Alessandro Cattelan: «Ora mi sento libero (anche da Sanremo)»

Parla il conduttore che da oggi è su Netflix con “Una semplice domanda”

Alessandro Cattelan: «Ora mi sento libero (anche da Sanremo)»
di Ilaria Ravarino
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Venerdì 18 Marzo 2022, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 13:31

Un Alessandro Cattelan così non si vedeva da anni. Dodici, per l'esattezza: quelli che separano il suo primo programma per MTV, la serie on the road Lazarus, dal suo freschissimo esordio su Netflix oggi con Una semplice domanda. Sei episodi da mezz'ora alla ricerca della risposta a una domanda - «Come si fa a essere felici?» - che il conduttore piemontese 41enne, a maggio alla guida di Eurovision, sottopone a se stesso e a sei amici (Roberto Baggio, Paolo Sorrentino, Gianluca Vialli, Elio, Geppi Cucciari, Francesco Mandelli). In mezzo, esperienze tra il grottesco e l'estremo: provare il bungee jumping, arrampicarsi sul Duomo di Milano, vestirsi da sirenetta. E fare il provino all'X-Factor ungherese («Spoiler: non vinco»).
Cattelan unchained: ha fatto tutto quello che voleva?
«Ma io mi sento libero ovunque, mica ho mai sperimentato la censura. Non penso di essere un sovversivo che fa tremare i muri».
Troppo Cattelan per la Rai. E su Netflix?
«Nessuno in Rai ha detto troppo Cattelan, anzi erano ben felici (per lo show Da grande, ndr). Lo ha detto qualcuno del pubblico, e magari ci sarà chi dirà lo stesso per Una semplice domanda. Ma se fai un programma e sei sincero, le cose ti somigliano per forza. Non lo considero un limite».
Le critiche per Da grande l'hanno ferita?
«È come la boxe. Sei preparato a prendere pugni, ma non è che se sei preparato ti facciano meno male. Quel programma è stato per due settimane trending topic su Twitter: se ha creato una discussione vuol dire che aveva anche dei sostenitori. Se è brutto, non ne parli. Il mio obiettivo comunque non era il successo o il plebiscito: io volevo rompere qualcosa. E quel programma lo ha fatto».

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Meglio rifare Da grande o buttarsi col bungee jumping?
«Dei due, escludo il bungee jumping».
Una semplice domanda doveva uscire prima e le puntate dovevano essere 8: che è successo?
«Pensavamo di chiuderlo prima, ma se vuoi fare le cose bene ti vengono mille premure. Nel primissimo comunicato, di un anno e mezzo fa, le puntate erano otto. Ma era un numero messo lì, azzardato prima di girare».
Amadeus fa il biennio a Sanremo: e lei?
«Ormai è andata, il posto è occupato. Se ne parla nel futuro».
Su quel palco ci è salito per annunciare Eurovision: che effetto le ha fatto?
«Mi è piaciuto vedere da vicino il posto, le prove, incontrare Amadeus».
Che vi siete detti?
«Mi ha fatto un'ottima impressione. Era molto rilassato, coi piedi su quel palco. Se la viveva molto bene».
Eurovision: giusto escludere la Russia?
«Sono decisioni che spettano ad altri. Cose grandi su cui meno si parla, specialmente noi conduttori, più si evita di dire sciocchezze. Sposo però il messaggio di pace di Eurovision. Oggi dobbiamo tirare fuori la voce per dire che della pace abbiamo bisogno tutti».
Come la vive?
«Con rilassatezza. Il peso è condiviso e cade sulle spalle dei cantanti. Eurovision lo vivo come vivevo X Factor, libero dalla pressione. Vado a dare il mio contributo a una macchina fatta di tante persone, non è il mio show. Mi sento deresponsabilizzato, ma è un orgoglio. E con Mika e Laura (Pausini, ndr) mi sono sempre trovato molto bene. Ci divertiremo».
Ma dal programma di Netflix alla fine cosa ha imparato?
«Che farsi domande è più sano che trovare le risposte».

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