Maxi truffa del Reddito, sparito oltre un milione

Maxi truffa del Reddito, sparito oltre un milione
3 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Settembre 2021, 05:02
IL CASO
Una «regia criminale». Per accaparrarsi oltre quattrocentomila euro di reddito di cittadinanza. Smartphone, televisori, frigoriferi, prodotti di bellezza, vestiti: un fiume di prodotti acquistati con le carte prepagate su cui lo stato carica il Reddito di cittadinanza e volati via come il vento. Probabilmente molto difficili, se non impossibili, da recuperare. E' la fotografia della mega truffa, come anticipato dal Messaggero un mese fa in relazione a 500 falsi percettori del Reddito, messa in piedi da otto romeni con la partecipazione della titolare di un'agenzia di patronato di Ponte San Giovanni: tutti indagati dal sostituto procuratore Paolo Abbritti (con l'inchiesta che viene seguita passo passo dal procuratore capo, Raffaele Cantone) che ha coordinato le indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Perugia, diretti dal colonnello Antonella Casazza e dal tenente colonnello Michelangelo Tolino.
Ai nove viene contestato il reato di associazione a delinquere, ma a ieri la conta degli indagati era salita fino a 192 persone: ovvero tutte quelle persone che fin qui sono risultate beneficiarie del Reddito senza avere alcun requisito. Tutti dell'est europeo, la maggior parte di loro non è residente in Italia e ha visto attribuirsi residenze fittizie, nella stragrande maggioranza dei casi intorno alla zona della stazione. Ma anche i pochi che hanno residenza a Perugia e in Italia non hanno il requisito fondamentale dei dieci anni di residenza nel territorio nazionale.
L'INDAGINE
Questo, il quadro sconvolgente che appare agli occhi dei finanzieri quando, qualche mese fa, vengono allertati da una segnalazione del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, «riguardante una platea di cittadini stranieri - si legge nelle carte dell'indagine - di nazionalità prevalentemente romena, nei cui confronti erano emersi specifici elementi di sospetto in ordine alla sussistenza dei requisiti per la percezione del reddito di cittadinanza, facendo, così, ipotizzare l'esistenza di un'unitaria regia criminale dedita a porre in essere le attività propedeutiche per la percezione indebita del beneficio».
«Dai preliminari accertamenti emergeva, inoltre, che 105 domande, inerenti alla richiesta del contributo in questione, erano state presentate presso il medesimo patronato, con sede a Perugia, e che la maggior parte dei percipienti non risultavano effettivamente residenti in territorio umbro o comunque dimoranti da almeno dieci anni in Italia - scrivono ancora gli investigatori -. Al fine di corroborare le iniziali ipotesi investigative, sono stati effettuati sopralluoghi e controlli presso le anagrafi comunali; sono state, altresì, acquisite informazioni presso gli uffici dell'Agenzia delle Entrate, ove sono state presentate le richieste per il rilascio dei codici fiscali da parte dei soggetti in esame, e sono stati analizzati i flussi finanziari comunicati dalla società Poste Italiane S.p.A., quale gestore delle carte RdC, per ricostruire tempi e modalità di utilizzo delle carte presso gli esercizi commerciali, nonché agevolare la localizzazione delle stesse sul territorio nazionale».
Una maxi inchiesta, la prima in Italia sul fronte del reddito di cittadinanza, che ha portato in più anche a perquisizioni e sequestri nei confronti degli indagati e all'iscrizione di un numero sempre maggiore di persone nel registro degli indagati. Ma soprattutto ha fatto emergere la figura degli otto romeni che, secondo gli investigatori, in combutta con la responsabile di un patronato di Ponte San Giovanni erano di fatto i possessori delle carte con cui facevano spese continue e non solo a Perugia: sono stati ricostruiti pagamenti ad Arezzo, ma anche in Lombardia, spesso in centri commerciali vicini tra loro e in orari simili.
ULTERIORI SVILUPPI
Dunque, 192 indagati. Ma la conta è destinata a non finire qui. Perché, come annunciato lo scorso agosto dal neo comandante provinciale Antonella Casazza al Messaggero, sono oltre 500 i furbetti del reddito di cittadinanza finiti nel mirino delle fiamme gialle. «Le investigazioni continuano per capire se c'è una regia comune» sottolineava allora il colonnello. E la regia comune, almeno per 192 casi, c'è eccome.
Michele Milletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA