La mamma è convinta «Mio figlio ucciso»

La mamma è convinta «Mio figlio ucciso»
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Giovedì 6 Luglio 2017, 05:02
«Quel treno non c'entra niente. A mio avviso non l'ha neppure toccato. Marco è stato ucciso. Per me è stato un omicidio. La perizia del medico legale non esclude nulla. I risultati dicono che le ferite sul suo corpo potrebbero essere state causate da qualcuno che l'ha prima massacrato e poi lasciato in fin di vita lungo i binari. Prima di parlare di suicidio, quindi, mi si deve dimostrare che c'è stato davvero un impatto tra il corpo e il treno. Al momento non c'è alcuna certezza. Per questo è doveroso che le indagini non vengano archiviate ma vadano avanti fino a quando non si sarà fatta completa chiarezza».
Anna Cattarin è più determinata che mai. La mamma di Marco Cestaro non accetta conclusioni affrettate. Lei, in cuor suo, una verità ce l'ha già. «Marco stava attraversando un periodo sereno. Aveva la fidanzata. Solo sei giorni prima, inoltre, aveva preso un cane. Un sogno che aveva fin da quando era bambino. Non si è suicidato. Farò di tutto perché venga fuori la verità. Spero che si guardi alla realtà, ai riscontri oggettivi, e non alle suggestioni».
A quali possibili suggestioni si riferisce?
«Non si deve arrivare a dire che Marco si è suicidato solo perché tre mesi prima suo padre si è tolto la vita in modo analogo. Le indagini devono basarsi su dati certi per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto. Si deve arrivare a una conclusione logica. Se mi fosse stata spiegata una dinamica chiara e compatibile con un suicidio lo accetterei, ma così non è. Non sono pensabili inferenze di altro tipo. Solo il giorno prima Marco aveva confidato a una sua professoressa che lui non si sarebbe mai ucciso perché doveva stare vicino a me, doveva aiutarmi. Adesso chiediamo solo verità e giustizia».
Uno dei nodi riguarda la sua giacca ritrovata vicino alla ferrovia.
«Si continua a dire che era piegata. Ma non è così. Anzi, è stata tolta al rovescio. Per fortuna mio fratello Damiano l'ha fotografata prima di raccoglierla».
In febbraio lei ha fatto un appello ad amici e compagni di Marco invitandoli a raccontare con chi aveva passato la giornata. Si è fatto avanti qualcuno?
«Purtroppo nessuno. Mi sembra impossibile. Mi è però stato riferito che mezz'ora prima del passaggio di quel convoglio c'era già chi diceva che forse mio figlio sarebbe andato sotto a un treno. Com'è possibile? Noi non vogliamo incolpare nessuno. Rilanciamo l'appello a chiunque abbia visto Marco il 13 gennaio solo per ricostruire i suoi movimenti dalla mattina al tardo pomeriggio, quando è stato ritrovato accanto ai binari».