Saranno gli esiti dell'autopsia, in programma per domani mattina, a fornire ulteriori dettagli per ricostruire l'omicidio di Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dal suo fidanzato, Alessandro Impagnatiello, nella loro casa di Senago, nel Milanese, la sera di sabato 27 maggio. Proprio l'esame autoptico sul corpo della giovane che l'uomo ha tentato di bruciare per ben due volte prima di sbarazzarsene, servirà per accertare se, come ipotizza la Procura, sia stata aggredita alle spalle e assassinata con più coltellate, tra cui quella mortale all'altezza della gola e se sia stata colpita al ventre e se lui abbia infierito sul corpo senza vita della sua compagna; di che natura sono i tagli che, come ha affermato il barman davanti al gip, si sarebbe provocata involontariamente o se invece abbia cercato di reagire e di difendere se stessa e il bimbo in grembo che già aveva un nome: Thiago.
Le tracce
Anche del piccolo sarà necessario stabilire l'ora della morte.
Il video
Per ora sembra abbia «fatto tutto da solo» come dimostra un video, che verrà acquisito dai pm, girato da un cronista di Telelombardia che mostra il barman, il pomeriggio di martedì 30 maggio, tre giorni dopo il delitto, ripulire dal sangue la rampa di scale che conduce al box della palazzina. Intanto le indagini, vanno avanti con l'analisi delle immagini delle telecamere, con l'audizione di testimoni - dovrebbe essere sentita anche la ragazza italo-inglese con cui Impagnatiello aveva una relazione parallela - la ricerca del cellulare di Giulia e altre attività. In più, il prossimo 15 giugno, si terranno gli accertamenti irripetibili su tre computer e un tablet sequestrati nell'appartamento della coppia e da cui potranno emergere altri particolari di un'indagine che, comunque, al quarto piano del Palazzo di Giustizia considerano in linea di massima definita, nonostante manchino le verifiche su alcuni aspetti a sostegno delle aggravanti della premeditazione e della crudeltà escluse dal gip nel provvedimento con cui è stato convalidato il fermo dell'uomo e disposto il carcere.
Il documento
Attorno al caso di Giulia, che stasera viene ricordata con una fiaccolata a Sant'Antimo, il paese del napoletano dove era cresciuta, stanno sorgendo anche polemiche per la «spettacolarizzazione delle indagini» sui media che dedicano quotidianamente alla vicenda le prime pagine e trasmissioni televisive in prima serata. A puntare il dito è stata, oggi, la Camera penale di Milano con un documento in cui contesta pure «le modalità e i contenuti della conferenza stampa» dei giorni scorsi in Procura sul fermo di Impagnatiello «antitetici rispetto allo spirito» della legge Cartabia sulla presunzione di innocenza, «e, più in generale, in contrasto con la necessità di evitare condizionamenti dei giudici chiamati a valutare la correttezza, sotto tutti i profili, della ricostruzione accusatoria».
L'altra donna, i contatti con Giulia
Sabrina, come riporta la Stampa, ha cresciuto il figlio da sola, avendo rotto ogni contatto con il padre di Impagnatiello. La donna sarebbe stata sentita dagli inquirenti lunedì scorso, quando ancora Alessandro non aveva confessato l'omicidio. Secondo alcune ricostruzioni, avrebbe detto di sapere della presenza nella vita del figlio di un'altra donna. Per questo si sarebbe offerta di accompagnare Giulia fino al bar Armani, anche se alla fine l'avrebbe lasciata alla fermata della metro. «Le ho chiesto se voleva venire a dormire da me, “staccandosi” da Alessandro», avrebbe riferito la donna, ma la ragazza avrebbe rifiutato. Era preoccupata Sabrina. «Nella speranza che Giulia mi telefonasse per sfogarsi, tenevo d’occhio i suoi accessi su Whatsapp», ha fatto mettere a verbale. Ma nessun contatto con il figlio sarebbe emerso dai tabulati telefonici.
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