Alberto Sordi, Christian De Sica: «Vent’anni dopo Roma non dimentica»

Il 24 febbraio 2003 se ne andava il grande attore capitolino. Oggi lo ricorda un suo carissimo amico: Christian De Sica

Alberto Sordi, Christian De Sica: «Vent’anni dopo Roma non dimentica»
di Christian De Sica
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Venerdì 24 Febbraio 2023, 07:31

Dico la verità: ho imparato moltissimo da Alberto Sordi. Qualcuno, nel corso della mia carriera, ha sostenuto che imitassi mio padre. Non è così. Se somiglio a Vittorio è una questione di dna, ce l’ho nel sangue. Sordi invece è stato la mia scuola, la mia ispirazione, il mio modello. L’ho addirittura imitato. Gli devo tutto, e come me molti altri attori italiani. Tanto che lui, poco prima di morire, mi suggerì di prendere una sua foto e metterci un moccoletto davanti in segno di riconoscenza... Parole sante.


Alberto è stato un artista rivoluzionario perché ha stravolto le regole della comicità nel nostro Paese.

Prima di lui i comici tradizionali facevano ridere mettendosi nasi finti e cappelletti, ma Sordi non ne aveva bisogno, come del resto non aveva bisogno di battute studiate a tavolino: gli bastava essere se stesso. E magari fare una domanda, anche la più banale come «Ahò, ’ndo vai?», per far sbellicare le persone dalle risate.


UNO ZIO
Ho voluto molto bene a Sordi. Per tutta la vita l’ho considerato uno zio perché frequentava abitualmente la nostra casa. Era molto amico di mio padre che nel 1951 decise di produrre il suo primo film da protagonista Mamma mia che impressione!, con la regia di Roberto Savarese, proprio nel momento in cui la gente del cinema nemmeno voleva sentir parlare di Sordi.

Il suo nome era stato addirittura cancellato dai manifesti di Lo Sceicco bianco, il film drammatico che Alberto aveva girato con Fellini: all’epoca mettere un comico in un progetto ”serio” era considerato una vergogna. Ma papà si era innamorato di lui ascoltandolo alla radio dove faceva il Compagnuccio della parrocchietta, lo stesso petulante e irresistibile personaggio che avrebbe poi interpretato nel film di Savarese. Sordi, a sua volta, adorava Vittorio e veniva spesso a trovarci. Per noi era una festa: a differenza di molti comici che nella vita sono cupissimi, Alberto era un uomo allegro, positivo, sempre pronto a scherzare. Una miniera di battute, aneddoti, giochi, risate. 
E quanti regali ha fatto a mio fratello Manuel e a me. Quando avevo 5 anni mi portò la scatola del piccolo mago. Quando ne compii 18 riuscì a sorprendermi con un oggetto mai visto: una costosissima macchina per dimagrire, cioè un marchingegno dotato di una cinghia vibrante destinata a sciogliere i chili di troppo accumulati sul mio culone. 


GENEROSISSIMO
La sua presunta avarizia era una leggenda metropolitana, posso assicurare che era un uomo generosissimo, sempre pronto a fare beneficenza ma lontano dai riflettori. Con Sordi ho anche avuto il piacere e l’onore di recitare. Insieme abbiamo girato due film: nel 1979 Il Malato immaginario diretto da Tonino Cervi, nel 1991 Vacanze di Natale ’91 di Enrico Oldoini. Durante le riprese del primo film mi impedì di parlare in romanesco perché sul set solo lui, spiegava, aveva il diritto di farlo. In compenso, mi diede un suggerimento geniale: pronunciare tutte le mie battute in forma interrogativa in modo da ottenere un effetto comico assicurato. E ogni volta che sbagliavo, minacciava di farmi doppiare da Giulio Panicali, la ”voce” italiana delle star americane. 


LA RIVINCITA
Qualche anno dopo, ai tempi di Vacanze di Natale ’91, mi presi una piccola, affettuosa rivincita: stavamo registrando il trailer e Alberto, ormai ultrasettantenne, faticava a sincronizzare le battute così fui io a minacciarlo di chiamare Panicali... ci siamo fatti un sacco di risate. Sordi è rimasto scapolo tutta la vita, ma di donne ne avute tante, anche bellissime. Alcune le ha portate a casa nostra, le ricordo benissimo. Ma alla prima pretesa di matrimonio le mollava senza troppi complimenti. Spiegava, con una battuta diventata proverbiale, che non avrebbe voluto svegliarsi la mattina «con un fagottone nel letto». In realtà lui era sposato con il suo lavoro e non aveva nessuna intenzione di ”tradirlo” con una moglie. 

   Christian De Sica


IN PACE
Alberto mi ha insegnato tutto. Anche a non prendermela per le critiche o tantomeno reagire agli eventuali dispetti. Era un uomo accomodante che detestava i conflitti e voleva vivere in pace. È molto bello, in un Paese che spesso dimostra di avere la memoria corta, ricordare giganti come Alberto e lo stesso mio padre. E quando oggi penso a Sordi, mi viene la voglia di mettere davanti alla sua foto il famoso moccoletto. Se lo merita tutto, il mio grazie. 

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