estwood

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Venerdì 10 Ottobre 2014, 06:13
L'INTERVISTA
LONDRA
«Non sono femminista. Le donne hanno molto potere, lo hanno sempre avuto». Se a dirlo è Vivienne Westwood, una che nella vita ha fatto quello che le pareva e ha anche l'aria essersi molto divertita, viene da crederci. Il suo potrebbe essere definito “femminismo pragmatico” o “pragmafemminismo”: con due figli avuti ben prima dei 30 anni, quando aveva accanto una figura maschile impegnativa (e, rivela lei, mai amata fino in fondo) come Malcolm McLaren, Vivienne è riuscita a fondare le basi di un impero della moda seduta alla macchina da cucire del suo appartamentino di Clapham, nel sud di Londra. E ad arrivare dov'è oggi, nella settimana dell'uscita della sua autobiografia, intitolata semplicemente “Vivienne Westwood” e scritta a quattro mani con Ian Kelly, scrittore e autore famoso, tra le altre cose, per aver interpretato il padre di Hermione nella saga di Harry Potter.
IL MITICO SEX
«Questa sarà la mia storia, la storia che mai nessuno ha scritto prima», racconta al Messaggero, dicendosi “entusiasta” per il risultato del lavoro fatto e spiegando che all'origine della decisione di mettersi a scrivere ci sono due semplici costatazioni: «La vita merita rispetto» e «I morti meritano la verità». Nel libro la Westwood, nata Vivienne Isabel Swire, ripercorre gli anni folli della sua relazione con McLaren, fondatore dei Sex Pistols e padre del suo secondo figlio Joe, nonché partner d'affari della stilista nel leggendario negozio di Kings Road, il SEX, uno dei monumenti della cultura punk. Un uomo “tremendo”, come disse all'indomani della sua scomparsa nel 2010, che le ha fatto del male. L'ammissione di vulnerabilità non fa che rendere ancora più forte il mito Vivienne, la quale con gentilezza spiega perché ha deciso di guardare al passato, lei che più di ogni altra con il passato ha giocato creando nel tempo uno stile basato sul rovesciamento irriverente di secoli di tradizione.
Lei sembra avere avuto tutto dalla vita. Le è servito ripercorrere il suo tragitto?
«Penso moltissimo alla mia famiglia e ai miei amici. Ho colto l'occasione dell'uscita del libro per fare un mea culpa, chiedendo scusa alle persone che amo, perché so che sono difficile. So di non essere una persona comune, la mia vita non è una vita ordinaria. Non ho il tempo di vedere i miei amici, di fare cose normali».
Che consiglio darebbe ad una se stessa più giovane?
«Ci sono alcune consolazioni nell'essere più anziani, ed essere considerati in primo luogo come eccentrici… Guardo indietro e quasi non mi riconosco, o riconosco solo una piccola parte di quello che sono diventata, e penso, “Tu bambina stupida, stupida, come hai potuto essere così ingenua?”, Ma poi penso anche che è ingenuo chi vuole raggiungere una posizione ed è affamato dalla voglia di imparare. Quello che direi a una Vivienne bambina, in realtà, è: “Non avere fretta. Continua a leggere. Dì le cose come stanno. E poi pensa a te stessa.”»
Lei da qualche anno ha rivolto le sue energie, che non sono poche, alla difesa dell'ambiente. Ma il suo messaggio, venendo da un settore frivolo e inquinante come quello della moda, non risulta un po' paradossale?
«L'industria della moda dovrebbe utilizzare materiali eco. In questo caso, stiamo realizzando abiti denim in cotone organico, che permette di risparmiare oltre il 50% di acqua rispetto ai sistemi standard di produzione. E poi ho accettato l'invito delle Nazioni Unite per sviluppare un modello di business che richieda il coinvolgimento di donne africane nella produzione di borse e accessori. Ho creato la Vivienne Westwood Ethical Africa Bags Collections».
Quindi lei intende la moda come un veicolo di sviluppo?
«Queste donne africane sono diventate indipendenti, basandosi sul proprio reddito, e ciò ha permesso loro di riacquistare il bestiame, decimato dalla siccità, guadagnandosi la dignità e l'orgoglio sufficiente per far valere i propri diritti nella comunità. Questa non è carità, questo è un lavoro».
Lei non sarà femminista, però punta molto sulle donne. Stella McCartney ha recentemente suscitato un putiferio per aver detto che la “forza di per sé in una donna non sempre risulta attraente”. Com'è la sua donna ideale?
«Una donna dovrebbe essere forte nelle azioni, dovrebbe impegnarsi a proteggere e salvaguardare il mondo. Tutte le donne dovrebbero essere colte, avventurose, audaci, amanti dell'arte e della lettura, con un po' di glamour. Le donne devono essere attive, combattive e far valere i propri diritti, perché solo così potranno cambiare le cose. Queste sono le mie donne!».
Cristina Marconi
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