Batterio killer, l'Usl richiama altri pazienti

Batterio killer, l'Usl richiama altri pazienti
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Sabato 17 Novembre 2018, 05:04
IL CASO
TREVISO Il batterio Chimaera mette paura. L'Usl della Marca sta valutando l'opportunità di sottoporre le persone operate al cuore a controlli specifici. Il problema è stato evidenziato dalla decisione dei familiari di Gianni De Lorenzi, ex assessore di Nervesa, operato nel 2015 e scomparso lo scorso gennaio proprio a causa di un'infezione da Mycobacterium Chimaera scoperto a metà dell'anno scorso, di rivolgersi al tribunale chiedendo un accertamento tecnico-scientifico per verificare l'eventuale correlazione tra il batterio fatale e l'intervento a cuore aperto a cui fu sottoposto il paziente al Ca' Foncello.
LA CAUSA
Proprio così. Il batterio Chimaera è strano. Atipico, si dice tecnicamente. Colpisce in particolare gli immunodepressi. Ma non solo. Anche chi negli ultimi anni ha dovuto affrontare un intervento di cardiochirurgia potrebbe aver sviluppato l'infezione, che è molto lenta, a causa dell'uso di un macchinario per la circolazione extracorporea, prodotto in Germania e impiegato pure nel trevigiano, come in altre strutture del Veneto, all'interno del quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium Chimaera. La correlazione tra le infezioni e l'uso dell'apparecchiatura tedesca è stata accertata nel 2015 dopo un primo studio comparato condotto in Svizzera. L'anno successivo la stessa azienda produttrice avvisò del pericolo di contaminazione.
IL VERTICE
Ecco perché adesso l'Usl potrebbe ricontrollare i pazienti sottoposti a interventi di cardiochirurgia in quel periodo. Il nodo è stato al centro di un vertice andato in scena ieri pomeriggio tra la Microbiologia, la Cardiochirurgia e le Malattie infettive. «Siamo in grado di diagnosticare l'infezione da Mycobacterium Chimaera già da quando è stata fatta la prima segnalazione internazionale specifica Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia dell'ospedale di Treviso quella del Veneto è stata la prima Regione a prendere in mano la situazione. È stata costituita una commissione ad hoc. Da parte nostra, ci atterremo alle indicazioni che emergeranno da questa». L'incidenza delle infezioni tra le persone operate al cuore è di un caso ogni mille. Si sviluppa in modo latente e silenzioso. L'incubazione può durare diversi anni. È questa la ragione per cui potrebbe manifestarsi anche molto tempo dopo l'operazione chirurgica a cuore aperto. Adesso il problema è stato risolto. I macchinari per la circolazione extracorporea vengono impiegati attivando tutta una serie di protocolli di sicurezza che arrivano praticamente ad azzerare il rischio di contagio.
LA DIREZIONE
«Prendo atto della decisione della famiglia del paziente di Nervesa di rivolgersi al tribunale. Si faranno i necessari accertamenti medico-legale tira le fila Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca noi abbiamo preso tutte le contromisure necessarie sul piano della sicurezza. Adesso, ammesso e non concesso che in passato ci siano stati dei rischi, è tutto estremamente sicuro: le apparecchiature per la circolazione extracorporea sono state rimandate alla ditta in Germania e controllate proprio alla luce dei dubbi che erano emersi altrove. Non ci sono problemi». Resta quella finestra risalente ormai a cinque anni fa.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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