Espulso operaio che inneggia alla jihad

Espulso operaio che inneggia alla jihad
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Venerdì 23 Aprile 2021, 05:00
L'INDAGINE
Quarantaquattro anni, operaio, moglie, due figli piccoli, una casa nell'hinterland perugino, la frequenza assidua della moschea di Ponte Felcino (nota per l'arresto, avvenuto nel 2007, dell'allora imam Mostapha El Korchi e di altri due cittadini marocchini, condannati, per la prima volta in Italia, per il reato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale) e il vizio di buttarsi nel dark web per incitare alla guerra santa, mettere i like ai video dei jihadisti ed esternare soddisfazione per gli attentati del terrorismo islamico.
Il tunisino espulso con un provvedimento firmato dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese è inciampato nei segugi della polizia postale diretti da Michela Sambuchi. Nascosto nel dark web pensava che avrebbe tranquillamente potuto continuare e frequentare la rete che fiancheggia la jihad, tra profili Facebook e siti di martirio e guerre sante. È spuntato fuori per i tanti like e per le condivisioni di video e appelli degli uomini dello Stato Islamico, tra mitra e bandiere nere. Con la polizia della Comunicazioni ha lavorato anche la sezione antiterrorismo della Digos, coordinata da Gianfranco Leva. I poliziotti hanno intercettato, visto, ascoltato. E poi in casa hanno sequestrato materiale informatico ritenuto utili a neutralizzare chi, usando la tastiera di siti sconosciuti, era dalla parte del terrore. Una frequenza di navigazione non giornaliera, ma non è questo quello che conta. Quello che conta è che l'indagine ha messo le mani su un potenziale affiliato alla catena del terrore, riuscendo a intervenire allontanandolo da Perugia.
Adesso l'indagine fa un passo avanti per cercare di capire, anche dall'analisi informatica di oc e telefonini sequestrati, se il tunisino avesse contatti con altre persone che vivono con passione il mondo dell'estremismo islamico e che sono residenti in Umbria.
«Il tunisino colpito dal provvedimento di espulsione-spiegano dalla questura- è attestato su posizioni religiose radicali ed estremamente attivo sul web, in particolar modo su Facebook, ha condiviso e diffuso numerosi post, sia pubblici che privati, con immagini di esaltazione del martirio e contenuti di propaganda dei princìpi dell'autoproclamato Stato islamico, nonché messaggi giustificativi degli attentati rivendicati dalla medesima organizzazione terroristica recanti frasi e immagini di propaganda di altre milizie jihadiste, pubblicazione di nasheed jihadisti (musiche, ndr) e commenti su profili, nonché apposizione di like a video e testi che esaltano formazioni terroristiche islamiche».
In particolare, le attività svolte hanno consentito di documentare quelle che gli investigatori definiscono «inequivocabili manifestazioni di adesione al sedicente Stato islamico quali, ad esempio, il giuramento di fedeltà lealtà ed ubbidienza ad Abu Bakr Al-Baghdadi e l'uso costante dello slogan persistente e in espansione, diffuso tra i sostenitori di Daesh (sigla di Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham Stato islamico dell'Iraq e del Levante), che allude alla forza espansionistica dell'organizzazione terroristica capace di superare i confini territoriali di origine.
che hanno scoperto». Le operazioni di espulsione sono state gestite dall'Ufficio immigrazione della questura guidato da Veronica Di Francesco.
Lu.Ben.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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