Zelensky, «attentato sventato da spie russe». Il giallo del blitz fallito

Una squadra di ceceni sarebbe stata eliminata grazie a una soffiata dell’Fsb. Notizia veicolata per indebolire lo Zar?

Zelensky, «attentato sventato da spie russe». Il giallo del blitz fallito
di Valentina Errante e Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 2 Marzo 2022, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 14:58

Un commando di ceceni di Ramzan Kadyrov, a cui era stato dato il compito «di liquidare fisicamente la leadership dell'Ucraina, compreso il presidente Zelensky» è stato neutralizzato. Non solo, ma la soffiata, che avrebbe reso possibile l'operazione, sarebbe arrivata dall'Fsb, ossia i servizi segreti russi. In una guerra fatta di bombe, ma anche di fake news e propaganda, la notizia di un tradimento dell'intelligence russa arriva dal sito del giornale ucraino Ukrayinska Pravda, che cita i servizi segreti locali. E potrebbe, chiaramente, essere stata diffusa al solo fine di indebolire la Russia.

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Il tradimento

Il giornale ricostruisce che nei primi giorni di febbraio Vladimir Putin avrebbe dato al leader ceceno il compito di infiltrare le sue forze a Kiev, per fare «il lavoro più sporco».

Secondo il giornale, il commando ceceno ha subito «pesanti perdite» in un combattimento avvenuto il 26 febbraio nei pressi dell'aeroporto di Gostomel, vicino a Kiev. Le fonti dell'intelligence ucraina avrebbero anche riferito che l'azione è stata resa possibile grazie ad una soffiata arrivata da una fonte anonima che si è presentata come un «ufficiale dei servizi di sicurezza russi» che - riporta ancora il giornale - sarebbe contrario alla guerra e voleva impedire l'uccisione della leadership ucraina. Nell'attacco delle forze ucraine, sempre in base all'intelligence, sarebbe rimasto ucciso un comandante delle forze cecene, vicino a Kadyrov, Magomed Tushaev. Una circostanza che non potrà mai essere verificata. Tra le tante informazioni che è difficile accertare circola anche quella che i marinai di una nave da guerra russa diretti in Ucraina si siano ammutinati.

Salute mentale

Intanto all'intelligence Usa è stato dato mandato di analizzare lo stato mentale di Vladimir Putin e raccogliere ogni informazione sulle condizioni di salute dello zar e su come l'inaspettata reazione dura e compatta dell'Occidente abbia influito sulla sua psiche. Ma ottenere informazioni di prima mano, da un ambiente impenetrabile come il Cremlino, e capire se si tratti di instabilità reale o di una strategia per aumentare l'imprevedibilità, esercitando pressioni per raggiungere i propri obiettivi, non è facile. Per il Commander in chief e per l'intelligence americana le condizioni mentali del leader russo sono diventate una priorità, dopo che per vari esperti hanno notato come il comportamento del presidente russo sia diventato di recente «sempre più imprevedibile, erratico e irrazionale», alla luce in particolare delle sue ultime uscite sull'Ucraina e della minaccia di ricorrere alle armi nucleari. Il tema della salute mentale di Putin è stato affrontato anche nel briefing ai parlamentari americani da parte di Avril Haines, direttrice della National intelligence.

Le crepe

Gli Usa non sono i soli a pensare che Putin abbia perso il controllo. «Mi sembra che stia perdendo lucidità, parte del suo equilibrio. Sta assumendo decisioni sbagliate come capita spesso a tutti gli autocrati nella loro parabola finale». Ne è certo Leonardo Tricarico, tra i massimi esperti in Italia in campo militare, generale ed ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Per Tricarico si tratta di un processo che travolge tutte le personalità che hanno molto potere quando sentono vacillare la propria autorità. La mancanza di lucidità in questa fase lo renderebbe, secondo Tricarico, particolarmente imprevedibile. «La differenza tra Putin e altri recenti dittatori - spiega - come Gheddafi o Saddam Hussein, è che l'inquilino del Cremlino dispone dell'arsenale atomico. Una sua decisione avventata sarebbe altamente distruttiva. Occorre cautela».

Per l'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica adesso è importante muoversi con prudenza, «il presidente russo sta precipitando lungo un piano inclinato senza avere alcun appiglio. Ci sono delle crepe nella società russa: dagli oligarchi fino alla media borghesia, dalla popolazione alle forze armate. Dobbiamo evitare in Europa di compiere azioni che possano generare il ricompattamento dei russi attorno al presidente. Solo pochi mesi fa Putin godeva di un consenso pubblico elevato. Questo patrimonio di sostegno si sta erodendo. Sarebbe auspicabile che ad indicargli la porta d'uscita sia il suo stesso popolo». Tuttavia il generale italiano non pensa che, mettendo da parte Putin, la Russia non percepirebbe più la Nato ai suoi confini come un problema per la sua sicurezza. «La percezione della minaccia Nato - spiega - non è appannaggio solo del presidente russo, è una sensazione largamente condivisa nell'intero Paese».

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