L'INDAGINE
Ne hanno individuato le tracce criminali lungo la provincia di Siena,

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Venerdì 9 Aprile 2021, 05:01
L'INDAGINE
Ne hanno individuato le tracce criminali lungo la provincia di Siena, poi le hanno seguite attraverso il raccordo Perugia-Bettolle e giù fino a Roma. Ieri, all'alba, i carabinieri li hanno tirati giù dal letto: diciannove indagati complessivi (per otto dei quali è stata data esecuzione di un Decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura di Siena) dieci di loro stanati tra Perugia e Assisi. Tutti appartenenti a un «gruppo criminale di etnia sinti» considerati anche colpevoli delle rapine mascherati da carabinieri.
BANDA MODULARE
«Dopo aver individuato un'auto veloce da rubare, simulavano l'acquisto presso una concessionaria in provincia di Arezzo e, durante un giro di prova, rapinavano il veicolo, che successivamente veniva utilizzato su strada a scorrimento veloce, nel tentativo di effettuare una nuova rapina ai danni di medici pendolari, con l'utilizzo di armi, lampeggianti e casacche riportanti la scritta Carabinieri» scrivono gli investigatori dell'Arma di Siena, diretti dal maggiore Alberto Pinto codiuvati per nella giornata di ieri dai colleghi del comando di Perugia. Una banda modulare, per usare un termine investigativo: ovvero con persone che si intercambiano da un assalto all'altro intorno a un nucleo centrale, che di fatto rappresenta la mente e la presenza fissa di questo gruppo.
GLI ASSALTI
Una banda in grado di compiere diversi e ramificati assalti (tra cui i bancomat smurati con un carro attrezzi avvenuti di recente anche da queste parti) e che in tutto e per tutto sembra avere tra i suoi membri coloro che sono entrati in azione con le false insegne dei carabinieri, ma anche della polizia e della guardia di finanza: sfruttando il fatto dei controlli anti covid, hanno colpito due volte lungo il Raccordo, una volta (primo assalto) a San Martino in Colle e l'ultimo in ordine di tempo dalle parti di Tuoro. Rapine avvenute tra il 20 novembre e inizio gennaio scorsi, accomunate dall'essere state condotte tutte con un'Audi bianca, con gli occupanti che dopo aver intimato l'alt agli automobilisti prescelti come vittime scendevano poi dall'auto con la pettorina dei carabinieri ma non solo: il tutto sfruttando il fatto che i controlli vengono svolti dalle vere forze dell'ordine non solo attraverso il personale in divisa ma anche con quello in borghese.
Altro elemento da sottolineare: in una delle due rapine sul Raccordo (Torricella, 14 dicembre, quattro giorni prima un altro assalto all'altezza della galleria Volumnii) erano stati colpiti due medici senesi «pendolari» che di sabato sera stavano tornando da Perugia dove avevano svolto il proprio turno lavorativo. Il tutto senza dimenticare altri colpi con lo stesso modus operandi dall'altro lato del confine. Insomma tanti elementi, non da ultimo il fatto che dieci dei 19 indagati risiedano tra Perugia e Assisi, che lasciano pensare come la banda dei falsi carabinieri sia stata bloccata.
Michele Milletti
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