Alain Delon, il figlio Anthony: «Mio padre ha scelto l'eutanasia e sarò io a stargli accanto»

Il padre avrebbe specificato nel testamento le proprie volontà, chiedendogli di restargli accanto fino alla fine e organizzare il tutto

Alain Delon a Cannes nel maggio 2019 con la Palma d’Oro alla carriera
di Simona Antonucci
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Lunedì 21 Marzo 2022, 17:16 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 18:04

«Da una certa età, ognuno deve avere il diritto di andarsene in tranquillità senza la necessità di ricorrere a ospedali, iniezioni e il resto», Alain Delon aveva già rivelato di aver scelto l’eutanasia per porre fine volontariamente alla propria vita e andarsene serenamente. Ma ora la scelta del divo francese, 86 anni, elegante interprete del Gattopardo di Luchino Visconti, viene confermata dal primogenito Anthony,  57enne, nato dalle nozze dell’attore con Nathalie Delon.

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IL TESTAMENTO

E proprio durante un’intervista della radio francese RTL  la rivelazione di Anthony: il padre avrebbe specificato nel testamento le proprie volontà, chiedendogli di restargli accanto fino alla fine e organizzare il tutto. «Mi ha chiesto di organizzare la cosa nel momento in cui dovesse decidere di affrontarla».

Anthony ha accettato, come ha anche raccontato nell’autobiografia “Entre chien et loup (Tra il cane e il lupo), spiegando, come si legge nel libro, che non ha voluto però il ruolo di esecutore testamentare, lasciato invece alla sorellastra Anouchka (31), nata dalla relazione del padre con Rosalie van Breemen (oggi 55enne) e sorella maggiore di Alain Delon jr. (28).

LA SVIZZERA

Il divo che oggi vive in Svizzera, avrebbe già fatto testamento, anche per non scatenare battaglie legali tra i suoi figli legate all’eredità. E comunque le sue condizioni di salute non sono delle migliori: negli ultimi anni l’attore non solo ha combattuto contro una forte depressione, ma si sta ancora lentamente riprendendo da un ictus che lo ha colpito nel 2019. Ma già nel 2017 – quando era venuta a mancare la compagna Mireille Darc - aveva detto di non sopportare troppi anni senza di lei e di essere pronto ad andarsene.

Romy Schneider

Problemi di salute che si sommano al dolore per la perdita della compagna. «Preferisco avere l’età che ho invece di avere 40 anni. Così non dovrò vivere troppi anni senza di lei, soffrendo», aveva detto alla morte dell’attrice. «Lei, almeno, non soffre più. Riposa. Senza di lei, anch’io posso andarmene». La depressione di cui soffriva peggiorò molto per la scomparsa della sua Mireille, attrice francese e icona del cinema degli anni Settanta e, soprattutto, sua compagna di vita. Per lei all’epoca aveva lasciato Romy Schneider.

Addio Jeff!

Mireille e Alain si conobbero nel 1969, sul set di “Addio Jeff!”, diretto da Jean Herman, e da quel momento erano diventati inseparabili, recitando anche insieme in diverse pellicole, come “Borsalino” (1970), “Borsalino & co” (1974), “Esecutore oltre la legge” (1974) e “Per la pelle di un poliziotto” (1981). Il figlio Anthony nel raccontare la decisione del padre ha ricordato che anche la madre, Nathalie Delon (moglie dell'attore dal 1964 al 1969), scomparsa nel 2021 per un tumore al pancreas, aveva scelto l'eutanasia e lui le sarebbe stato vicino anche se la procedura, già organizzata, non è stata poi necessaria. Nathalie si spense in maniera naturale.

Jean-Paul Belmondo

Il divo francese non ha mai nascosto le sue idee circa il diritto di scegliere autonomamente quando mettere fine alla propria vita. E l’eventuale decisione sarebbe facilitata dall’avere ottenuto nel 1999 la cittadinanza svizzera. Considerato uno dei più grandi sex symbol della storia, oltre che uno dei più grandi attori francesi al pari di Jean Gabin, o di Jean-Paul Belmondo, suo eterno “rivale” mediatico nella Francia degli anni Sessanta, con viso d’angelo e occhi di ghiaccio, ha interpretato uomini cupi, misteriosi, solitari, che molto spesso si rivelavano persino autobiografici.

 

Luchino Visconti

Fondamentali per la carriera dell’attore sono state le collaborazioni con i registi René Clément, Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville; tra i personaggi più celebri da lui interpretati ci sono il cupo e timoroso Rocco di Rocco e i suoi fratelli (1960), il principe Tancredi in Il Gattopardo (1963), il killer Jeff in Frank Costello faccia d’angelo, il gangster Rogert Startet in Il clan dei siciliani (1969), il supplente Daniele Dominici in La prima notte di quiete (1972); è stato inoltre Zorro nell’omonimo film di Duccio Tessari del 1975, il misterioso Robert Klein di Mr. Klein (1976) e il barone di Charlus in Un amore di Swann (1984).

Il Festival di Cannes

Il Festival di Cannes nel 2019 gli assegnò la Palma d’Oro alla carriera. «Per rendere omaggio alla sua magnifica presenza nella storia della settima arte», recitava la motivazione. Dopo anni di resistenze, aveva ceduto alle lusinghe del presidente del Festival Pierre Lescure e del delegato generale Thierry Frémaux, come loro stessi dichiararono «lieti che Alain Delon abbia accettato di essere onorato dal Festival. Ha esitato a lungo ed è stato per molto tempo riluttante a questa Palma d’Oro perché pensava di venire a Cannes solo per festeggiare i registi con cui ha lavorato».

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