Rincari e burocrazia corsa a ostacoli per il florovivaismo

Rincari e burocrazia corsa a ostacoli per il florovivaismo
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Giovedì 20 Gennaio 2022, 05:01
IL CASO
Il caro bollette pesa sulle aziende del settore florovivaistico, ma in provincia di Latina rischia di pesare di più la burocrazia. L'allarme arriva dalle aziende locali del settore all'indomani di quello lanciato da Coldiretti: «Il futuro di alcune produzioni tipiche del florovivaismo come il ciclamino, il lilium o il ranuncolo, è a rischio a causa dell'aumento record dei costi energetici, che spegne le serre laziali».
«E' ovvio che il peso della bolletta incide e che scaldare le serre costa, ma qui in provincia di Latina il problema in questo inizio 2022 è più complesso» spiegano dall'Associazione Filiera Florovivaistica del Lazio presieduta da Remo Di Remo. «Qui da noi pesa ancora di più la burocrazia». Tutto è legato al costo per riscaldare le serre.
«E' ovvio che i rincari incidono - racconta Luca Altieri, vicepresidente dell'Associazione di filiera -non solo delle bollette, è aumentato tutto. I concimi, il terriccio, i vasi, la plastica per coprire le serre, gli antiparassitari, I costi sono schizzati, e il nostro settore fatica a sopportare aumenti di prezzo consistenti. Per questo come associazione abbiamo avviato corsi per spiegare alle aziende più piccole come fare bene il calcolo dei costi di produzione per evitare brutte sorprese. Se quest'anno devi sopportare aumenti e tenere bassi i prezzi per essere competitivo, non è detto che ci rientri».
Ma alla domanda quanto incidono gli aumenti delle bollette il discorso di complica. «E' difficile generalizzare - spiega Altieri - perché ogni produzione incide diversamente sul costo delle bollette. Se produci viole e primule ora non scaldi, se parli di gerani devi scaldare fino a febbraio, se invece coltivi orchidee, beh, devi tenere la temperatura a 18 gradi. Quindi gli incrementi dei costi sono proporzionali». Ma non parliamo né di elettricità e neppure di gas. «La maggior parte delle serre in provincia viene scaldata con i generatori alimentati con il carburante e gli aumenti sono comunque introno al 35%-40%. E' vero che ci sono aziende passate a combustibili biomasse, ma sono poche». Il grosso scalda con il gasolio. E qui è sorto un problema molto serio. «C'è una agevolazione per i florovivaisti per l'utilizzo del gasolio agricolo, che costa la metà rispetto a quello che si vende ai distributori di carburante, attualmente sta intorno a 0, 85 al litro, pensate che l'altr'anno costava circa 30% in meno». Ma molte aziende pontine non possono ancora beneficiarne. «C'è problema dell'assegnazione - spiegano dall'associazione - molte aziende non l'hanno ancora avuta e devono comprare il gasolio a prezzo pieno».
Assegnare le quote di gasolio agricolo è di competenza della Regione, ma nel Lazio è stata demandata ai Comuni che agiscono singolarmente o in gruppo. Latina e Terracina agiscono singolarmente, Sabaudia si è affidata invece a Pontinia. Tanto per restare alla zona con il maggior numero di aziende florovivaistiche. «In tutti questi comuni ci sono ritardi importanti ed è questo che rischia di mandare le aziende a gambe all'aria». L'assegnazione infatti è annuale e le quote ogni anno vanno ricalcolate. Nel frattempo paghi il gasolio a prezzo pieno. «Come associazione avevamo chiesto di fare una assegnazione automatica del 50% della quota anno precedente e poi conguagliare, ma non ci hanno risposto» chiariscono i florovivaisti pontini.
E' un problema perché per essere competitivi il costo di produzione va calcolato al millimetro e pagare il gasolio 1.6 fa saltare il banco. «Vorremmo avere più certezze, anche perché lo scorso anno le cose sono andate bene grazie a una bella primavera che ha spinto le persone a curare giardini e terrazzi. Ora corriamo un rischio paradossale: siamo tentati di produrre tanto per farci trovare pronti a primavera, malgrado i costi alti dell'energia. Ma se la primavera sarà inclemente rischiamo il disastro. Che Dio ce la mandi buona».
Vittorio Buongiorno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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