«Portatori di perversione» Insulti omofobi sui social, in 10 rischiano il processo

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Mercoledì 27 Ottobre 2021, 05:02
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Sarà il giudice Margherita Amodeo a decidere sulle accuse di minacce, istigazione alla violenza, diffamazione e apologia del fascismo contestate dal pm Manuela Comodi, dopo la denuncia dell'associazione Omphalos.
Che tutte queste frasi, spesso irripetibili, le ha trovate a commento dei vari articoli di giornali online che due anni fa anticipavano l'edizione 2019 del Perugia Pride. Frasi che l'associazione Lgbti aveva immediatamente stigmatizzato insieme a tantissimi altri lettori c'è da dire -, arrivando senza paura alla denuncia alla polizia postale. «Falli ardunà tutti e poi giù de manganello». «Spalle al muro». E ancora: «Figli di cani, f... di merda io ammiro tutti i diversi che lo fanno in silenzio senza chiedere niente a nessuno. Quelli sono autentici, voi falsi andate a troncarvelo nel c...». «Fate schifo, inc... a casa vostra. Portatori di perversione. Siete merce da termovalorizzare».
Gli screenshot degli insulti omofobi e le indagini per risalire agli autori nascosti dietro uno schermo hanno fatto il resto, fino alla richiesta di rinvio a giudizio per chi ha istigato tramite Facebook «alla persecuzione per motivi di genere sessuale, minacciato gravemente l'associazione Omphalos Aps, rappresentata da Stefano Bucaioni, organizzatrice dell'evento ed esaltato pubblicamente metodi del fascismo». «Vi ci vorrebbero davvero 3 mesi di fascismo, vedrete che tutte ste c... che dite e fate finirebbero, banda di vigliacchi cac...», è uno degli altri commenti, per cui il pubblico ministero sottolinea la lesione della «reputazione dell'associazione, dei suoi membri e dei partecipanti al Perugia Pride, fatto aggravato dalla diffusione dell'offesa via web».
Una diffamazione, in relazione alla persecuzione per motivi di genere sessuale prevista nello Statuto della Corte penale internazionale, passata anche tra i commenti al video promozionale della parata per «la libertà, l'autodeterminazione e l'uguaglianza dei diritti di tutti». «Sganciare le bombe dagli aerei, radere al suolo per il bene dei normali. Che amarezza. Checche». «Tutti a lanciare uova marce e palloncini di pis... e mer...», l'invito lanciato via internet. Fino, se è possibile, al peggiore richiamo al nazismo: «Se comandavo io eravate tutti saponette». «Quando abbiamo ricevuto quei messaggi non ci abbiamo pensato due volte fu il commento di Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos, parte offesa nel procedimento con l'avvocato Saschia Soli per l'Avvocatura dei diritti Lgbti non è pensabile che si possa utilizzare una simile violenza in modo così gratuito e pensare di farla franca. Insultare le persone per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere non può essere più considerata solo ignoranza. Il vero problema è che fin quando non ci sarà una condanna forte e unanime da parte di tutto l'arco politico e delle istituzioni, certe persone continueranno a sentirsi giustificate». Compreso chi, forte nel proprio soggiorno di casa, ha scritto quattro commenti di questo tenore in una settimana, risulta recidivo e adesso è tra i dieci che rischiano pene severe.
E. Prio.
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