembre, altri otto europei sono finiti nelle carceri iraniane. Mentre la guida suprema del Paese, al Khamenei accusava gli Usa e l’Occidente di “pilotare la protesta”. Contestare alla giovane romana la presenza alle manifestazioni, così come è indicato nella nota del ministero dell’Informazione, potrebbe aggravare la sua posizione.

 


In attesa che qualcosa si muova e la travel blogger riesca a uscire dal carcere grazie a un probabile decreto di espulsione dal Paese, fonti autorevoli e la stessa Farnesina ribadiscono la necessità di mantenere il silenzio, per evitare di compromettere la mediazione. La volontà è di fare in fretta, per far sì che Alessia non rimanga a lungo a Evin, in un carcere che è drammaticamente famoso per le condizioni in cui si vive. Un istituto penitenziario che è diviso in tre strutture: una è per i detenuti comuni, un’altra è nelle mani dell’intelligence iraniana, che è direttamente collegata alla “sezione 209”, specifica per quei detenuti politici, anche stranieri, che vengono arrestati. 


IL VISTO
La giovane viaggiatrice, che era entrata regolarmente nel Paese dove soggiornava già da due mesi e mezzo, sembra aver cominciato ad avere problemi nei giorni in cui il visto sta per scaderle. Un suo post su Instagram spiega che le è stato bloccato l’accesso al social. Questo avviene mercoledì 28 settembre, giorno del suo compleanno e anche dell’arresto. Durante la sua permanenza a Teheran, Piperno dorme in un ostello dove - racconta lei stessa - hanno trovato rifugio alcuni partecipanti alle proteste studentesche. È possibile che la sua presenza possa aver suscitato diffidenze in qualche agente a caccia di “sobillatori stranieri”? 


Dal 14 settembre, data di scadenza del visto di soggiorno, Alessia dichiara in un video che è intenzionata a tornare in Pakistan ma impossibilitata per il permesso non ancora arrivato: «Mi sta dicendo malissimo in Iran - scrive - non c’è affinità, perché viaggiare qui per una donna sola non è semplice anche se non ho mai avuto paura. Me ne voglio andare, anche se mi stanno cacciando loro. Sono andata a chiedere di rinnovare il visto, non mi hanno nemmeno guardata in faccia e mi hanno detto solo rejected, richiesta respinta, quindi entro mercoledì me ne devo andare». Aveva cercato anche di prendere un bus per partire, ma per via di una festività i pullman erano tutti occupati. Poi - racconta nel suo diario - «mentre camminavo disperata per la stazione, un signore dolcissimo che parlava inglese mi ha chiesto se mi serviva una mano. Gli ho spiegato il problema del visto, lui mi ha detto di stare tranquilla: “Domani andiamo insieme all’ufficio e ti aiuto io a farti rinnovare il visto”».


In attesa del lasciapassare dal Pakistan, Alessia ottiene di restare fino a metà ottobre ancora in Iran. Ma chi era la persona che l’ha aiutata con il visto? Qualcuno che può averla segnalata alle autorità? Il 28 settembre la situazione precipita. Scatta l’arresto e il trasferimento a Evin: un carcere tristemente conosciuto per i suoi metodi particolarmente crudeli. 

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