Hanno lasciato il complice a morire in macchina: presi due rapinatori, caccia al terzo

Hanno lasciato il complice a morire in macchina: presi due rapinatori, caccia al terzo
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Venerdì 15 Ottobre 2021, 05:01
L'INCHIESTA
Eduart Kozi, l'albanese ucciso e abbandonato a Ponte Felcino in un'Audi A6 al termine di una sparatoria con i carabinieri, quella drammatica notte del 4 ottobre 2018 era in compagnia dei connazionali Erion Kozi, Madrid Kaja - finiti in carcere - e di un altro complice ancora latitante e destinatario di un Mandato di arresto europeo. Tre anni dopo l'assalto alla tabaccheria Furiani di via Messina è stato catturato ed estradato il cugino della vittima in Belgio (Kaja era detenuto per altra causa). Erion Kozi è in cella a Capanne e davanti al giudice Valerio D'Andria che lo ha interrogato, seguendo il consiglio dei suoi avvocati Donatella Panzarola e Christian Giorni, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La strategia difensiva è chiara: avanzare istanza di scarcerazione al Riesame per entrare in possesso di quanti più documenti possibile sulle indagini. Un'inchiesta, quella coordinata dal sostituto procuratore Mara Pucci, portata avanti in silenzio e passata per l'archiviazione del fascicolo per omicidio colposo avviata contro i due carabinieri e la guardia giurata che esplosero i colpi di pistola contro l'Audi utilizzata dalla vittima e dagli altri complici per scappare dopo il furto in tabaccheria. Portarono via 16mila euro di sigarette, 15 mila di gratta e vinci, dolci e contanti dalla cassa, l'autista speronò la Panda del vigilante che si era messo di traverso e per poco non travolse anche il metronotte quando scese dall'auto terrorizzato. Vennero esplosi 14 colpi di proiettile, per lo più indirizzati verso le gomme dell'Audi con la targa rubata, uno di essi centrò Eduart Kozi alla nuca (come spiegherà il medico legale Sergio Scalise Pantuso).
Il ladro venne abbandonato dagli altri componenti del commando con la macchina e la refurtiva, in una stradina secondaria. Il giorno dopo lo trovò un uomo che passava di lì per raggiungere il posto di lavoro: Eduart, insanguinato, indossava ancora il passamontagna e i guanti. Gli accertamenti dei carabinieri hanno consentito di appurare che da via Radiosa i tre banditi hanno camminato a piedi per un paio di chilometri verso il centro abitato di Pretola dove hanno rubato una Fiat Uno utilizzata per rientrare in Campania.
I filmati delle telecamere di Autostrade Spa hanno inquadrato l'utilitaria rubata nei caselli verso Sud: San Vittore, Frosinone, Cassino, Capua, Caianello. Alle 8,28 la Fiat Uno lascia l'autostrada ed esce a Santa Maria Capua Vetere. Il furto di Ponte Felcino - questo è stato possibile verificarlo anche attraverso le celle telefoniche agganciate dall'apparecchio di uno dei presunti malviventi - localizzano la banda nei luoghi in cui quella stessa notte sono avvenuti altri quattro furti prima di quello a Ponte Felcino finito nel sangue: 1,30 a Urbania (Pesaro Urbino), 1,55 a Città di Castello, 2.50 a Niccone, 3.15 circa a Pierantonio. Quindi Ponte Felcino, Pretola, Orte e la Campania. Avevano rubato gratta e vinci, tabacchi, soldi dalla cassa, perfino le monetine del calcio balilla. Nel settembre di quell'anno Eduart aveva messo a segno altri quattro furti tra Torgiano, Bastia, Ponte Pattoli e Gualdo Tadino.
Enzo Beretta
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